Associazione Astrofili Monti della Tolfa

Via B.Medici, 12 - Civitavecchia (Roma - ITALY).


ASTRONOMIA, ASTROFOTOGRAFIA, STUDI SUL SOLE, INQUINAMENTO LUMINOSO

Chi siamo

“L’A.A.M.T. è una associazione culturale ad indirizzo scientifico, legalmente riconosciuta, apolitica e senza scopo di lucro.”

Questi sono i nostri obiettivi:


I NOSTRI SOCI : L’associazione conta oggi una sessantina di soci di ogni età, professione e sesso, La passione per l’astronomia non conosce barriere di alcun tipo.


GLI STRUMENTI : Il totale degli strumenti posseduti dai soci ammonta a circa 20 unità; telescopi rifrattori e riflettori da 60 mm fino a 400 mm. oltre ad accessori quali: le macchine fotografiche, binocoli e camere digitali.

L’osservatorio astronomico dell’associazione è il San Pio X costruito sull’omonima chiesa che lo ospita, ed è dotato di uno strumento rifrattore ottica Zein 120mm. utilizzato per la fotografia planetaria e l’osservazione del sole.


LA FONDAZIONE dell’A.A.M.T. risale al 1985, ad opera di alcuni soci che avevano seguito con interesse il passaggio al perielio della cometa Halley. L’osservatorio San Pio X° è stato invece innaugurato nel gennaio del 1997 grazie all’interessamento del parroco Don Giorgio Picu. Oggi l’osservatorio è aperto al pubblico e può essere visitato su prenotazione sia da privati che da scolaresche.

Tra i progetti più ambiti dell’associazione c’è quello della costruzione di un osservatorio in una località abbastanza buia dei monti della Tolfa. Sarà dedicato al celebre astronomo Cassini ed attualmente è in fase di progettazione e in attesa di finanziamenti.


LOTTA PER L’ABBATTIMENTO DELL’INQUINAMENTO LUMINOSO. E’ nata dalla constatazione che il progressivo aumento delle luci di città diffuse nel cielo impedisce a tutti gli astronomi sparsi sulla Terra di osservare e quindi controllare i fenomeni celesti. Il problema è dovuto alla scarsa qualità nonché alla cattiva schermatura dei lampioni e delle insegne cittadine. L’A.A.M.T. può oggi vantarsi di essere stata tra le prime associazioni al mondo ad ottenere un regolamento approvato integralmente dal comune , anticipando e spronando analoghe iniziative sia in Italia che all’estero.


INIZIATIVE : Ogni anno l’associazione promuove mostre, conferenze sull’astronomia e serate osservative aperte al pubblico. Inoltre annualmente si tiene un corso di astronomia e fotografia astronomica composto di 12 lezioni teoriche e due pratiche , si svolge in una sala sotto l’osservatorio e ai partecipanti viene distribuito il libro: “Appunti del corso di astronomia” scritto dai soci stessi.


IL GRUPPO STUDI SOLARI

Nasce agli inizi del 1999, epoca in cui fervevano i preparativi per la campagna osservativa: “l’ultima eclisse del secolo”. Gli scopi del gruppo sono:

Collaborare con l’ U.A.I. per i rilevamenti giornalieri delle macchie solari, pubblicati in questo sito.

Organizzare campagne osservative per le eclissi di sole e di luna, raccogliendo e classificando le varie fenomenologie che si manifestano in tali occasioni.

Primo successo del gruppo studio è stata l’organizzazione del viaggio a Balaton Fured (Ungheria) in occasione dell’eclisse totale di sole del 11 agosto 99 . La relazione del viaggio è stata in seguito pubblicata sul bollettino mensile dell’ U.A.I.

FOTO DELLE NOSTRE ATTIVITA’

“L’astrofotografo è un artista moderno che riprende il cielo stellato manifestando una sua forma di espressione, strettamente legata alla strumentazione che usa. In questa ottica ci paragoniamo a pittori sui generis che, con sofisticate tecniche, manifestano una particolare visione della natura. Il cielo costituisce infatti l’altra metà del paesaggio, è la finestra aperta da cui entra il pensiero umano. La gallery che vi presentiamo costituisce pertanto la nostra capacità di percepire il firmamento e di esprimerlo in contrapposizione ai paesaggi terrestri.” Marco ed Andreina






saette di Melis Paolo

le condizioni meteo sono disastrose, agli astrofili non resta altra scelta che quella di trascorrere la serata davanti alla TV o navigare nell’oceano “internet”, per sospirare di fronte alle bellissime immagini offerte dal telescopio Hubble…
Paolo ha trovato qualcosa di meglio da fare: prepara la sua apparecchiatura fotografica …ed esce lo stesso, incurante del tempo!

“L’alpinismo, la natura e l’astronomia, sono le mie passioni di sempre; la fotografia il modo più congeniale ed istintivo per esprimerle.” Michele Galice

LA NOSTRA STELLA

NOTIZIE E CURIOSITA’ SUL SOLE

CINQUE MILIARDI DI ANNI FA NASCEVA IL SOLE

In una regione periferica della nostra galassia, chiamata : “braccio di Orione” una immensa nube di gas e polvere cominciò a contrarsi per effetto della forza di gravità. Via via che la massa si contraeva, nel suo nucleo aumentavano sia la pressione che la temperatura.

Quando la temperatura interna raggiunse parecchi milioni di gradi kelvin, gli atomi di idrogeno cominciarono a fondersi tra loro e la pressione interna superò quella esterna, fu in quel momento che la nube si accese con la sua fulvida luce e nacque il sole.

CARATTERISTICHE FISICHE

Il sole è costituito, come tutte le altre stelle del cielo, da una immensa sfera di gas incandescente al centro della quale la temperatura raggiunge i 15 milioni di gradi kelvin, sufficienti affinchè persista la reazione termonucleare che fonde atomi di idrogeno per tramutarli in elio.

Il diametro equatoriale misura 1.392.000 km (circa 109 volte quello terrestre) ed il volume è ben 1.303.600 volte quello terrestre!

Dista dalla Terra mediamente 149.597.000 km, (1 U.A.) e ruota attorno al proprio asse in 25 giorni 9 ore 7 min.

La sua luminosità è 600.000 mila volte quella della luna piena mentre la superficie esterna (fotosfera) brucia con una temperatura piuttosto modesta, pari a 5.500°C

L’attuale composizione chimica è: 98,1% di Idrogeno, 7,8% di Elio e 0,1% di altri elementi chimici.

La pressione interna è così forte che supera le 220 miliardi di atmosfere, ossia i gas sono compressi con una durezza tale che supera quella dell’acciaio.

STRUTTURA

L’Eliosismologia, materia che studia le pulsazioni della superficie solare, ha rivelato che il sole ha una “struttura a strati”: la parte più interna è rappresentata da un nucleo, detto:_ “nocciolo” dove avvengono le reazioni termonucleari, poi attorno vi è una zona o “strato” dove avvengono reazioni di “trasporto radiativo” ovvero irraggiamenti verso l’esterno dell’energia interna. Poi abbiamo uno strato convettivo, più esterno, dove l’energia viene convogliata in masse di gas roteante, infine abbiamo gli strati più esterni: la fotosfera, la cromosfera e la corona.

DETTAGLI SUL NUCLEO SOLARE

Esteso per 150.000 km è formato da gas estremamente compressi da una pressione di 220 miliardi di atmosfere e una temperatura di oltre 15 milioni di gradi. E’ in questa zona che avvengono le reazioni termonucleari. Gli atomi di idrogeno fondono a due a due dando origine all’elio liberando spaventose energie pari a 25 milioni di kw/h per grammo di materia. In pratica ciò che avviene è del tutto simile all’esplosione di una bomba atomica di immensa potenza. Vengono emessi raggi gamma ad altissima frequenza e neutrini. I primi, viaggiando verso l’esterno del sole, (dalla zona radiativa a quella convettiva) perdono man mano la loro potenza, tramutandosi prima in raggi ultravioletti e in seguito in luce visibile. E’ questa radiazione che, viaggiando nello spazio, porta alla nostra Terra la luce e il calore necessario alla vita.

I neutrini invece vengono prodotti dall’interazione tra i nuclei di idrogeno che fondono. Molti di essi raggiungono il nostro pianeta e non trovando alcun ostacolo ed essendo particelle subatomiche praticamente senza massa e ne carica, perforano costantemente il nostro pianeta continuando indisturbati il loro viaggio nel sistema solare (https://www.pleine-lune.org/eclipse-solaire).

DAL NUCLEO ALLO STRATO CONVETTIVO

Dal nocciolo del sole l’energia arriva in superficie per radiazione. Ogni atomo collabora tramite assorbimento e cessione di fotoni alla diffusione della radiazione verso l’esterno.

In questa maniera l’energia sale dal nucleo fino ad 1/4 del raggio solare dove la temperatura ha ormai subito un calo di circa 1/10 rispetto a quella centrale, siamo quindi attorno al milione e mezzo di gradi kelvin. Da qui in avanti l’energia viene trasportata per convenzione, cioè quel processo di “mescolamento dei fluidi” che si verifica ad esempio quando un gas o un liquido vengono riscaldati in maniera non uniforme …ossia l’energia sale verso l’esterno e man mano che si fredda discende di nuovo. Nel sole questo processo è molto efficiente, l’energia arriva alla superficie in circa due giorni e nonostante la rapidità di questo passaggio finale, impiega ben 10 milioni d’anni per raggiungerla. Se non ci fosse questo impedimento (radiazione-convezione), la luce impiegherebbe meno di due secondi. Questa lentezza di propagazione ci assicura un apporto energetico costante che durerà per almeno altri 5 miliardi di anni!

LA FOTOSFERA SOLARE

“Fotosfera” ossia: sfera di luce… è la parte visibile del sole. Basta munirsi di un paio di appositi occhialini o di un filtro mylar per guardare, senza pericoli, la superficie solare. Ciò che vediamo è la fotosfera, ossia lo strato esterno dalla classica forma sferica. In verità si tratta di un “guscio” spesso 700 km. che avvolge il sole e separa lo strato interno da quello esterno.

La fotosfera assorbe tutta la radiazione solare dando al sole l’aspetto di una sfera dai bordi netti. L’assorbimento della radiazione interna porta la temperatura dei gas fotosferici a soli 5.500°C e questa energia viene irradiata sottoforma di luce visibile che rallegra le nostre giornate serene.

La fotosfera non è liscia né uniforme, essa è formata da tanti piccoli granuli noti anche come “chicchi di riso” o “granuli” o ancora: “celle” dalla tipica forma esagonale. Si tratta di vere e proprie colonne di gas, l’una divisa dall’altra, che portano i gas in superficie e poi , una volta raffreddati li riportano all’interno.

A volte l’intensa attività termoconvettiva si addensa in certe zone che si riscaldano maggiormente più delle altre e danno origine alle “facole” parola che viene dal latino e che significa: torce. In queste aree, piuttosto estese, possono apparire zone più fredde chiamate “Macchie” .

LE FACOLE

Le regioni facolari sono aree attive, molto luminose filamentose chiamate anche “flocculi”. Scoperte da C.Scheiner nel 1611, le facole hanno una temperatura di circa 300° più alta del resto della fotosfera e pertanto appaiono contrastare, con la loro brillanza, sul resto della superficie.

Si notano maggiormente sul bordo della nostra stella, dove la luminosità è minore, ma sono presenti su tutta la superficie.

MACCHIE SOLARI

Come si può immaginare il sole non è un corpo solido ma gassoso e piuttosto fluido, quindi la rotazione dei gas avviene in maniera differenziata, per questo motivo il campo magnetico del sole è localmente sconvolto e localmente (sulla fotosfera) si formano anelli magnetici che delimitano aree di magnetismo assai intenso.

Mentre le macchie solari furono osservate per la prima volta da Galileo Galilei, il primo a scoprire la rotazione differenziata del sole associata alla comparsa di macchie fu R.C.Carrington (1826-1875) astronomo dilettante. Egli notò che le linee magnetiche del sole che normalmente dovrebbero scorrere da nord a sud, venivano distorte da est ad ovest.

Un’altro astronomo dilettante: F.G.W.Sporer, nel 1861 concluse i suoi studi sulel macchie solari scoprendo che all’inizio di un nuovo ciclo (che dura normalmente 11 anni) le macchie apparivano a latitudini solari comprese tra 30°-45° N e S poi tendevano ad avvicinarsi sempre più all’equatore fino al massimo del ciclo, e poi scomparivano nel periodo di minima attività e contemporaneamente cominciavano ad apparire, a latitudini elevate quelle del nuovo ciclo. Il primo diagramma che dimostrava l’esattezza della legge di Sporer fu disegnato nel 1904 da Maunder e fu chiamato: “diagramma a farfalla”.

Le si presentano “a coppia” ed hanno polarità magnetiche opposte, localmente dano luogo a grandi gruppi che evolvono e devolvono dopo una o piu rotazioni soari ed hanno temperature superficiali di 1500° inferiori al resto della fotosfera, ed è per questo che appaiono scure (4000-4500°C)

Caratteristica delle macchie solari è la zona di OMBRA e quella di PENOMBRA, ossia attorno ad una zona piuttosto scura a forma di raggiera, (fibrille) si estende un’area piu grande un pò meno scura dove possono apparire macchie piu piccole, chiamata “penombra”

Le macchie hanno un ciclo di 11 anni circa, ossia appaiono numerose e poi negli anni successivi diventano sempre più rare per poi ritornare numerose.

MINIMO DI MAUNDER

Fu scoperto nel 1890 dall’astronomo che ne diede il nome, è un fenomeno ciclico del sole per il quale per un certo periodo (piuttosto lungo) le macchie solai sembrano non rispettare più il loro ciclo e sono rarissime o del tutto assenti. L’astronomo notò infatti che dal 1645 al 1715 non ci furono praticamente macchie, ed esperti astronomi associarono questo fenomeno ad un acquietamento simile ad una piccola “glaciazione” .

LA CROMOSFERA

Dal greco “cromos” ossia colore, significa più propriamente “sfera colorata” + una regione al di sopra della fotosfera, ed il suo spessore è di soli 8.000 km. Ha un colore rosa, dato principalmente dall’idrogeno ionizzato. Contrariamente alla fotosfera la temperatura è molto alta e raggiunge i 15.000°C e nella parte piu esterna può toccare addirittura la punta massima di 100.000°C.

E’ formata da numerosi strati gassosi ma di debolissima densità pertanto è visibile solo nelle eclissi solari o con un coronografo, come un anello sottile di colore rosa o rossastro, contornata di getti gassosi chiamate spiculae

ATTIVITA’ SOLARE

Scheda Data S1 S2 G M W VON Scheda Data S1 S2 G M W VON
1 01.01.05 1 1 3 9 32 0 81 28.05.05 1 1 2 13 27 0
2 02.01.05 1 1 2 8 23 0 82 30.05.05 1 1 3 18 39 0
3 03.01.05 1 1 2 7 22 0 83 02.06.05 1 1 2 14 28 0
4 04.01.05 1 1 1 5 12 0 84 04.06.05 1 1 4 20 49 0
5 05.01.05 1 1 1 4 11 0 85 07.06.05 1 1 6 33 75 0
6 07.01.05 1 1 0 0 0 0 86 08.06.05 1 1 4 28 55 0
7 08.01.05 1 1 1 2 10 0 87 09.06.05 1 1 4 25 53 0
8 10.01.05 1 1 1 4 11 0 88 11.06.05 1 1 4 20 49 1
9 15.01.05 1 1 2 30 41 0 89 12.06.05 1 1 2 13 27 0
10 18.01.05 1 1 4 27 54 0 90 16.06.05 1 1 3 16 37 0
11 20.01.05 1 1 2 12 26 0 91 17.06.05 1 1 4 21 49 0
12 22.01.05 1 1 2 10 24 0 92 19.06.05 1 1 2 17 30 0
13 23.01.05 1 1 2 6 21 0 93 20.06.05 1 1 2 18 31 0
14 26.01.05 6 4 2 4 22 0 94 22.06.05 1 1 2 9 23 0
15 31.01.05 1 2 2 9 23 0 95 23.06.05 1 1 2 4 19 0
16 02.02.05 1 1 2 4 19 0 96 24.06.05 1 1 0 0 0 0
17 05.02.05 1 1 2 2 18 0 97 25.06.05 1 1 0 0 0 0
18 08.02.05 1 1 3 5 28 0 98 27.06.05 1 1 1 1 9 0
19 09.02.05 1 1 3 9 32 0 99 28.06.05 1 1 1 1 9 0
20 10.02.05 1 1 5 9 48 0 100 29.06.05 1 1 1 3 11 0
21 11.02.05 1 1 5 11 49 0 101 01.07.05 1 1 5 33 67 0
22 12.02.05 1 1 5 11 49 0 102 06.07.05 1 1 7 44 92 0
23 15.02.05 1 1 3 21 41 0 103 13.07.05 1 1 6 22 66 0
24 16.02.05 1 1 3 16 37 0 104 15.07.05 1 1 3 13 34 0
25 17.02.05 1 1 3 13 35 0 105 16.07.05 1 1 1 4 11 0
26 18.02.05 1 1 3 8 31 0 106 18.07.05 1 1 0 0 0 0
27 19.02.05 1 1 3 6 29 0 107 20.07.05 1 1 0 0 0 0
28 20.02.05 9 4 1 1 15 0 108 21.07.05 1 1 0 0 0 0
29 24.02.05 8 5 1 2 15 0 109 23.27.05 1 1 1 3 11 0
30 25.02.05 4 3 0 0 0 0 110 27.07.05 1 1 1 3 11 0
31 28.02.05 1 1 0 0 0 0 111 28.07.05 1 1 1 2 8 0
32 01.03.05 1 1 0 0 0 0 112 29.07.05 1 1 3 15 36 0
33 02.03.05 1 1 1 1 9 0 113 02.08.05 1 1 5 35 69 0
34 05.03.05 1 1 1 2 10 0 114 04.08.05 1 1 3 23 43 0
35 07.03.05 1 1 1 3 11 0 115 06.08.05 1 1 3 10 32 0
36 08.03.05 1 1 3 11 33 0 116 09.08.05 1 1 4 9 39 0
37 09.03.05 1 1 3 20 40 0 117 16.08.05 1 1 2 12 26 0
38 10.03.05 1 1 3 18 38 0 118 17.08.05 1 1 2 7 22 0
39 11.03.05 1 1 3 17 38 0 119 18.08.05 1 1 2 4 19 0
40 12.03.05 1 1 3 19 39 0 120 24.08.05 1 1 3 26 45 0
41 14.03.05 1 1 3 15 36 0 121 31.08.05 1 1 1 5 12 0
42 15.03.05 1 1 3 15 36 0 122
43 16.03.05 1 1 2 14 27 0 123
44 17.03.05 1 1 2 9 23 0 124
45 18.03.05 1 1 2 10 24 0 125
46 19.03.05 1 1 2 10 24 0 126
47 20.03.05 1 1 2 9 23 0 127
48 21.03.05 1 1 3 10 32 0 128
49 22.03.05 1 1 3 22 42 0 129
50 31.03.05 1 1 2 3 18 0 130
51 01.04.05 1 1 1 1 9 0 131
52 02.04.05 1 1 2 6 21 0 132
53 05.04.05 1 1 3 12 34 0 133
54 06.04.05 1 1 3 8 30 0 134
55 07.04.05 5 3 3 6 32 0 135
56 12.04.05 3 2 2 10 26 0 136
57 13.04.05 5 3 3 11 36 0 137
58 14.04.05 1 1 4 16 45 0 138
59 18.04.05 1 1 3 8 31 0 139
60 21.04.05 1 1 2 2 18 0 140
61 22.04.05 1 1 2 2 18 0 141
62 23.04.05 1 1 2 2 18 0 142
63 26.04.05 1 1 1 2 10 0 143
64 27.04.05 1 1 2 3 18 0 144
65 29.04.05 1 1 2 20 32 1 145
66 30.04.05 1 1 2 20 32 1 146
67 01.05.05 1 1 2 20 32 1 147
68 02.05.05 1 1 3 17 38 1 148
69 03.05.05 1 1 3 17 38 1 149
70 06.05.05 1 1 2 24 35 0 150
71 07.05.05 1 1 2 15 28 0 151
72 09.05.05 1 1 2 32 42 0 152
73 11.05.05 1 1 3 37 54 0 153
74 12.05.05 1 1 4 40 64 0 154
75 16.05.05 1 1 3 24 44 0 155
76 20.05.05 1 1 2 2 18 0 156
77 24.05.05 1 1 2 6 22 0 157
78 25.05.05 1 1 2 12 26 0 158
79 26.05.05 1 1 3 25 45 0 159
80 27.05.05 1 1 3 22 42 0 160

Grafici attività solare

G M R G M R G M R G M R
GEN 6,80 47,80 106,20 GEN 8,93 49,73 112,47 GEN 6,38 24,69 92,46 GEN 3,57 13,86
FEB 7,26 36,24 99,53 FEB 8,62 54,46 112,00 FEB 4,60 14,53 58,60 FEB 4,10 20,60
MAR 7,73 71,00 133,86 MAR 7,81 34,94 90,94 MAR 5,77 21,39 59,22 MAR 3,61 19,92
APR 7,95 49,10 115,45 APR 8,94 49,11 110,61 APR 5,39 23,94 64,44 APR 3.42 16.75
MAG 7.20 40,85 102,85 MAG 8,41 42,18 100,91 MAG 5,10 22,75 61,50 MAG 4,14 20,21
GIU n.r. n.r. n.r. GIU 6,32 24,47 70,42 GIU 5,40 42,18 78,41 GIU 3,33 17,53
LUG 7,56 36,25 90,63 LUG 6,17 46,13 86,26 LUG 6,00 40,18 81,91 LUG 3,19 24,25
AGO 8,09 43,23 99,09 AGO 8,35 53,59 109,59 AGO 5,00 30,18 64,95 AGO 3,06 19,94
SET 8,67 78,62 131,90 SET 7,33 45,60 95,13 SET 4,24 21,10 52,33 SET 1,85 7,90
OTT 9,44 56,20 120,60 OTT 7,44 37,83 97,39 OTT 3.14 30,00 51,71 OTT 2,54 9,77
NOV 7,50 43,28 96,06 NOV 6,78 34,56 93,67 NOV 4.00 22.40 51.90 NOV 3.00 15,18
DIC 9,08 54,77 116,15 DIC 6,50 27,70 87,70 DIC 4.70 17.80 55.40 DIC 1,08 5,00

G = num. gruppi M=num.macchie R = numero wolf

GRAFICI MEDIE MENSILI:

Il sistema solare

Mercurio

Con i suoi 4878 km di diametro è il più piccolo pianeta del sistema solare ma vanta la priorità d’essere il più vicino al sole con la sua distanza di soli 58 milioni di km.

Percorre la sua orbita (fortemente ellittica) in soli 88 giorni ma in compenso è lento a ruotare su se stesso, il giorno mercuriano infatti dura 58,6 g. terrestri, in pratica il suo anno è composto solo da poco piu di un giorno e mezzo! ma tutto ciò favorisce la “tintarella” di coloro che volessero sdraiarsi sotto il sole, in un punto qualsiasi della superficie di mercurio… e non solo perchè mercurio non ha atmosfera e quindi non ha ne nuvole e ne piogge ma anche perchè la combinazione tra periodo di rivoluzione e quello di rotazione fa si che il sole impieghi (dall’alba al tramonto) ben 176 giorni terrestri!

Beh…ovvio che fa molto caldo la temperatura in superficie riesce a salire fino a 420°, ma in compenso la notte è fresca (cosa che d’estate non succede sulla Terra) infatti nelle notti mercuriane il termometro scende fino a 180° sotto zero.

L’orbita di Mercurio è inclinata di 7° rispetto alla nostra e questo fa in modo che quando lo vediamo prospetticamente in congiunzione con il sole passa alcuni gradi sotto o sopra la nostra stella… ma raramente la congiunzione si verifica durante il passaggio del pianeta su uno dei nodi della sua orbita con la nostra e quindi, in quel caso, lo vediamo transitare davanti al sole, come è accaduto il 7 maggio del 2003 e come accadrà ancora l’8 novembre 2006, il 9 maggio 2016, l’11 novembre 2019, il 13 novembre 2032 e il 7 novembre 2039…

Venere

Nubi spesse e compatte, di anidride carbonica, occultano la visione del suolo del secondo pianeta del sistema solare. Le sue dimensioni sono all’incirca quelle della Terra, avendo un diametro di 12.600 km.

Il calore del sole, filtrando attraverso la densa atmosfera, riscalda la superficie del pianeta ma non può essere poi disperso a causa dell’effetto serra, per cui abbiamo sulla superficie una temperatura superiore ai 450°C a cui vanno ad aggiungersi frequenti piogge corrosive. Non è certo il pianeta ideale per soggiornarvi!

La sua distanza dal sole è 108,6 milioni di km e percorre a sua orbita in 224,7 giorni terrestri.

L’orbita di Venere è inclinata di 3,4 ° rispetto alla nostra e durante le sue congiunzioni con il sole transita prospetticamente sotto o sopra la nostra stella…

Sebbene sia un fenomeno rarissimo talvolta Venere transita davanti al disco solare e si rende visibile come una grossa macchia tonda, in media ciò succede ogni 240 anni e sempre nei mesi di Giugno o Dicembre. Il suo prossimo transito davanti al sole avverrà il 6 giugno del 2004

Marte

Il quarto pianeta del Sistema Solare ci appare, nel cielo notturno, come una stella luminosa dalla vivida luce rossastra. La sua distanza media dal sole è di 227,8 milioni di km.

Il pianeta percorre un orbita piuttosto ellittica in 1anno 10 mesi e 22 giorni, inclinata di circa 2° rispetto alla nostra e durante le opposizioni con la Terra, che avvengono mediamente ogni due anni, può variare a sua distanza dal nostro pianetai da 55 a 101 milioni di km, a motivo della combinazione tra l’eccentricità della sua orbita con l’eccentricità della nostra.

Le distanze super-minime dalla Terra avvengono in media ogni 15 anni e l’ultimo avvicinamento si è avuto alla fine del mese di agosto del 2003.

Marte ha un diametro di 6787 km (fascia equatoriale) e un periodo di rotazione di 24h 37m 23s, praticamente circa 41 min. piu lento di quello terrestre.

Non è un oggetto molto facile da osservare al telescopio, dato che la sua grandezza angolare, dipendente dalla distanza dal nostro pianeta, varia da un minimo di 7" a un massimo (grandi opposizioni) di 25", quindi è consigliabile uno strumento con un diametro maggiore di 100 mm.

A forti ingrandimenti si possono notare lunghe linee brune, simili a canali dalle forme più o meno regolari, ma si tratta solo di un inganno ottico dovuto a zone della superficie di diversa composizione rocciosa.

La superficie marziana è simile ad un deserto di sassi e arida sabbia dal tipico colore rossiccio dovuto alla presenza di sali ferrosi e silicati, e fa da contrasto con due candide calotte polari composte da ghiaccio di anidride carbonica e acqua (permafrost).

Il pianeta ha due piccole “lune” chiamate Phobos e Deimos.

Giove

E’ un pianeta molto facile ad osservarsi, infatti mostra già parecchi particolari con piccoli strumenti: con un rifrattore da 6cm a 70 ingrandimenti mostra in modo molto nitido due bande scure equatoriali, il forte schiacciamento polare, i quattro satelliti galileiani e, occasionalmente, qualche macchia chiara o scure; in particolare, la grande Macchia Rossa.

Dista dal sole 778,76 milioni di Km. e la distanza minima dalla Terra (nelle opposizioni) è di 589 milioni di Km. Impiega circa 12 anni terrestri a percorrere la sua orbita attorno al sole con una inclinazione di appena 1°18’ rispetto alla nostra orbita.

Giove è il più grande pianeta del nostro sistema solare avendo un diametro equatoriale di ben 142.800 km. (11 volte quello della Terra) tuttavia è meno …“consistente” del nostro pianeta, infatti la sua densità è di 1,33 g/cm cubo e quindi la maggiorparte del pianeta è allo stato liquido e gassoso, tanto è vero che il pianeta ci appare piuttosto schiacciato ai poli e ruota su se stesso molto velocemente, ossia in 9 ore e e 50 minuti. Caratteristica è una macchia ovale, chiamata “macchia rossa” ben visibile anche con modesti strumenti: si tratta di un uragano che perdura da migliaia di anni!

Inutile pensare di atterrarvi con un astronave… infatti sarebbe dubbioso dove atterrare!

Al telescopio apaare solcato da nubi a bande parallele: rossiccie e bianche di ammoniaca e metano.

Il pianeta è accompagnato da una corte di almeno 16 satelliti, quattro dei quali sono stati scoperti da Galileo Galilei e sono stati chiamati: Io, Europa, Ganimede e Callisto. Questi sono gli unici 4 osservabili anche con un binocolo e disposti pressappoco lungo la fascia equatoriale del pianeta.

Saturno

E’ un’altro pianeta “gigante” con un diametro equatoriale di 120.800 km. e come Giove è fortemente schiacciato ai poli e presenta fasce di nubi diversamente colorate: questo ci fa pensare che come il suo fratello maggiore, Saturno sia composto da ammoniaca, metano, ed enormi oceani di idrogeno liquido.

Certamente quando Galileo puntò il suo imperfetto telescopio verso il pianeta, (anno 1610) dovette meravigliarsi molto, infatti il pianeta gli apparve circondato da due protuberanze oblunghe che egli scambiò per pianetini o stelle. Solo nel 1659 Huygens, disponendo di ottiche migliori, scoprì che attorno al pianeta vi era un anello brillante e più tardi l’astronomo Cassini si accorse che esistevano piu anelli concentrici, infatti riuscì a distinguere il solco che separa gli anelli principali.

Saturno è anche il più lontano pianeta osservabile ad occhio nudo, ha un’orbita inclinata di 2° rispetto alla nostra e la percorre con un periodo di tempo corrispondente a 29 anni e mezzo.

La sua distanza dal sole è 1428,28 milioni di km, ossia dista dalla Terra 1196 milioni di km.

Gli anelli di Saturno sono certamente la caratteristica che più attrae colui che osserva il pianeta per la prima volta. Basta un telescopio da 6 cm di diametro per vederli, ma occorre almeno un telescopio da 15 cm per vederne i particolari e distinguere bene la divisione principale degli anelli.

Luna

Il nostro satellite descrive, attorno alla Terra, un orbita piuttosto allungata, che percorre in 27 giorni 7h 43m. Ha un diametro di 3840 km e, vista dalla Terra appare come un disco di diametro variabile dai 29’20" al perigeo a 33’30" all’apogeo.

Dista dalla Terra tra i 356.410 km e i 406.700 e la sua massa è solo dell’1,23% di quella del nostro pianeta, ciò significa che la gravità è solo 1/6 di quella terrestre.

La temperatura oscilla tra i +100°C al sole e i -150° all’ombra.

Caratteristica del nostro satellite sono le ampie aree scure, poco craterizzate, chiamate: “mari” e formate da colate laviche relativamente recenti. Esse fanno da contrasto con le aree più chiare e accidentate, ricche di crateri. Il terreno lunare è cosparso di polvere finissima (regolite) dovuta all’antico sgretolamento delle sue rocce, a causa di frequenti impatti meteorici.

La luna volge smpre la stessa faccia alla Terra in quanto il periodo di rivoluzione corrisponde al periodo di rotazione.

Comete

Quando il sistema solare cominciò a formarsi, circa 5 miliardi di anni fà, i gas residui della nebuosa che aveva dato origine al sole, cominciarono ad addensarsi e raffreddarsi e, per effetto della forza di gravità e della contrazione della nube, cominciarono a ruotare attorno alla stella che si era formata da poco:.

La nube residua, ruotando e allontanandosi dal sole, cominciò a raffreddarsi e a formare goccioline di materia, che a loro volta si aggregarono insieme in varie ragioni dello spazio attorno al sole: fu così che nacquero i pianeti.

Le aggregazioni più minute furono spazzate via dal “vento solare” e confinate in regioni molto lontane, ed ecco che lo spazio, oltre Plutone, si riempì di piccole masse di materiale leggero e friabile, a base di silicati di calcio e di altri metalli leggeri, formando tutto attorno al sole una grande nube sferica.

Fu questa teoria, ideata da Jan Oort che, qualche decina di anni fa, prese piede e si rivelò abbastanza esatta per spiegare l’origine delle comete.

Il guscio della nube di materia residua e ghiacciata, si trova in una regione dello spazio ra 50.000 e 150.000 U.A. dal sole (1 u.a. = 150 milioni di km).

Perturbazioni gravitazionali che avvengono in queste lontane regioni, inducono queste masse a cambiare orbita e a infiltrarsi all’interno del sistema solare fino a passare velocemente nelel vicinanze del sole per poi disperdersi nuovamente nello spazio o, se disturbate dall’attrazione gravitazionale dei pianeti, a cambiare la loro orbita e assumerne una a più stretto raggio …diventando così “comete periodiche”.

Quando questi piccoli corpi passano nelle vicinanze del sole, tendono ad evaporare, liberando polveri e gas ionizzati che, illuminati dal sole, si rendono visibili come una lunghissima coda (a volte lunga più di 500 milioni di Km (come è stato per la cometa Hiyakutake).

Sebbene ad occhio nudo se ne vedano poche, le comete sono fenomeni piuttosto frequenti, e oggi se ne contano più di 50 scoperte ogni anno.

Basta un pò di pazienza nel consultare gli almanacchi e un telescopio di almeno 100 mm di diametro, e per vederne almeno una decina ogni anno.

Meteore

Sebbene non abbiano nulla a che fare con le “stelle”, le scie luminose, che nelle notti serene solcano il cielo, vengono tradizionalmente chiamate “stelle cadenti” a causa della loro somiglianza alle stelle del cielo.

Si possono osservare praticamente tutto l’anno purché ci si trovi sotto un cielo abbastanza buio.

Fino ai primi anni del XIX secolo gli astronomi pensavano fossero dovute ad un particolare fenomeno atmosferico o meteorologico, mentre la tradizione popolare attribuiva ad esse eventi miracolistici: ad esempio quelle visibili in agosto venivano chiamate: “lacrime di san Lorenzo”.

Solo attorno alla metà del XIX° secolo si comprese che le “stelle cadenti” non erano altro che piccoli frammenti lasciati dalle scie di comete, che occasionalmente visitano il sole, aggirandosi dalle nostre parti e, non raramente, attraversando l’orbita della Terra.

Quando la Terra percorre il tratto dell’orbita visitato da una cometa, le particelle di polveri e microframmenti impattano nell’atmosfera a velocità inaudite che di solito vanno da 120.000 km/h a 270.000 km/h. A queste velocità il materiale di cui è composto il frammento si disintegra nell’aria rilasciando enormi quantità di energia, soprattutto sottoforma di calore e di luce, ed ecco che nel cielo vediamo una scia luminosa accompagnata, a volte, da una striscia di fumo.

Il termine più esatto per definire una “stella cadente” è “meteora” e di solito è grande quanto una capocchia di spillo o al massimo (quelle piu luminose) chiamate: bolidi, come un granello di asfalto.

Si disintegrano nell’atmosfera tra i 90-120 km di altezza dal suolo, quindi non sono affatto pericolose, e si calcola che ogni giorno, sulla Terra, ne cadono circa 400 tonnellate!

Le piogge di meteore più consistenti avvengono: il 9-13 agosto, chiamata “pioggia delle perseidi” o “Lacrime di San Lorenzo” e tra il 12-15. novembre, chiamata “pioggia delle Leonidi” perché le scie luminose sembrano scaturire prospetticamente da un punto del cielo situato nella costellazione del Leone.

Appunti di Astronomia

INTRODUZIONE ALL’INQUINAMENTO LUMINOSO

pubblicazione per gentile concessione U.A.I.

PREMESSA

I raggi luminosi (fotoni od onde elettromagnetiche) emessi dalle fonti luminose artificiali quali: i lampioni stradali, le torri faro, i globi, le insegne, ecc., diretti verso il cielo, danno luogo all’inquinamento luminoso, cioè alla rottura dell’equilibrio naturale luce/buio.

Una qualsiasi civiltà extraterrestre che osservasse il nostro pianeta scoprirebbe che esso è abitato notando l’irradiazione luminosa notturna e quali effetti avrebbe tale scoperta?

L’effetto più immediato attribuibile all’inquinamento luminoso è l’azione di “oscuramento” della visione notturna del cielo, come può essere facilmente riscontrato osservando il cielo di notte dalle nostre città.

Con un tale cielo, senza neanche una stellina visibile, i nostri avi non avrebbero scoperto nulla; invece gli antichi popoli d’oriente del primo millennio avanti Cristo, (Caldei, Babilonesi, Greci), posero le basi dell’astronomia proprio grazie al cielo limpido e nero, trasferendo così le loro conoscenze a Copernico, Keplero e Galileo.

Lontani sono quei tempi e l’uomo moderno guidato dalla sua cecità illumina a giorno le città perché ha paura del buio.

Sembrerà strano ma è stata creata una “notte diurna” con uno “spreco energetico alle stelle”.

La situazione migliora leggermente uscendo dagli agglomerati urbani, ma anche in piena campagna si nota una campana luminosa che mescolandosi all’orizzonte con l’inquinamento atmosferico toglie alla visuale il suo antico splendore.

I grandi osservatori astronomici sono posti nelle poche zone buie del pianeta, come le Ande Cilene o le isole Canarie (dove è situato il telescopio nazionale Galileo) o addirittura nello spazio (telescopio spaziale “Hubble”)

EFFETTI SULL’UOMO E SULL’AMBIENTE

L’inquinamento luminoso ha molteplici effetti negativi sull’uomo e sul mondo che lo circonda, di tipo:

a) culturale - la cultura popolare del cielo è ormai ridotta ad eventi particolari di tipo astronautico; perdendo il contatto diretto con il cielo l’uomo si è impoverito rispetto alle culture millenarie degli antichi popoli orientali, la differenza è esattamente la metà, gli antichi vedevano a 360 gradi, noi a 180 gradi, mancandoci la visione aerale. A titolo di esempio si pensi che gran parte degli scolari vedono le costellazioni celesti solo sui libri di scuola, e gli abitanti delle grandi città non hanno mai visto una stella. Si pensi che la notte successiva all’ultimo grande terremoto che colpì la città di “Los Angeles”, una miriade di chiamate intasò i centralini telefonici degli istituti scientifici della “California” per sapere che cosa fosse accaduto in cielo. In realtà si trattava solo del fatto che la momentanea sospensione di energia elettrica in molte zone della città e la parziale distruzione di molti impianti di illuminazione avevano reso visibili ai cittadini quel cielo stellato che i più non avevano mai visto.

Ormai sembra che l’uomo pascoli, la sua vista è’ rivolta sempre a terra.

b) artistico - passeggiando nei centri storici delle città o nelle loro zone artistiche si noterà come l’uomo con una illuminazione cervellotica riesca a deturpare tanta bellezza, studiata e realizzata con abnegazione dagli artisti; luci e poi luci, fari che illuminano a giorno le piazze. In molte città, negli ultimi anni, sono stati installati degli orrendi impianti di illuminazione, spesso rivolti verso il cielo, deturpando così i già degradati centri storici. L’illuminazione delle zone artistiche e dei centri storici deve essere mirata e deve integrarsi con l’ambiente circostante in modo che le sorgenti illuminanti diffondano i raggi luminosi in maniera soffusa o come si suol dire " a raso " dall’alto verso il basso, così da mettere in risalto le bellezze dei monumenti;

c) scientifico - dell’effetto scientifico già si è accennato, si pensi che causa l’inquinamento luminoso, gli astronomi sono stati costretti ad inviare un telescopio in orbita attorno alla Terra per scrutare i confini dell’universo, con la spesa sostenuta si sarebbero potuti costruire almeno 100 osservatori astronomici sul nostro pianeta. Per non parlare del danno ricevuto dagli astrofili (amanti del cielo o astronomi dilettanti), che per osservare il cielo sono diventati esuli della notte;

d) ecologico - l’illuminazione notturna ha sicuramente un effetto negativo sull’ecosistema circostante, flora e fauna vedono modificati il loro ciclo naturale “notte - giorno”.

Il ciclo della fotosintesi clorofilliana che le piante svolgono nel corso della notte può subire alterazioni dovute proprio ad intense fonti luminose che, in qualche modo, “ingannano” il normale oscuramento. Per fare altri esempi, si pensi alle migrazioni degli uccelli che si svolgono ciclicamente secondo precise vie aeree e che possono subire “deviazioni” proprio per effetto dell’intensa illuminazione delle città. Negli Stati Uniti in un parco pubblico illuminato a giorno, alcuni orsi hanno distrutto i vari lampioni in quanto “fastidiosi” per il riposo di questi simpatici animali.

e) psicologico - nell’uomo i riflessi sono metabolici e psichici; la troppa luce o la sua diffusione in ore notturne destinate al riposo provoca "disturbi della personalità "; quante persone di notte, nella propria casa, per riposare sono costrette a chiudere completamente le serrande? Oltre che dal rumore e dall’inquinamento atmosferico, l’uomo deve difendersi dalla luce “amica”.

Riflettiamo un attimo e immaginiamoci le serate di 2000 anni fa, avvolte dal silenzio, dall’aria pura e dal buio;

f) risparmio energetico - una razionalizzazione degli impianti di illuminazione, una ottimale scelta del tipo di lampade (ad alta efficienza e basso consumo), la schermatura delle lampade, l’illuminazione a raso, porterebbero ad una migliore qualità della vita ed ad un notevole risparmio energetico.

Riferendoci alla nostra nazione citiamo ad esempio: l’illuminazione stradale, le torri luminose illuminanti gli snodi stradali-ferroviari-portuali, gli impianti sportivi, gli impianti industriali, le insegne luminose, le giostre luminose con raggi che arrivano ad altezze di decine di chilometri, ecc.

Sarebbe bene che le Amministrazioni regolamentassero l’emissione luminosa ed i proprietari o i gestori delle fonti sopra citate, siano essi pubblici o privati, avviassero uno studio di dettaglio dei loro impianti luminosi, correggendo gli errori di progettazione. Si potrebbe così risparmiare danaro migliorando la qualità della vita nell’ambiente circostante;

g) economico - gli impianti di illuminazione debbono essere installati laddove sono veramente indispensabili e con i dovuti accorgimenti, magari riducendone l’intensità quando non si ha bisogno della piena potenza, in modo da risparmiare tra i 300 e 500 miliardi di lire all’anno per la sola Italia.

Inoltre , se a ciò si aggiunge che gli osservatori astronomici nazionali costruiti con denaro pubblico non possono operare al massimo delle prestazioni, allora il danno economico sale alle “stelle”.

CONCLUSIONI

E’ indubbio che tutti, direttamente o indirettamente, addetti ai lavori o non, siamo interessati alla sopravvivenza dell’astronomia, alcuni per motivi scientifici o amatoriali, altri anche per motivi economici.

Allora, vista la legge di crescita dell’inquinamento luminoso, solo con uno sforzo comune si riuscirà a tamponare la falla apertasi nel nostro amato cielo e se non si passa alle azioni concrete gli effetti saranno ovvii: gli osservatori del cielo dovranno riporre i loro telescopi in cantina, i commercianti vedranno drasticamente ridotte le loro vendite, le riviste astronomiche, se sopravviveranno, dovranno trattare di prodotti preconfezionati o di argomenti lontani dall’astronomia popolare.

D’altronde è inconfutabile che l’uomo moderno non può fare a meno delle fonti luminose, anche per motivi di sicurezza e nessuno vuole farlo tornare al buio più completo, neanche l’astronomo o l’astrofilo più incallito, ma sicuramente è richiesta una politica energetica e dell’illuminazione di nuova concezione e solo se sarà attuata l’uomo ne uscirà vincitore.

E’ ormai inderogabile una legge dello Stato che regolamenti l’emissione luminosa, e sia un punto di riferimento per operare localmente sul territorio.

OSSERVAZIONE DEL “RAGGIO VERDE” A CIVITAVECCHIA

Il raggio verde è un fenomeno atmosferico e consiste nella visione di un debole fascio luminoso, verde intenso, che si forma sulla sommità del disco solare al tramontare o al sorgere (vedi foto in basso).

La durata, stimata da Civitavecchia, può essere istantanea o, al più, di 2-3 secondi; ciò dipende dalla velocità del tramonto durante l’anno (la velocità varia anche per le diverse latitudini, es. ai poli il Raggio può durare anche molti minuti). Alcuni considerano raggio verde anche la formazione di un arco verde sull’estremità superiore del Sole (visibile solo al telescopio) quando il disco solare è ancora visibile sull’orizzonte per una frazione pari al 30%-40% dello stesso.

Nella letteratura scientifica la prima osservazione descritta fu pubblicata nel 1883 da Nature; alla fine degli anni ‘50 ci furono le prime fotografie italiane della Specola Vaticana [2].

I principali fattori che determinano la visione del fenomeno sono:

Altri fattori sono le turbolenze causate dai movimenti casuali dell’atmosfera e dalle correnti a getto, e le forti inversioni termiche e bariche prossime all’orizzonte[2, 3, 4,7].

L’insieme di questi fenomeni introduce un complesso di colorazioni spurie, che diminuiscono la definizione del disco solare e rendono del tutto inaffidabile la percezione dei colori reali [5]. Se a questi fattori aggiungessimo un’ottima trasparenza potremmo ottenere le condizioni ideali per la formazione del raggio verde. Al lettore non sarà sfuggito che tali condizioni sono anche le peggiori sotto cui osservare i pianeti (nella scala di Antoniadi la visibilità dei dischi planetari sarà catalogata come “pessima”); quindi si deduce che una sera buona per il raggio verde non lo è ugualmente né per la fotografia planetaria né per il cielo profondo (quest’ultimo in misura minore per la trasparenza).

Esiste tuttavia un ulteriore fattore che determina il fenomeno, esso non è fisico, ma consiste in un processo cognitivo: il fenomeno non si verifica, quindi la pupilla non lo vede, ma il nervo ottico lo ricrea soggettivamente ed inganna l’osservatore che lo vede solo perché è suggestionato dal desiderio di vederlo [1, 8].

Personalmente ho portato a termine una serie di osservazioni visuali e strumentali del fenomeno, nel tentativo di poterlo prevedere con un margine d‘errore minimo e di poter anche predeterminare il giusto tempo fotografico di esposizione. Le osservazioni si sono basate su un campione di circa 500 tramonti dal Gennaio 1997 fino ad Ottobre 2000, scelti in modo casuale fra quelli con cielo limpido. Gli strumenti usati per le osservazioni sono stati un binocolo 20 X 60 ed un telescopio tipo Newton della Vixen (D: 100mm f/6), usato prevalentemente a 24X e 48X. Tutte le osservazioni hanno avuto luogo sulla costa del litorale tra Civitavecchia (RM) e Tarquinia (VT). Sono state osservate attentamente le condizioni meteorologiche presenti, i colori dell’atmosfera e del disco solare, le sue deformazioni e le increspature dell’orizzonte marino.

Tale studio ha portato a considerazioni statistiche empiriche limitate al solo comprensorio di osservazione (il litorale della Tuscia, situato nel nord del Lazio). Tali stime vanno considerate esatte nella misura in cui il campione rilevato rappresenti l’insieme dei possibili tramonti osservabili da Civitavecchia (pur sapendo che la possibilità che si verifichino due tramonti identici sia infinitesimale).

Le stime statistiche dicono che tutti i raggi verdi, osservati da Civitavecchia, sono anticipati dalla formazione di un arco verde, non vale il viceversa. Ogni anno si possono vedere circa 45-50 raggi verdi anche per due giorni consecutivi e più del doppio di archi verdi, concentrati maggiormente nei mesi di Maggio, Giugno, Settembre ed Ottobre (circa il 60%-70% dell’intensità annuale). La possibilità di vedere il fenomeno giornalmente è del 12,3%-13,7%, si deve considerare inoltre che nell’80% dei casi è visibile solamente tramite telescopio o binocolo. La possibilità giornaliera di osservare il raggio verde ad occhio nudo scende quindi al 2,6%. E’ importante, tuttavia, non sottovalutare l’incidenza del processo cognitivo sull’osservatore: ciò dipende dall’esperienza e dalla emotività delle singole persone. Considerando che mediamente la sua incidenza possa essere del 20% su un campione opportunamente rappresentativo di osservatori esperti (come ad esempio un gruppo eterogeneo di astrofili), si potrebbe dedurre che da 45-50 raggi verdi osservabili da Civitavecchia annualmente solo 36-40 siano fisicamente validi, quindi dalla “possibilità di vedere giornalmente il fenomeno” (2,6%) si passa alla “possibilità della sua effettiva manifestazione giornaliera” (2%) [8].

Ci si può rendere conto dell’inganno cognitivo solo se si osserva il fenomeno collegialmente. Un singolo individuo non ne è consapevole perché è auto-ingannato, per questo motivo le osservazioni non le ho mai condotte da solo [1,8].

11 AGOSTO 1999 ECLISSE TOTALE DI SOLE

L’INIZIO DELL’AVVENTURA

Nessuno di noi, prima di allora, aveva avuto il privilegio di assistere ad una eclisse totale di sole…

Autunno 1998: nella riunione settimanale che i soci tengono il venerdì, arriva il presidente Michele annunciando:

"“Ragazzi, tenetevi pronti, il prossimo anno organizzeremo un viaggio in Ungheria per assistere all’eclisse di sole”…

entusiasmo generale smorzato dai soliti pessimisti che non mancarono di sollevare difficoltà e dubbi circa l’organizzazione del viaggio.

A Stefano fu affidato il compito di coordinare la spedizione e di scegliersi i collaboratori che lo avrebbero aiutato nel suo compito.
“Mi misi subito al lavoro preso da grande entusiasmo, ma dopo aver consultato molte agenzie di viaggi mi scoraggiai, perché chiedevano parecchi soldi. Inoltre non erano da sottovalutare le difficoltà dovute al trasporto dei nostri strumenti ottici e, avendo escluso l’eventualità di andare sul posto servendoci delle nostre auto, (troppo lontano) avremmo dovuto affidarci delle agenzie senza aver potuto vedere in anticipo il posto dove ci recavamo. Poi girava voce che per quella occasione ci sarebbero stata parecchia gente… e noi non volevamo essere disturbati, alla fine decidemmo di affittare un pullman e Don Giorgio ci aiutò, organizzando per noi una accattivante vacanza di una settimana, nella quale avremmo toccato Graz, Vienna, Salisburgo, Bratislava e ovviamente Budapest.”.

Il 1999 fu per me "l’anno del

ritiro" in pratica, appena finito di lavorare, invece di rilassarmi, correvo a collegarmi su internet e navigavo a lungo, iniziando a raccogliere e a catalogare tutte le informazioni utili al nostro viaggio. Mi interessavano soprattutto le esperienze vissute da altri astrofili, i filmati sugli ultimi istanti della totalità e le tecniche usate per scattare le foto. Trascorrevo in media 5 ore al giorno navigando senza sosta …e la sera, prima di addormentarmi, leggevo libri che parlavano del medesimo argomento. C’era da aspettarselo!..dopo quattro mesi avevo contratto il terribile virus “internettite vulgaris perniciosa” malattia che finisce sempre con l’arrivo di bollette telefoniche stratosferiche! Pagai più di 600.000 lire per due consecutivi bimestri! Ma raccolsi un’ incredibile quantità di informazioni."

Le previsioni meteorologiche della zona prescelta sembravano scongiurare la possibilità di maltempo infatti i dati diffusi dalla NASA erano un pò catastrofiche per tutta Europa, basti pensare che c’era il 10% di possibilità di vedere l’eclisse in Cornovaglia, poi, ma man mano che ci si spostava verso sud est, aumentavano le possibilità fino ad avere il 50% in Ungheria, 60% in Romania e 67% in Turchia. Certamente le possibilità di trovare una giornata serena non erano incoraggianti tuttavia avevamo scommesso sulla zona del lago di Balaton che rappresentava una eccezione climatologica nella regione, per la sua repentina variabilità.

Questi erano i nostri obiettivi:

  1. Scattare fotografie del fenomeno con vari strumenti.
  2. Rilevare la variazione della temperatura ambientale durante la parzialità e la totalità.
  3. Rilevare la variazione dell’umidità relativa.
  4. Rilevamento dati riguardanti la direzione e la forza del vento.
  5. Curva della luce, relativa alla variazione di luminosità locale.
  6. riprendere con una telecamera a raggi infrarossi le eventuali ombre volanti.
  7. Osservazione della varietà di colori assunti dall’ambiente durante la parzialità e la totalità.
  8. Rilevare la minima magnitudine stellare visibile durante la totalità.
  9. Osservare l’eventuale comportamento di animali e di insetti, se ve ne fossero stati .

L’organizzazione turistica del viaggio fu affidata a Don Giorgio, parroco della Chiesa su cui sorge il nostro osservatorio, mentre il coordinamento del lavoro è toccato invece a Stefano, l’astrofilo con maggiore anni di esperienza nel settore dell’astronomia.

Un’altra equipe, guidata da Roberto e Federico, avrebbe rilevato dati relativi alla parzialità presso il nostro osservatorio di Civitavecchia, mentre il presidente dell’A.A.M.T. avrebbe osservato e fotografato l’eclisse ad una quota sufficientemente elevata su una delle montagne che circondano Salisburgo. Il suo intento era infatti quello di riuscire a fotografare il sopraggiungere dell’ombra lunare.

Fotometeore attraverso una reflex

Le meteore

Con il termine meteore, dal greco metéora “fenomeno celeste”, in astronomia si è soliti intendere un fenomeno luminoso derivante dall’attraversamento dell’atmosfera da parte di un solido chiamato meteorite. Nel linguaggio della meteorologia, invece, alla meteora si associa un fenomeno osservato nella libera atmosfera o sulla superficie terrestre. Esso può essere una precipitazione liquida o solida, oppure una manifestazione ottica od elettrica.

Le meteore vengono così classificate in idrometeore (nebbia, foschia, neve, ghiaccio, pioggia…), in litometeore (fumo, tempesta di polvere, caligine…), in elettrometeore (aurora polare, temporale, lampo, fulmine…) ed infine in fotometeore (corona, alone, parelio, arcobaleno, gloria…).

Utili ingredienti per fotografare i fenomeni meteorici sono: una macchina reflex elettronica o manuale, uno scatto flessibile, un cavalletto stabile, spirito d’osservazione (che non manca mai agli astrofili) ed un pizzico di fantasia per caratterizzare le inquadrature.

Saper riconoscere e fotografare questi spettacoli del cielo spesso significa riuscire a cogliere “l’attimo fuggente” di un fenomeno che la natura ci concede raramente.

Le fotometeore

Per fotometeore s’intende un fenomeno luminoso prodotto dalla riflessione, dalla rifrazione, dalla diffrazione o semplicemente dall’interferenza della luce solare, lunare od astrale con le particelle presenti nella tropopausa.

I vapori dell’atmosfera si dividono in tre gruppi fondamentali: gli iperionti, i perionti e gli iponti.

Gli iperionti sono le nuvole sopra l’osservatore, i perionti sono le nebbie e le foschie che avvolgono il medesimo e gli iponti sono quelli che si distendono ai suoi piedi.

In quest’ottica si possono suddividere le fotometeore: l’arcobaleno, la corona e l’alone appartengono agli iperionti; l’arcobaleno bianco, da nebbia o da foschia, è tipico dei perionti; la gloria si verifica solo negli iponti.

Corone

Le sottili nubi costituite da gocce d’acqua e cristalli di ghiaccio possono formare le corone quando passano davanti al Sole, alla Luna o, in rari casi, ad un astro con magnitudine apparente negativa. Esse sono costituite da una serie di cerchi colorati sovrapposti fra loro, o disgiunti, con raggio variabile da alcuni primi d’arco a circa 10 gradi e si possono trasformare in iridescenze con colorazioni irregolari se le distanze superano i 10 gradi. Gli anelli assumono i colori dello spettro con il rosso verso l’esterno, a differenza degli aloni che hanno il rosso all’interno.

Le nubi che generano le corone devono essere sottili e semitrasparenti, come possono esserlo gli altostrati, la famiglia dei cirri e le scie di condensazione degli aerei.

Consigli per la fotografia :

Le corone solari sono molto frequenti, ma difficili da individuare perché la luce del Sole può abbagliare l’osservatore; spesso l’uso di buoni occhiali scuri facilita la visione.

I tempi d’esposizione devono essere dettati dall’esposimetro, il quale deve misurare la luce sulla corona in modalità spot o con media ponderata al centro, ma in quest’ultimo caso il disco solare deve essere coperto con un cartoncino, o con un elemento paesaggistico, altrimenti si rischia di sottoesporre tutto il fotogramma. Ogni altro tipo d’esposizione (Matrix, Multi Zone, Valutative…) cancellerebbe gli anelli della corona.

Gli obiettivi consigliati sono quelli che vanno dai normali (focali: 50mm per il piccolo formato ed 80mm per quello medio) ai tele con focali 180-200mm; le corte focali favoriscono un’ampia visione d’insieme, mentre con i tele si possono evidenziare i dettagli. Sono sconsigliati gli zoom, anche i professionali, sia perché a parità di contrasto e definizione costano quattro volte di più, sia perché risentono del fastidioso problema dei flare (riflessioni interne nelle riprese controluce); nelle ottiche fisse quest’ultimo problema è facilmente evitabile aprendo il diaframma ed usando tempi veloci.

L’esperienza insegna che, per aumentare le saturazione ed i contrasti dei colori, le pellicole migliori sono le invertibili con sensibilità bassa come le Fujichrome Velvia e Provia 100F o l’Ektachrome 100 VS.

Le corone lunari sono bene individuabili ad occhio nudo, ma più rare di quelle solari.

I tempi di posa non devono essere calcolati mediante gli esposimetri, salvo che non si disponga di misuratori professionali, come quelli degli studi fotografici che costano dai 300 ai 600 Euro; generalmente ci si deve affidare all’esperienza. Personalmente ho potuto constatare che tempi buoni vanno da 2” a 10” con una 400 iso usando diaframmi nell’ordine di f/4-f/5.6.

Le ottiche migliori sono i normali, perché, visti i lunghi tempi di posa, le focali più lunghe risentirebbero del movimento dovuto alla rotazione della Terra.

Le pellicole migliori sono le invertibili con sensibilità media come la Fujichrome Sensia II 400, la ben nota Kodak E 200 o l’ottima Kodak EPL 400 Professional.

Le corone causate dalla luce degli astri sono indubbiamente le più rare. Per poterle individuare si deve disporre di un binocolo sufficientemente luminoso, di un piccolo telescopio o di un binoscopio.

Per determinare il giusto tempo di posa, il fotografo deve effettuare più scatti con tempi che vanno da pochi secondi fino ad un minuto, usando un diaframma uguale o inferiore a f/5.6 ed una pellicola veloce da 800 iso. Ovviamente per utilizzare tali tempi di posa si deve disporre di uno scatto flessibile e di una reflex con posa tipo “Bulb” o “T”. I migliori obiettivi per ottenere ottimi dettagli ed una buona scala d’ingrandimento sono i tele luminosi con focali comprese tra il 135mm ed 300mm.

Per questo tipo di foto si deve disporre necessariamente di un astro-inseguitore

Le pellicole migliori sono le invertibili con sensibilità medio alta come la Fujichrome Sensia II 400 e la E 200 (entrambe da tirare ad 800 iso); tra le negative, sono ottime la Ektapress PJ 800 e la Fujicolor Press 800.

Aloni e pareli

Quando la luce del Sole o della Luna passa attraverso i cristalli di ghiaccio delle nubi cirriformi può essere rifratta e formare i fenomeni alonari. Gli aloni si differenziano fra loro in base all’elevazione della fonte luminosa ed in base alla forma ed al movimento dei cristalli di ghiaccio. Il parelio può essere considerato un fenomeno alonare costituito da due o più macchie luminose poste alla stessa elevazione del Sole (o della Luna), con distanze angolari fisse. Si possono così avere diverse tipologie dei fenomeni: parelio a 22°, a 46° e a 120° dal Sole/Luna; si possono anche verificare aloni a 22°e a 46°, archi circumzenitali e circumorizzontali, colonna solare…

Esiste una vasta casistica di tali eventi, riportata fin dal Medioevo come manifestazioni divine e ben auguranti per i raccolti.

Consigli per la fotografia

Per fotografare l’alone ed il parelio si devono seguire gli stessi accorgimenti indicati per la corona solare.

Considerato che i pareli spesso si formano a due a due, per riprendere una coppia a 22° dal Sole (o dalla Luna) si consiglia di usare un grandangolare con un focale da 24mm o da 28mm. Lo stesso consiglio vale per gli aloni il cui raggio è pari a 22°.

Se invece si volesse avere una visione panoramica di una coppia di pareli a 46° o a 120°, oppure di aloni a 46°, o di archi tangenti si deve necessariamente ricorrere ad un’ottica speciale di tipo fish-eye o ad un ultra-grandangolare come un 18mm o similari.

Per riprendere esclusivamente i dettagli, come ad esempio un singolo parelio, e trascurando la sua fonte luminosa, si consigliano gli obiettivi normali o piccoli tele come l’85mm.

Arcobaleni e Glorie

Quando un osservatore vede la propria ombra, proiettata su un tappeto di nuvole, al disotto dei suoi piedi ed è contornata da un’aureola con i colori dell’iride, sta osservando la rarissima gloria.

Per fotografare sia questa rarità sia il comune arcobaleno è bene usare gli stessi accorgimenti utili per i fenomeni alonari. In aggiunta, per aumentare il contrasto sia della gloria, sia degli archi soprannumerari degli arcobaleni, è opportuno usare i piccoli tele. Se invece si volessero riprendere gli arcobaleni bianchi nelle nubi o nella nebbia un 35mm f/2 o un 50mm f/1.4 sarebbero sicuramente l’ideale.

Generalmente per fotografare tutte le fotometeore si consiglia di eseguire sempre una serie di tre scatti per ogni obiettivo da usare; i tre scatti vanno fatti sottoesponendo di ½ stop, esponendo correttamente e sovresponendo di ½ stop, così da garantirsi sempre un buon margine di riuscita. Ottima cosa sarebbe effettuare il bracketing anche con valori di 1/3 di stop.

Per le corone da astri ed aloni selenici, invece, è bene effettuare una sequenza di cinque scatti in cui ci si allontana dal valore stimato dimezzando o raddoppiando l’esposizione (esempio: giusta esposizione valutata = 15”, sequenza corretta = 3”, 7”, 15”, 30” e 60”). Quando si usano i tele, si deve considerare come migliore valore d’esposizione quello letto dall’esposimetro e sottoesporre di 1/3 di stop per incrementare il contrasto prima di effettuare la sequenza degli scatti.

Si sconsiglia, infine, di usare ogni tipo di filtro colorato, al contrario, sono utili in ogni situazione l’UV, il Neutral Density e, solo per i fenomeni alonari lontani dal Sole (parelio a 120°, archi antisolari, fenomeni alonari antelici…), il polarizzatore. Sono state effettuate ottime fotografie usando filtri ND con leggera dominante indaco-blu.

Consiglio a chiunque di osservare e fotografare queste straordinarie “meteore”, nella consapevolezza che non siano poi così rare come molti credono.

                                                                                                                                                        Marco Meniero
    

TEMPI DI ESPOSIZIONE

by Marco Meniero A.A.M.T.
Vediamo un metodo per calcolare i valori di esposizione basato su di una formula dell’International Standard Organization (ISO); esso può essere di grande aiuto soprattutto per chi si cimenta nella fotografia astronomica per la prima volta. La formula è la seguente:

T. esp.: (f/) x (f/)
(iso x B).

Dove T. esp. è il giusto tempo d’esposizione espresso in secondi, f/ è il diaframma dell’ottica usata, iso è la sensibilità della pellicola (quella con cui verrà sviluppata) e B indica la luminosità del soggetto fotografico. Possiamo quindi identificare B, per praticità, con la quantità di luce unitaria che arriva sulla pellicola.

Quando l’immagine viene filtrata B deve essere ovviamente corretta:

B’ = B .
fattore filtro

TABELLA INDICATIVA DEI VALORI DI “B”

SOGGETTO B NOTE

Paesaggio diurno fortemente illuminato dal Sole 256
Paesaggio diurno debolmente illuminato dal Sole 180 stesso valore della Luna piena
Sole, filtro di densità 6.0 80x10 6 attore filtro 1.000.000
Sole, filtro di densità 5.0 Thousand Oaks Tipo 2+ 80x10 6 fattore filtro 100.000
Sole, filtro di densità 5.0 Baader Astrosolar visuale 80x10 6 fattore filtro 100.000
Sole, filtro di densità 4.0 Thousand Oaks Tipo 3+ 80x10 6 fattore filtro 10.000
Sole, filtro di densità 4.0 Baader Astrosolar fotogr. 80x10 6 fattore filtro 10.000
Sole eclisse totale, protuberanze 200
Sole eclisse totale, corona interna (3° campo) 1
Sole eclisse totale, corona esterna (10° campo) 0.2
Luna, luce cinerea 0.016
Luna crescente, falce 8
Luna crescente 16
Luna al primo quarto, ultimo quarto 25
Luna gibbosa 70
Luna piena molto bassa sull’orizzonte <90
Luna piena, con cielo velato 110
Luna piena alta sull’orizzonte 60° 180
Luna parzialmente eclissata, ombra e penombra 0.25
Luna parzialmente eclissata, parti più luminose 50
Luna all’inizio o alla fine della totalità 0.04
Luna eclissata, totalità molto luminosa 0.05
Luna eclissata, totalità centrale di media luminosità 0.01
Luna eclissata, totalità molto scura 0.005
Mercurio, massima brillanza 400
Mercurio, perdita di una magnitudine per l’estinzione atmosferica 70-200
Venere 1000
Marte 100
Giove 30
Saturno 8
Urano 1.4
Nettuno 0.75
Aurore Polari 0.002
Parelio, aloni, fotometeore in genere N.D. si consiglia la misurazione esposimetrica di tipo spot con sottoesposizione di un diaframma
Raggio Verde su orizzonte marino 350-700
Raggio Verde su orizzonte terrestre 100-400
Comete, coda e chioma luminosa 0.00025-0.0006
Nebulose luminose, parti centrali 0.001 con pellicole sensibili a 656 mm.
Nebulose luminose, parti esterne 0.000075
Nebulose deboli, comete deboli 0.00004-0.000016
M 42, con filamenti esterni 0.000052
Galassie con nucleo luminoso (M 33) 0.00025
Galassie deboli, regioni esterne 0.000016
M 31, con galassie satelliti 0.000016
Luce zodiacale 0.000075
Oggetti poco più luminosi del fondo cielo (Mv.> 6.0) 0.000016 cielo oscuro
Oggetti poco più luminosi del fondo cielo (Mv. 5.5) 0.00025 cielo tipico delle pianure italiane
Oggetti poco più luminosi del fondo cielo (Mv. 4.5) 0.0016 cielo tipico delle periferie italiane

Considerazioni per la fotografia a profondo cielo:

Molti astro – fotografi, quando usano le pellicole da 400 iso, espongono il materiale sensibile per tempi di poco superiori al quadrato del valore del diaframma: (f)2. Ad esempio, fotografando con un telescopio Newton f/4 con una pellicola da 400 iso, i tempi d’esposizione oscillano da 16 a 20 minuti.

Estrapolando il valore di B dalla formula, con il procedimento matematico inverso, si deduce che B applicata è pari a circa 0.00003 – 0.00004, superando quindi i valori teorici. Questo perché i cieli italiani non permettono di effettuare lunghi tempi di posa a causa dell’inquinamento luminoso.

Al contrario, sotto cieli eccezionalmente scuri, come ad esempio in alta montagna o sulle isole Canarie, i tempi d’esposizione possono anche raddoppiare.

METEORE E METEORITI

INTRODUZIONE

In ciascuno di noi queste parole suscitano pensieri diversi. A qualcuno ricordano una bella notte estiva in cui si esprimono desideri, ad altri evocano immagini di catastrofi cosmiche o allarmi provenienti dal mondo scientifico, diffusi, in maniera a volte distorta, dai mass-media.

Qualunque sia il livello di conoscenza della materia, tutti ne siamo affascinati, perché, al di la della spettacolarità del fenomeno, avvertiamo sia nelle meteore che nelle meteoriti un’occasione di contatto con l’infinito. Questi corpi, che talvolta raggiungono il suolo, ci consentono di toccare con mano della “materia extraterrestre”.

METEORE E METEORITI

Queste parole indicano entità ben distinte sebbene spesso siano confusi e usati impropriamente. Meteore e meteoriti in effetti traggono la loro origine da un medesimo gruppo di corpi celesti chiamati: “meteoroidi”: con questo nome vengono definiti i piccoli corpi di natura rocciosa che vagano nello spazio interplanetario, originate da recenti o antiche disgregazioni di comete e asteroidi. Sono corpi alquanto eterogenei, almeno dal punto di vista delle “masse”, comprese tra un milionesimo di grammo fino a massi di 10 milioni di kg.

Quando parliamo di “meteore” intendiamo riferirci al fenomeno celeste dovuto all’interazione di un “meteoroide” con l’atmosfera terrestre, e la sua conseguente disintegrazione e vaporizzazione.

La traccia luminosa che vediamo nei cieli, e che chiamiamo “stella cadente”, è il risultato dell’impatto tra un meteoroide e l’atmosfera terrestre. L’impatto è nella maggioranza dei casi catastrofico per il corpo celeste, che tende a surriscaldarsi, fondere, esplodere e disgregarsi nell’aria con un lampo luminoso e a volte con una scia di fumo e un piccolo suono.

Solo raramente, ossia corpi di una massa abbastanza rilevante e alta densità, riescono a sopravvivere all’impatto e … raggiungono il suolo in piccoli frammenti che vengono poi raccolti. In questo caso l’oggetto trovato prende il nome di “meteorite” .

ORIGINI DEI METEOROIDI

Il più importante serbatoio di meteoroidi è costituito dalle comete, corpi composti di acqua, gas ghiacciato e rocce, che orbitano nelle regioni più esterne del sistema solare. Di questi serbatoi due sono particolarmente importanti:

Il primo è la cosiddetta “fascia di kuiper” situata tra 30 e 50 u.a. dal sole. Già ipotizzata negli anni '40, fu verificata solo un decennio fa grazie alla scoperta di corpo ghiacciati appartenenti a questa fascia.

Il secondo serbatoio è la “nube di Oort”, ben più lontana, e posta tra 50.000 e 150.000 u.a. dal sole. Essa si è formata all’epoca della formazione del sole, quando gas e residui leggeri, sono stati “soffiati” via dal vento solare e relegati in zone periferiche molto lontane dalla nostra stella e qui…si sono ghiacciati.

Quando, a seguito di una perturbazione gravitazionale, una di queste fasce viene sollecitata, ecco che uno o piu corpi ghiacciati lasciano la loro orbita e ne assumono una ellittica o parabolica che le porta a passare vicinissime al sole. In prossimità di esso la temperatura aumenta e i gas vengono espulsi dal vento solare (coda delle comete) liberando anche i residui rocciosi.

Alcuni di questi detriti vengono sparsi nel punto dell’orbita terrestre incrociato dalla cometa e la Terra le impatta nel momento in cui passa in quel punto! La velocità di questi corpi dipende spesso dall’angolo di impatto, poiché viaggiano con una velocità di 36 km/sec, come la Terra, ma se l’impatto con le particelle è “frontale” la velocità si somma e può raggiungere i 72 km/sec.

La maggioranza di questi oggetti, tra l’altro molto piccoli, vaporizza a quote comprese tra 90 e 120 km. di altezza. Corpi più grandi riescono a penetrare più in basso, ma in quel caso l’atmosfera è così densa da farli esplodere e spaccare in più frammenti.

Asteroide Ida

Asteroide Mathilde

Meteor Crater (Arizona)

LIVELLI DI PERICOLOSITA’

Abbiamo quattro livelli di pericolosità per quanto riguarda l’impatto delle meteoriti con la nostra atmosfera o con il suolo.

1° LIVELLO: appartengono corpi della dimensione di poche decine di metri di diametro. Questi corpi, a causa del surriscaldamento e dell’ablazione dovuta all’atmosfera, si consumano e vaporizzano prima di raggiungere il suolo. L’evento non è così raro, appartengono a questa categoria la visione di bolidi (grosse meteore) particolarmente luminose di magnitudine -15 -20 … ossia luminose come la luna piena e oltre!

2°LIVELLO: troviamo oggetti che vanno da alcune decine di metri fino a qualche centinaio. Questi sono capaci di resistere all’azione dell’atmosfera ed esplodono nella bassa atmosfera, causando notevoli danni su scala locale. Un esempio è la meteorite di Tunguska che abbatté una intera foresta. Esplose a 8 km di quota ed aveva circa 60 m. di diametro o poco piu. L’area devastata era paria a 2200 metri quadrati.

3°LIVELLO: si trovano corpi chilometrici, essi arrivano fino al suolo comportando effetti devastanti su scala nazionale o anche globale che possono dar luogo a sconvolgimenti climatici delle durata di qualche anno.

4°LIVELLO: appartengono corpi con diametro di decine di km. responsabili di estinzioni di massa. Studiando le tracce dei crateri esistenti sul nostro pianeta, alcuni studiosi hanno proposto che 65 milioni di anni fa cadde una meteora tra 5 e 10 km a CHIXULUB nella penisola dello Yucatan. Essa fu probabilmente responsabile della scomparsa non solo dei dinosauri ma della maggioranza delle creature viventi di quel tempo.

METEORE NELLA STORIA

Prima di parlare delle attuali conoscenze riguardanti meteore e meteoriti, è interessante rivolgere uno sguardo nel passato, e tracciare, a grandi linee, il percorso del pensiero scientifico per giungere all’acquisizione delle informazioni attuali.

La scarsità di testimonianze su eventi meteorici nei tempi antichi, potrebbe essere ascritta alla rarità dei fenomeni eclatanti, come caduta di un bolide o intense piogge meteoriche, e al fatto che qual’ora fosse avvenuto avrebbe riguardato un’area geografica piuttosto limitata.

Anche Plinio il vecchio annota la loro rarità e la mancanza di una spiegazione del fenomeno.

I primi documenti che attestano l’osservazione di eventi meteorici si hanno già nell’epoca egizia e nell’antiche cronache cinesi (2000 a.C.) . Più che le meteore destarono grande interesse le “meteoriti”, infatti le “pietre cadute dal cielo” furono venerate da molte civiltà.

Prove indirette lasciano pensare che fin dall’età del bronzo l’uomo conoscesse l’origine celeste delle meteoriti, e usasse il ferro contenuto nelle sideriti (qualità comune di meteoriti) per fabbricare lame cerimoniali. Ad esse si attribuivano poteri sovrannaturali.

Nella tomba del faraone Tutankamon, tra vari oggetti preziosi, fu rinvenuto un pugnale cerimoniale con manico di gran pregio. La lama di questo pugnale è ferro purissimo quindi è stata ricavata sicuramente da un meteorite.

Nella tradizione islamica, la “kaaba” alla Mecca, considerata l’ombelico del mondo, è stata costruita nel punto in cui cadde la “pietra nera” (che è ancora custodita al suo interno) Essa viene considerata come la presenza di Allah sulla terra: si tratta, in verità, di una enorme meteorite.

Il filosofo greco Anassagora, durante studi astronomici effettuati ad Atene, fu particolarmente interessato dall’evento della caduta di un meteorite, (sicuramente la piu antica di cui si abbia notizia certa) ciò avvenne nel 416 a.C. a Egospotamo in Tracia, poiché era caduta in pieno giorno, gli sembrò ragionevole che si trattasse di un pezzo di sole che si era staccato, e concluse che il “sole” doveva essere una massa di ferro incandescente, più grande del Peloponneso, e non molto distante dalla Terra!

Meteore e meteoriti furono considerati fenomeni che si verificavano nei bassi strati dell’atmosfera terrestre, e questa idea non venne cambiata nei secoli a seguire. Seneca definì le meteore come “alterazioni che l’aria provoca e subisce” e le classifica come fenomeni transitori, alla stregua dei “fulmini” .

Nel VI° e VII° secolo, in Europa, ci si riferiva spesso alle meteore come “ignis” o “globus igneus” (palle di fuoco) o anche con il termine “fulgor” (raggio), e solo dal VII° secolo in poi si aggiunse la definizione di “stella cadente”, il cui termine seminò terrore tra la gente interpretandole come una imminente fine del mondo.

Ancora piu allarmante dovette apparire la caduta di meteoriti avvenuta vicino Narni (VT), quando, durante una spettacolare pioggia meteorica, si videro cadere dal cielo molte pietre.

Le perseidi, pioggia di stelle che prende il nome dalla costellazione da cui sembra provenire lo sciame, sono ancor oggi note come “le lacrime di San Lorenzo”, e stanno a ricordare che le meteore, anche in tempi moderni, sono ancor legate a tradizioni e superstizioni popolari.

Così pure è l’usanza di esprimere un desiderio guardando una stella cadente. Essa va ricondotta ad una antica credenza francese, secondo la quale, ogni stella cadente era un’anima che sollecitava il suo ricordo ai vivi, e per quell’anima bisognava invocare una preghiera. In seguito questa credenza si tramutò in un desiderio, non più per le anime, ma per se stessi.

STUDI MODERNI

Nel 1794 si ebbe finalmente una svolta nello studio di questi corpi; una analisi delle testimonianze del passato riguardante bolidi, meteore e meteoriti, portò gli scienziati ad ipotizzare la loro natura cosmica, sebbene molti scienziati continuarono anche allora, a pensare che tutto ciò fosse solo una credenza popolare poiché le testimonianze del passato non godevano certo di alcun credito. Oltretutto ammettere una simile teoria avrebbe significato contraddire quello che per secoli era stato un punto fermo della cosmologia, ossia che non esistevano corpi nello spazio esistente tra la Terra e la Luna.

A Siena, durante una violenta tempesta di stelle cadenti, piovvero davvero pietre dal cielo e questo evento segnò l’inizio di ferventi ricerche volte a stabilirne l’origine. Una delle prime teorie fu l’attribuzione della loro origine alle eruzioni vulcaniche, infatti pochi giorni prima dell’evento si era avuta una eruzione del Vesuvio. Tuttavia qualche mese più tardi, due trattati scientifici sull’argomento, esclusero il legame tra la caduta di pietre dal cielo e il Vesuvio, concludendo che le pietre provenivano dall’atmosfera, e che erano composte da un materiale chiamato: “soldanite” .

Da quel momento gli scienziati presero più serie considerazioni sulla caduta di pietre dal cielo, e nel 1805, si pronunciarono a favore della teoria della origine lunare delle meteore.

La memorabile pioggia meteorica del Novembre del 1833 contribuì a chiarire l’origine delle meteoriti. Questa pioggia di meteore permise all’astronomo Olmstid di notare che la loro provenienza poteva collocarsi in un punto fisso del cielo, situato nella costellazione del Leone.

La sua scoperta permise all’astronomo Schiaparelli di definire la natura e la periodicità degli sciami meteorici. Fu egli a battezzare il primo sciame di stelle cadenti di cui osservò il “radiante” ovvero l’origine, e che chiamò perseidi (10 agosto). Nella sua relazione scrisse:

Le traiettorie apparenti e le velocità crescevano con l’allontanarsi dalla costellazione di Perseo: questo moto mette fuor di dubbio l’origine cosmica delle stelle cadenti"

Schiaparelli riuscì anche a dimostrare la relazione tra uno sciame e una cometa. Confermò la teoria che le comete fossero composte da materiale sfaldabile, e che i residui, incontrando la Terra su un punto della sua orbita, cadessero sottoforma di meteore incandescenti.

Nel 1875 Newton, esaminando le cronache di precedenti osservazioni delle meteore, riscontrò una periodicità di 33-34 anni nell’intensità dello sciame delle Leonidi che si verifica ogni anno attorno alla metà di Novembre, e così si arrivò a concludere che gli sciami si rinfoltivano dopo ogni passaggio al perielio della cometa genitrice.

PERCHE’ OSSERVARE LE METEORE

Certamente una bella pioggia di stelle cadenti è uno spettacolo appagante sotto il profilo estetico. il loro studio è uno dei piu comuni campi di ricerca a cui si dedicano gli astrofili. Sebbene la scienza utilizzi oggi le onde radio i palloni sonda e altre apparecchiature sofisticate per rilevarle, tuttavia il maggiore contributo lo danno gli astronomi dilettanti. L’osservazione visuale fornisce un gran numero di dati che le apparecchiature non possono mai dare.

L’attendibilità delle osservazioni visuali, ai fini statistici, è garantita dalla standardizzazione e i dati forniti da più osservatori sparsi nel mondo, coprendo l’intero arco della giornata, consentono una analisi a tutto campo.

Questi dati vengono raccolti dalle organizzazioni che si occupano di questo campo, le quali propongono anche moduli da compilare, schemi e consigli per l’osservazione.

Integrando tutto il materiale ricevuto è possibile tracciare un quadro delle caratteristiche dello sciame e comprendere la distribuzione dei residui lungo la nostra orbita. Lavorando in equipe è anche possibile stabilire la traiettoria dei bolidi piu luminosi ed individuare, con semplici calcoli trigonometrici, l’esatto punto in cui è caduta una presunta meteorite.

L’ATTREZZATURA PER LA RILEVAZIONE DELLE STELLE CADENTI

Inutile munirsi di telescopi o di binocoli in genere, giacché questi strumenti hanno un campo di osservazione piuttosto ristretto e difficilmente la traccia di una meteora transita nel loro campo… l’occhio umano, in questi casi, è lo strumento più ottimale.

Per memorizzare le informazioni riguardanti le meteore, colore, magnitudine, direzione ecc… è utile munirsi di un semplice registratore, esso ci permette di registrare ciò che abbiamo veduto senza distogliere lo sguardo dalla volta celeste e soprattutto senza dimenticare nulla.

Prima di iniziare la nostra osservazione è meglio abituare gli occhi al buio per almeno 15 minuti, successivamente, in caso ci sia bisogno di illuminare carte celesti o altre ose, si può utilizzare una torcia schermata con filtro rosso: la luce rossa non abbaglia gli occhi e non ci distoglie dall’osservazione del cielo.

Chiunque abbia provato a osservare il cielo stando in piedi per parecchio tempo, ha imparato a proprie spese che questo è il modo migliore per indolenzirsi. Affinché l’osservazione risulti piu agevole è consigliabile munirsi di una sedia a sdraio o un lettino pieghevole, una coperta di lana, e un copricapo caldo, ciò eviterà di sdraiarsi sul prato o per terra dove l’umidità è maggiore, e si avrà una visione del cielo più ampia. Questo vale anche in piena estate, poiché durante le notti, in aperta campagna, c’è sempre aria umida e fresca.

E’ importante, tra l’altro, pensare all’abbigliamento adatto, soprattutto quando si osserva ad una quota superiore ai 500 mt s.l.m. e si estende la propria osservazione fino alle luci dell’alba. Non bisogna sottovalutare il disagio derivante dal freddo, perciò ocorre coprirsi bene le estremità (he per prime ne risentono), coprirsi con maglioni e pantaloni pesanti, evitando jeans o pantaloni leggeri. E’ utile anche ritemprarsi di tanto in tanto con un thermos pieno di bevande calde: cioccolata o caffè.

Meteora singola
pioggia meteorica
bolide esploso e frammentato

COME SI FORMANO LE METEORE

Nel suo moto orbitale la Terra interseca una quantità enorme di polveri e piccoli frammenti rocciosi (meteoroidi) basti pensare che ogni 15 minuti cadono sulla Terra sottoforma di polveri o di frammenti meteoritici, circa 3000 kg. di materiale extraterrestre! Questo materiale è per la maggiorparte disintegrato in granelli di polvere del peso di qualche millesimo o al max centesimo di grammo. Questi frammenti vengono rilasciati da comete o da asteroidi vacanti nello spazio. Una particella di roccia gia dell’ordine di uno o due millimetri (praticamente una capocchia di spillo) che impatta con la nostra atmosfera, produce una stella cadente luminosissima, di luminosità pari a quella delel stelle più brillanti del cielo.

Il motivo per il quale questi piccoli corpi possono dar luogo a fenomeni tanto luminosi da essere osservati anche a distanze superiori a qualche centinaia di km. è dovuto alla velocità con la quale i meteoroidi si scontrano con l’atmosfera. Questa, a secondo che l’impatto avvenga nello stessa direzione in cui si muove la Terra o in direzione opposta (scontro frontale) può variare da

12 Km./sec (43.200 km/h) a 72 km./sec (259.200 km/h)

A tali velocità i meteoroidi si surriscaldano e si disgregano generando una scia di gas altamente ionizzato capace di emettere un’enorme quantità di fotoni che in parte si manifestano sottoforma di luce visibile. Il fenomeno dura qualche decimo di secondo e inizia da una quota di 100 km. per poi terminare tra i 70 e 80 km. di quota. Quindi a 70 km. da terra la stella cadente si è gia spenta e ridotta in polvere finissima senza arrecare danni a cose o a persone.

Meteoroidi più consistenti, già del diametro di qualche centimetro fino a qualche decina di centimetri, danno luogo a fenomeni più consistenti, e a volte impressionanti. Essi acquisiscono una luminosità a volte pari a molte volte quella della più lucente stella e addirittura possono arrivare o superare la luminosità della luna piena !

nel caso una meteora superi la magnitudine -4 (circa la stessa luminosità del pianeta Venere) viene definita come “bolide” e di solito rilascia nel cielo una persistente scia di fumo luminescente.

Sono i “bolidi” ovvero meteore più grandi e più luminose che, a volte, possono dar luogo alla caduta in terra di residui rocciosi o metallici detti “meteoriti”. Ciò non accade spesso, e le maggiori probabilità di “caduta di meteoriti” si hanno quando i bolidi sono dotati di velocità non troppo elevata ed hanno una densità sufficiente per resistere all’ablazione (attrito atmosferico).

Quando un meteoroide inizia la sua caduta libera sul suolo terrestre, viene sottoposto a temperature altissime e a queste si aggiunge la pressione frontale, ossia quella esercitata dall’aria ed opposta alla direzione di percorrenza dell’oggetto, il risultato è lo schiacciamento del corpo e il rapido sgretolamento. Tuttavia una roccia di materiale molto compatto o di composizione metallica, e una velocità di ingresso ridotta, possono favorire la caduta a terra del meteoroide.

A circa 15-30 km di quota il meteoroide ha perduto gran parte della sua energia cinetica e quindi comincia a raffreddarsi e non è più soggetto a consumo. In quel caso riesce a raggiungere il suolo ed impattare con una velocità media di 300 km/h.

ELEMENTI DA RILEVARE NELL’OSSERVAZIONE DI UNA STELLA CADENTE

1° - Stabilire (se possibile) se la meteora veduta appartiene a qualche sciame conosciuto e ciò lo si può fare studiandone la traiettoria, stabilendo il radiante e la velocità. Una meteora nelle vicinanze del suo radiante è infatti più lenta e mostrerà una traccia piuttosto corta o addirittura puntiforme se la vediamo prospetticamente di fronte.

2° - Rilevare la sua magnitudine, ovvero la sua luminosità, paragonandola a quella delle stelle note del cielo.

3° - Rilevare la traccia ossia la direzione tra le stelle ( da… a…) l’ora in cui si è vista, l’eventuale colore, o se è un bolide anche eventuali tracce di fumo o suoni elettrofonici.

IMPORTANZA DELLA FOTOGRAFIA E CONSIGLI

L’osservazione fotografica è un valido strumento per lo studio delle meteore. La prima foto risale al 1885, ripresa a Praga da Weinek, ma in quel tempo le emulsioni fotografiche non erano molto sensibili, tuttavia da allora la fotografia delle meteore suscitò sempre più interesse. In questa sezione cercheremo di dare consigli per coloro che volessero fotografare le stelle cadenti.

Allora cominciamo con il dire che non tutte le macchine fotografiche sono buone allo scopo. Occorre munirsi di una reflex o comunque di una macchina fotografica che abbia l’opzione di avere tempi di posa “B”, lettera che viene dalla parola “bulb” e che significa posa a piacere, ossia finché lo scatto viene premuto e non rilasciato, l’otturatore della macchina fotografica rimane aperto. Infatti per le meteore (fenomeni imprevedibili) e occorrono tempi di posa relativamente lunghi.

Attenzione però… alcune macchine fotografiche moderne hanno otturatori elettronici e quindi quando si tengono aperte a lungo sulla posa B consumano energia e possono esaurirsi facilmente, altre invece (come la yashica FX3) lasciano addirittura acceso un led interno all’esposimetro e questa piccola luce, per tempi di posa lunghi, potrebbe rovinare il fotogramma scattato, in questo caso conviene togliere la batteria.

La scelta dell’obiettivo è molto importante: quanto più è luminoso tanto migliori saranno i risultati. Per questo è meglio orientarsi su obiettivi a focale fissa, evitando quelli a zoom variabile. Gli elementi da valutare nella scelta dell’obiettivo sono: la lunghezza focale e l’apertura del diaframma, tenendo conto che una focale troppo lunga abbraccia un campo troppo stretto e diminuisce le possibilità che una meteora transiti proprio nel campo inquadrato, mentre quanto più il valore del diaframma è alto, tanto minore è la luminosità.

Gli obiettivi che meglio si addicono alla fotografia sono compresi tra il 28 mm e il 50 mm. di focale. Per fare un esempio dicoamo che un obiettivo da 50 mm, aperto a f/2.8, riuscirà a registrare meteore di oltre mezza magnitudine più deboli di un obiettivo di focale 28 mm. avente sempre la stessa apertura di diaframma.

Poiché in genere una meteora rimane visibile nel cielo per circa un secondo o solo una frazione di secondo, è importante che l’emulsione delle pellicole usate nella fotografia sia abbastanza elevata, ossia tra gli 800 ISO e i 1600 ISO.

Per inquadrare un probabile campo dove cadranno le meteore è consigliabile inquadrare una porzione di cielo distante una trentina di gradi dal radiante, tenendo conto tuttavia di mantenere il campo inquadrato almeno ad una ventina di gradi sopra l’orizzonte. La macchina fotografica deve essere montata su un cavalletto stabile e protetto dal vento. Munirsi di uno scatto flessibile con (vite di fermo), poi aprirla in tempo di posa B e scattare bloccando lo scatto. Dopo 5-10 min max conviene cambiare fotogramma.

CARATTERISTICHE DELLE METEORITI

La Terra conserva ancora cicatrici di antichi impatti con meteoriti, alcuni di essi certamente hanno avuto un ruolo assai importante nell’evoluzione dell’ecosistema terrestre.

Ogni anno grandi quantità di detriti cosmici cadono sulla Terra, per lo più si tratta di “micro-meteoriti” o addirittura polveri. Per dare una idea sulla quantità di materiale cosmico che cade ogni anno sul nostro pianeta diciamo che è stato stimato per 40.000 tonnellate! Alcuni di questi detriti finiscono per essere trovati da esperti ricercatori e raccolti. Uno dei serbatoi più ricchi di meteoriti è il continente antartico, ma non perché in questa zona sono caduti più detriti (anzi forse meno di altre località geografiche) ma solo perché questi oggetti vengono ad essere intrappolati nel ghiaccio, che li conserva da erosioni e da altri moti della crosta terrestre, per poi rilasciarli di tanto in tanto grazie al lento movimento dei ghiacciai.

ritrovamento di una meteorite nel continente antartico

CADUTE A GRAPPOLO

La possibilità che si verifichi la caduta di un grosso meteorite è davvero bassa, quasi sempre cadono esemplari piuttosto piccoli, ovvero frammenti che poi si disperdono in un area ellittica detta “ellisse di dispersione”, questa elisse può contenere un’area di molti chilometri quadrati!

Raggiunti i 50 km di quota, meteoroidi di grandi dimensioni (bolidi) sono sottoposti a schiacciamento e finiscono per esplodere nell’aria frammentandosi in tanti pezzi piccoli.

Fenomeno diverso ed assai raro è invece quello della caduta di una singola meteorite con massa rocciosa e compatta e di diametro maggiore a 10 mt. Questo meteoroide risentirebbe solo minimamente dell’attrito dell’aria terrestre e non solo non esploderebbe nell’aria ma arriverebbe tranquillamente a terra sprigionando tutta la sua terribile energia cinetica, generando quindi crateri di considerevoli dimensioni (minimo 25 volte il diametro del meteoroide) .

Il “meteor crater” in Arizona, è un cratere generato da un meteoroide di 50 mt di diametro che sprigionò una energia pari a 5 megaton! Le sue dimensioni sono di 1200 mt di diametro e 200 di profondità .

COME RICONOSCERE UNA METEORITE

Le meteoriti possono differenziarsi per densità, colore e consistenza. Per distinguerle dalle comuni pietre terrestri l’indizio più evidente è rappresentato dalla “crosta di fusione”, ossia un involucro quasi sempre scurissimo o nero, che si forma per l’elevata temperatura raggiunta durante il breve tragitto atmosferico.

Di solito le meteoriti contengono ferro, e questo ferro riesce a deviare l’ago di una bussola o essere attratto da una calamita. Nelle ferrose la crosta di fusione si presenta come una patina bruna e lucida, molto scura, sulla quale appaiono piccole fosse come quelle che si possono lasciare con le dita, premendo su un morbido blocco di creta (regmaglipti).

Se la caduta non è avvenuta in tempi recenti, la crosta delle meteorite presenta uno strato di ossido di ferro di colore rossastro. Inoltre, se l’oggetto è composto prevalentemente di ferro, per sincerarsi che sia un reperto meteorico autentico, lo si può segare e la superficie ferrosa va lisciata e trattata con alcune gocce di acido nitrico, in quel caso appaiono delle strutture tipiche dei meteoriti ferrosi , ossia dei cristalli di ferro e di nichel opportunamente incrociati chiamate “figure di Widmanstatten”. Per altre meteoriti invece si dovrà procedere all’analisi chimica di un laboratorio specializzato.

Condrite comune
Pallasite
Siderite

CLASSIFICAZIONE MINERALOGICA DELLE METEORITI

Le meteoriti vengono abitualmente classificate in base alla loro composizione che può essere rocciosa, metallica o mista. Quelle di tipo roccioso sono le più frequenti, rappresentando il 95% delle cadute, tuttavia sono le più rare a trovarsi in quanto è più difficile riconoscerle.

LE CONDRITI - rappresentano l’80% delle meteoriti che cadono sul nostro pianeta. Hanno una composizione chimica composta di silicati e la loro caratteristica è di essere composte di condruli, ossia di piccole masse di forma sferoidale del diametro che va da alcune frazioni di millimetro fino a condrule grosse uno o due centimetri. Si sono formate dai residui della nebulosa primordiale che ha dato origine al sole. Il materiale residuo è stato infatti scagliato lontano dal vento solare e poi orbitando o portato dalle comete è tornato nei pressi del sole sottoforma di meteoroidi

Le ACONDRIDI, sono invece costituite da materiale magmatico. In esse non compaiono le condrule l’età di formazione sembra essere più recente, Probabilmente le acondriti sono rocce appartenenti ad asteroidi e arrivate fino a noi a seguito di impatti catastrofici tra pianetini.

LE PALLASITI, sono composti da olivina, non raramente cristallina e trasparente, con inclusioni di ferro-nichel. La loro provenienza è sicuramente attribuibile agli strati più interni del mantello dei pianeti o dei grandi asteroidi, giunto fino a noi sempre a seguito di impatti catastrofici.

LE MESOSIDERITI, Sono tra le più originali meteoriti. Costituite in prevalenza di “breccia”, miscuglio di silicati e metalli in parti quasi uguali, e sono indizio di ripetuti impatti di meteoriti sulla superficie di pianeti lontani. Il materiale è stato poi eiettato nello spazio e infine giunto fino a noi. Il minerale più diffuso in esse è l’eucrite.

LE SIDERITI, sono parte del nucleo di grandi pianeti o di altrettanto grandi asteroidi. Sono composte di ferro purissimo con piccole percentuali di nichel. Sono riconoscibili per la loro pesantezza e dal fatto che vengono attratti fortemente da una calamita.

Inquinamento Luminoso

“Le città e le strade sono sempre più illuminate, spesso molto più di quanto non richieda la sicurezza del traffico e della vita civile. La società tecnologica tende a cancellare la notte, come se l’uomo moderno conservasse una atavica paura del buio.” Piero Bianucci

PREMESSA

I raggi luminosi (fotoni od onde elettromagnetiche) emessi dalle fonti luminose artificiali quali: i lampioni stradali, le torri faro, i globi, le insegne, ecc., diretti verso il cielo, danno luogo all’inquinamento luminoso, cioè alla rottura dell’equilibrio naturale luce/buio.

Una qualsiasi civiltà extraterrestre che osservasse il nostro pianeta scoprirebbe che esso è abitato notando l’irradiazione luminosa notturna e quali effetti avrebbe tale scoperta?

L’effetto più immediato attribuibile all’inquinamento luminoso è l’azione di “oscuramento” della visione notturna del cielo, come può essere facilmente riscontrato osservando il cielo di notte dalle nostre città.

Con un tale cielo, senza neanche una stellina visibile, i nostri avi non avrebbero scoperto nulla; invece gli antichi popoli d’oriente del primo millennio avanti Cristo, (Caldei, Babilonesi, Greci), posero le basi dell’astronomia proprio grazie al cielo limpido e nero, trasferendo così le loro conoscenze a Copernico, Keplero e Galileo.

Lontani sono quei tempi e l’uomo moderno guidato dalla sua cecità illumina a giorno le città perché ha paura del buio.

Sembrerà strano ma è stata creata una “notte diurna” con uno “spreco energetico alle stelle”.

La situazione migliora leggermente uscendo dagli agglomerati urbani, ma anche in piena campagna si nota una campana luminosa che mescolandosi all’orizzonte con l’inquinamento atmosferico toglie alla visuale il suo antico splendore.

I grandi osservatori astronomici sono posti nelle poche zone buie del pianeta, come le Ande Cilene o le isole Canarie (dove è situato il telescopio nazionale Galileo) o addirittura nello spazio (telescopio spaziale “Hubble”)

EFFETTI SULL’UOMO E SULL’AMBIENTE

L’inquinamento luminoso ha molteplici effetti negativi sull’uomo e sul mondo che lo circonda, di tipo:

a) culturale - la cultura popolare del cielo è ormai ridotta ad eventi particolari di tipo astronautico; perdendo il contatto diretto con il cielo l’uomo si è impoverito rispetto alle culture millenarie degli antichi popoli orientali, la differenza è esattamente la metà, gli antichi vedevano a 360 gradi, noi a 180 gradi, mancandoci la visione aerale. A titolo di esempio si pensi che gran parte degli scolari vedono le costellazioni celesti solo sui libri di scuola, e gli abitanti delle grandi città non hanno mai visto una stella. Si pensi che la notte successiva all’ultimo grande terremoto che colpì la città di “Los Angeles”, una miriade di chiamate intasò i centralini telefonici degli istituti scientifici della “California” per sapere che cosa fosse accaduto in cielo. In realtà si trattava solo del fatto che la momentanea sospensione di energia elettrica in molte zone della città e la parziale distruzione di molti impianti di illuminazione avevano reso visibili ai cittadini quel cielo stellato che i più non avevano mai visto.

Ormai sembra che l’uomo pascoli, la sua vista è’ rivolta sempre a terra.

b) artistico - passeggiando nei centri storici delle città o nelle loro zone artistiche si noterà come l’uomo con una illuminazione cervellotica riesca a deturpare tanta bellezza, studiata e realizzata con abnegazione dagli artisti; luci e poi luci, fari che illuminano a giorno le piazze. In molte città, negli ultimi anni, sono stati installati degli orrendi impianti di illuminazione, spesso rivolti verso il cielo, deturpando così i già degradati centri storici. L’illuminazione delle zone artistiche e dei centri storici deve essere mirata e deve integrarsi con l’ambiente circostante in modo che le sorgenti illuminanti diffondano i raggi luminosi in maniera soffusa o come si suol dire " a raso " dall’alto verso il basso, così da mettere in risalto le bellezze dei monumenti;

c) scientifico - dell’effetto scientifico già si è accennato, si pensi che causa l’inquinamento luminoso, gli astronomi sono stati costretti ad inviare un telescopio in orbita attorno alla Terra per scrutare i confini dell’universo, con la spesa sostenuta si sarebbero potuti costruire almeno 100 osservatori astronomici sul nostro pianeta. Per non parlare del danno ricevuto dagli astrofili (amanti del cielo o astronomi dilettanti), che per osservare il cielo sono diventati esuli della notte;

d) ecologico - l’illuminazione notturna ha sicuramente un effetto negativo sull’ecosistema circostante, flora e fauna vedono modificati il loro ciclo naturale “notte - giorno”.

Il ciclo della fotosintesi clorofilliana che le piante svolgono nel corso della notte può subire alterazioni dovute proprio ad intense fonti luminose che, in qualche modo, “ingannano” il normale oscuramento. Per fare altri esempi, si pensi alle migrazioni degli uccelli che si svolgono ciclicamente secondo precise vie aeree e che possono subire “deviazioni” proprio per effetto dell’intensa illuminazione delle città. Negli Stati Uniti in un parco pubblico illuminato a giorno, alcuni orsi hanno distrutto i vari lampioni in quanto “fastidiosi” per il riposo di questi simpatici animali.

e) psicologico - nell’uomo i riflessi sono metabolici e psichici; la troppa luce o la sua diffusione in ore notturne destinate al riposo provoca "disturbi della personalità "; quante persone di notte, nella propria casa, per riposare sono costrette a chiudere completamente le serrande? Oltre che dal rumore e dall’inquinamento atmosferico, l’uomo deve difendersi dalla luce “amica”.

Riflettiamo un attimo e immaginiamoci le serate di 2000 anni fa, avvolte dal silenzio, dall’aria pura e dal buio;

f) risparmio energetico - una razionalizzazione degli impianti di illuminazione, una ottimale scelta del tipo di lampade (ad alta efficienza e basso consumo), la schermatura delle lampade, l’illuminazione a raso, porterebbero ad una migliore qualità della vita ed ad un notevole risparmio energetico.

Riferendoci alla nostra nazione citiamo ad esempio: l’illuminazione stradale, le torri luminose illuminanti gli snodi stradali-ferroviari-portuali, gli impianti sportivi, gli impianti industriali, le insegne luminose, le giostre luminose con raggi che arrivano ad altezze di decine di chilometri, ecc.

Sarebbe bene che le Amministrazioni regolamentassero l’emissione luminosa ed i proprietari o i gestori delle fonti sopra citate, siano essi pubblici o privati, avviassero uno studio di dettaglio dei loro impianti luminosi, correggendo gli errori di progettazione. Si potrebbe così risparmiare danaro migliorando la qualità della vita nell’ambiente circostante;

g) economico - gli impianti di illuminazione debbono essere installati laddove sono veramente indispensabili e con i dovuti accorgimenti, magari riducendone l’intensità quando non si ha bisogno della piena potenza, in modo da risparmiare tra i 300 e 500 miliardi di lire all’anno per la sola Italia.

Inoltre , se a ciò si aggiunge che gli osservatori astronomici nazionali costruiti con denaro pubblico non possono operare al massimo delle prestazioni, allora il danno economico sale alle “stelle”.

CONCLUSIONI

E’ indubbio che tutti, direttamente o indirettamente, addetti ai lavori o non, siamo interessati alla sopravvivenza dell’astronomia, alcuni per motivi scientifici o amatoriali, altri anche per motivi economici.

Allora, vista la legge di crescita dell’inquinamento luminoso, solo con uno sforzo comune si riuscirà a tamponare la falla apertasi nel nostro amato cielo e se non si passa alle azioni concrete gli effetti saranno ovvii: gli osservatori del cielo dovranno riporre i loro telescopi in cantina, i commercianti vedranno drasticamente ridotte le loro vendite, le riviste astronomiche, se sopravviveranno, dovranno trattare di prodotti preconfezionati o di argomenti lontani dall’astronomia popolare.

D’altronde è inconfutabile che l’uomo moderno non può fare a meno delle fonti luminose, anche per motivi di sicurezza e nessuno vuole farlo tornare al buio più completo, neanche l’astronomo o l’astrofilo più incallito, ma sicuramente è richiesta una politica energetica e dell’illuminazione di nuova concezione e solo se sarà attuata l’uomo ne uscirà vincitore.

E’ ormai inderogabile una legge dello Stato che regolamenti l’emissione luminosa, e sia un punto di riferimento per operare localmente sul territorio.

LA CARTA ETICA CELESTE

Pubblicata per gentile concessione U.A.I.

Un fiume di luce artificiale cancella le stelle, il cielo notturno sta morendo.

L’inquinamento luminoso, l’effetto dell’emissione luminosa verso l’emisfero superiore, è definito come la rottura dell’equilibrio naturale giorno/notte - luce/buio.

La carta dell’etica celeste è un codice comportamentale ed ha lo scopo di salvare il cielo notturno.

ENUNCIATI GENERALI

a – il cielo stellato, immagine visuale e reale dell’universo, è patrimonio dell’umanità;

b – non alteriamo l’equilibrio naturale giorno/notte;

c – non inviamo le luce artificiale verso la volta celeste;

d – rispettiamo la flora e la fauna;

e – non turbiamo l’equilibrio psico - fisico delle persone;

f – non abbagliamo le persone e gli animali;

g – non distruggiamo la cultura astronomica, ereditata dai nostri padri;

h – non disturbiamo l’osservazione e la ricerca astronomica;

i – risparmiamo l’energia e le risorse economiche;

l – non riduciamo la sintesi clorofilliana delle piante.

ENUNCIATI PARTICOLARI

m- usiamo apparecchi di illuminazione per esterni di tipo schermato;

n – illuminiamo dall’alto verso il basso;

p – riduciamo l’emissione luminosa in tarda nottata;

q – non illuminiamo a giorno ed a dismisura i monumenti, le chiese, le aree archeologiche ed altri soggetti urbanistici;

r – inviamo la luce solo laddove i cittadini ne usufruiscono;

s – non proiettiamo immagini sulla volta celeste o sul territorio o sulle facciate degli edifici;

t – non usiamo le giostre luminose e i fari laser;

u – usiamo lampade monocromatiche o poco “calde” (di colore rosa/arancione), limitiamo l’uso delle lampade “calde” (di colore bianco);

v – usiamo lampade ad alta efficienza luminosa;

z – accendiamo/spegniamo gli impianti dopo/prima il crepuscolo civile;

x - spegniamo gli impianti quando la luce non serve;

y – i dettami di questa carta servano alla progettazione degli impianti di illuminazione per esterni, alla costruzione delle lampade e degli apparecchi, alla installazione degli apparecchi;

w – rispettiamo e diffondiamo la carta etica celeste;

& - chi non si atterrà a quanto riportato dalla carta etica celeste, diverrà uno dei tanti distruttori e devastatori del cielo stellato; questa tremenda infamia ed il suo nome saranno ricordati e tramandati nei secoli.

REGOLAMENTO STANDARD - Pubblicato per gentile concessione U.A.I.

REGOLAMENTO COMUNALE NORMALIZZATO DA PROPORRE ALLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI PER LA PROTEZIONE DEL CIELO NOTTURNO

COMUNE DI _________________

Deliberazione n° ____ / 2001

IL CONSIGLIO COMUNALE

· Premesso:

· - che l’eccesso d’illuminazione pubblica e privata esterna determina nella città, oltre ad uno spreco ingente d’energia, una ridotta efficienza del servizio reso, nonché fenomeni di inquinamento luminoso che ostacolano gravemente, tra l’altro, l’osservazione astronomica, impedendo talvolta la possibilità di visione del cielo, anche con effetti di abbagliamento ottico per gli automobilisti e disturbi psico-fisici per i cittadini;

· - che il 20 / 25% dell’energia elettrica impegnata per l’illuminazione esterna viene inutilmente disperso verso l’alto con un dispendio economico annuale ingente;

· - che per risolvere le problematiche esposte occorre una seria e programmata razionalizzazione dell’uso, delle forme e del tipo delle sorgenti di luce esterna finalizzata al:

·

· 1. Contenimento del consumo energetico derivante dall’illuminazione esterna pubblica e privata;

· 2. Miglioramento dell’illuminazione pubblica e privata, secondo i principi di reale fruizione e là dove serve effettivamente ai cittadini;

RITENUTO OPPORTUNO esercitare un controllo effettivo e vincolante per un più razionale uso dei sistemi di illuminazione esterna pubblica e privata;

VISTE le raccomandazioni per la progettazione di impianti di illuminazione esterna elaborate dall’Unione Astrofili Italiani e dal Dark Sky Association, le norme UNI - CEI, gli articoli n° 23, 47 e 51 del Nuovo Codice della Strada;

VISTO il Regolamento per il miglioramento dell’illuminazione pubblica e privata esterna elaborato dall’U.T.C., contenente norme per il contenimento del consumo energetico e dell’inquinamento luminoso, allegato alla presente deliberazione per farne parte integrante;

RITENUTO detto Regolamento meritevole di approvazione;

DELIBERA

  1. Approvare Il “Regolamento per il miglioramento dell’illuminazione pubblica e privata esterna attraverso il contenimento del consumo energetico e l’abbattimento dell’inquinamento luminoso” allegato alla presente deliberazione.è approvato.

  2. Rendere efficace il Regolamento medesimo dopo 60 gg. dalla esecutività della presente deliberazione.

REGOLAMENTO PER IL MIGLIORAMENTO DELL’ILLUMINAZIONE PUBBLICA E PRIVATA ESTERNA ATTRAVERSO IL CONTENIMENTO DEL CONSUMO ENERGETICO E L’ABBATTIMENTO DELL’INQUINAMENTO LUMINOSO

ART. 1 - Impianti di illuminazione esterna pubblici e privati preesistenti alla data di entrata in vigore del presente Regolamento.

A. Gli impianti di illuminazione pubblica e privata esistenti alla data di entrata in vigore del seguente Regolamento, in caso di ricostruzione radicale di tutto l’impianto o sostituzione parziale dei corpi illuminanti, dovranno essere rispondenti alle disposizioni di cui all’art.2.

B. Gli impianti di illuminazione, particolarmente inquinanti od abbaglianti, tipo globi luminosi, fari, torri faro, ottiche aperte, insegne luminose, individuati dall’Ufficio Tecnico Comunale (U.T.C.) o dalla Polizia Municipale (anche su segnalazione delle locali associazioni di astrofili, se presenti), se pubblici dovranno essere sostituiti con gradualità ed in relazione alle risorse finanziarie disponibili se privati dovranno essere messi a norma entro e non oltre 360 gg. dalla data della segnalazione della Polizia Municipale o dell’ U.T.C. al titolare dell’impianto. Le sostituzioni o le messe a norma dovranno essere rispondenti alle disposizioni di cui all’art.2 seguente.

C. Entro (60) sessanta giorni dall’entrata in vigore del presente Regolamento, tutte le insegne luminose commerciali della città dovranno essere spente alla mezzanotte (sono esclusi: il periodo estivo dal 1 Giugno al 31 Agosto, il periodo invernale dal 20 Dicembre al 10 Gennaio dell’anno successivo, le festività legalmente riconosciute, le feste indette o comunque autorizzate dall’Amministrazione Comunale). Fanno eccezione, inoltre, le insegne riguardanti la sicurezza o dedicate a indicazioni stradali e servizi pubblici o di esercizi con licenza di apertura notturna.

D. Entro (60) sessanta giorni dall’entrata in vigore del presente Regolamento, è vietato usare fasci luminosi roteanti o fissi rivolti verso l’alto, quali i fari, fari “Laser” e le giostre luminose. E’ vietato, altresì, proiettare immagini sul cielo sovrastante il territorio comunale o sullo stesso territorio, sia di giorno sia di notte.

ART. 2 – Impianti di illuminazione esterna pubblici e privati da costruirsi successivamente alla data di entrata in vigore del presente Regolamento.

A. Le specifiche tecniche, i capitolati di appalto, la progettazione, degli impianti di illuminazione per esterni, dovranno rispettare i criteri della massima economicità sia riguardo l’esercizio e la manutenzione degli impianti sia riguardo la costruzione, nel rispetto primario della normativa antinquinamento luminoso del presente Regolamento. In particolare gli impianti di illuminazione per esterni, di norma, dovranno essere costruiti sia su un’unica fila di pali diritti e con una sola sorgente luminosa per palo sia con l’ottica di cui al comma 2.E parallela al terreno. Eventuali deroghe ai criteri sopraesposti dovranno costituire eccezione e motivati dal progettista dell’impianto con apposita relazione da presentarsi all’U.T.C.

Per le prestazioni illuminotecniche degli impianti di illuminazione si assumono come limite massimo gli stessi valori riportati sulla attuale Norma UNI 10439 ed i suddetti valori, nel caso di modifica della Norma, potranno variare in diminuzione e mai in aumento.

B. E’ vietato installare sorgenti luminose che provochino l’abbagliamento ottico dei pedoni e/o degli automobilisti e che comunque che in conseguenza di ciò possano costituire pericolo. E’ vietato, altresì, installare sorgenti luminose che inviino in maniera preponderante il flusso luminoso contro le facciate degli edifici abitati od all’interno di immobili abitati, onde evitare disturbi del sonno ai cittadini che vi abitino.

C. È vietato l’uso di lampade al mercurio, agli alogenuri, ad incandescenza o comunque lampade la cui emissione luminosa copra tutto lo spettro visibile; in deroga sono ammesse sia le lampade agli alogenuri solo per applicazioni particolari quali quelle previste al comma 2H o al comma "L sia le lampade elettroniche a basso consumo di cui al comma 2F.

D. Tutte le lampade dei lampioni stradali e non, dovranno essere al sodio ad alta pressione aventi un’efficienza luminosa maggiore od uguale a 100 lumen/watt e con potenza nominale non superiore a 250 W; in deroga sono ammesse lampade al sodio con potenza fino a 400 W laddove esistano condizioni ambientali particolari come incroci stradali, nodi ferroviari, ordine pubblico, giustizia, difesa, zone portuali, aeroportuali, fluviali, lagunari, purché opportunamente giustificate dal progettista dell’impianto con apposita relazione da presentarsi all’U.T.C. Sono, altresì, consigliate le lampade al sodio a bassa pressione aventi un’efficienza luminosa maggiore od uguale a 130 lumen/watt e con potenza nominale minore od uguale a 135 W; in deroga sono ammesse lampade al sodio a bassa pressione con potenza fino a 180 W laddove esistano condizioni ambientali particolari quali incroci stradali, nodi ferroviari, ordine pubblico, giustizia, difesa, zone portuali, aeroportuali, fluviali, lagunari, purché opportunamente giustificate dal progettista dell’impianto con apposita relazione da presentarsi all’U.T.C.

È’ lasciata libera scelta circa l’uso delle lampade al sodio a bassa od alta pressione, pur consigliando le lampade al sodio a bassa pressione per le zone periferiche, depositi o scali, svincoli autostradali, industrie, cimiteri, distributori di benzina.

E. Tutti i lampioni, le torri faro, i fari e loro similari dovranno avere caratteristiche “antinquinamento luminoso con basso fattore di abbagliamento ed a ridotto consumo energetico” come di seguito definite:

“Apparecchi di illuminazione con fattore G non inferiore a 6,5 a vetri di protezione piatti ad incasso, equipaggiate con lampade al sodio di cui al punto 2.D. In particolare le torri faro dovranno avere una protezione perimetrale schermante di altezza pari almeno a quella dei fondi piatti prospicienti le lampade e saranno equipaggiati con lampade della stessa tipologia di cui al precedente punto 2.D.

Non è necessaria la protezione perimetrale schermante per le torri faro con proiettori asimmetrici dotati di vetro piano, purché accuratamente installati e con le ottiche perfettamente parallele al piano di campagna.

F. È vietato l’uso di apparecchi di illuminazione altamente inquinanti quali globi luminosi, lanterne non schermate, ottiche aperte, insegne luminose con fascio luminoso verso l’alto.

Sono ammessi globi luminosi dotati di adeguato schermo non riflettente verso l’alto o lanterne schermate dotate di schermo riflettente ospitante la lampada opportunamente incassata nello schermo, gli schermi dei globi e delle lanterne dovranno riflettere la luce verso terra.

Sia per i globi che per le lanterne schermate è obbligatorio l’uso di lampade al sodio ad alta pressione di cui al punto 2.D di potenza minore o uguale a 150 W. Solo per casi particolari interessanti sia globi che lanterne schermate di piccole dimensioni ed in numero ridotto, come ad esempio per i giardini privati, sono ammesse le lampade elettroniche a basso consumo.

Sono ammesse le insegne a muro dotate di paraluce schermante orizzontale lungo quanto l’insegna e profondo una volta e mezza la profondità dell’insegna stessa o comunque schermate mediante una soluzione illuminotecnica ed architettonica equivalente. Le insegne verticali su palo devono essere dotate sia di uno schermo orizzontale che di schermi verticali di profondità pari alla profondità dell’insegna stessa o comunque mediante una soluzione illuminotecnica ed architettonica equivalente. Per schermo si intende anche un elemento edile od altro materiale disaccoppiato dall’insegna stessa, tipo pensilina, balcone. Le insegne a giorno, non dotate di luce propria, dovranno essere illuminate dall’alto verso il basso, con una inclinazione delle ottiche dei faretti non superiore a 30° rispetto alla verticale al terreno.

G. Al fine di ridurre ulteriormente il consumo energetico e l’inquinamento luminoso, tutti i nuovi impianti, salvo quelli destinati a: ordine pubblico, giustizia, difesa o le seguenti zone: incroci stradali, nodi ferroviari, porti, aeroporti, per i quali tale norma è facoltativa, dovranno essere equipaggiati con riduttori di flusso luminoso, in grado di ridurre il flusso emesso dalle lampade dal 30 al 50 percento del valore nominale, dopo le ore 23.00 nel periodo dell’ora solare e dopo le 24.00 nel periodo dell’ora legale.

H. Per l’illuminazione monumentale è consentita la tecnica di illuminazione radente dall’alto verso il basso con lampade del tipo del punto 2.D. È ammessa l’illuminazione dal basso verso l’alto solo per monumenti /o aree di particolare valore storico/artistico/architettonico, nel qual caso i fasci di luce dovranno comunque essere proiettati con precisione sulle superfici da illuminare (il flusso non interessato dall’edificio o da altri ostacoli fissi deve essere inferiore al 10 % del flusso emesso dagli apparecchi illuminanti); in questo caso si possono usare lampade agli alogenuri. Nei casi particolari per i quali non si riesce a rientrare nel 10 % a causa della particolare forma del soggetto da illuminare, il progettista dovrà motivare il superamento di tale valore con apposita relazione da presentarsi all’U.T.C.

La luminanza massima ammessa è di 1 cd/m2.

I. Gli impianti di cui al punto 2.E non potranno superare l’intensità luminosa massima di 0 Candele per 1000 Lumen a 90° ed oltre rispetto alla verticale al terreno; sono escluse le lanterne schermate, i globi luminosi schermati, i fari, i proiettori delle torri faro e le torri faro stesse purché per tali impianti l’intensità luminosa non superi le 30 Candele per 1000 Lumen a 90° ed oltre rispetto alla verticale al terreno.

J. È vietato usare fasci luminosi roteanti o fissi rivolti verso l’alto, quali i fari, fari “Laser", giostre luminose. E’ vietato, altresì, proiettare immagini sul cielo sovrastante il territorio comunale o sul territorio stesso, sia di giorno sia notte.

K. Tutte le insegne luminose commerciali della città dovranno essere spente alla mezzanotte (sono esclusi: il periodo estivo dal 1 Giugno al 31 Agosto, il periodo invernale dal 20 Dicembre al 10 Gennaio dell’anno successivo, le festività legalmente riconosciute, le feste indette o comunque autorizzate dall’Amministrazione Comunale). Fanno eccezione le insegne riguardanti la sicurezza o dedicate a indicazioni stradali e servizi pubblici o di esercizi con licenza di apertura notturna.

L. I fari su palo o su parete debbono essere asimmetrici e con l’ottica parallela al terreno. E’ ammessa deroga per i fari simmetrici purché l’ottica sia rivolta verso il basso ed abbia un’inclinazione massima di 30° rispetto alla verticale al terreno.

I campi sportivi e gli stadi devono essere illuminati con fari asimmetrici con l’integrazione di fari simmetrici (inclinati verso il basso, direzionali e muniti di appositi schermi atti a ridurre al massimo l’emissione di luce verso l’alto e fuori dalla struttura sportiva), laddove i fari asimmetrici non riescano ad illuminare a sufficienza tutta l’area richiesta.

M. Le zone adiacenti il cimitero Comunale ed il cimitero stesso, vista la sacralità ed austerità del luogo, dovranno essere illuminate esclusivamente con lampade al sodio a bassa pressione od in via subordinata con lampade al sodio ad alta pressione e con corpi illuminanti di cui al comma 2E (sono escluse le torri faro ed i fari). I valori di luminanza (Cd/m2) non possono superare il valore di 0,5 Cd/m2

ART. 3 - Regime autorizzativo.

A. Per la realizzazione di nuovi impianti o il radicale rifacimento di quelli esistenti o la sostituzione parziale di apparecchi illuminazione di cui agli artt. 1 e 2, i soggetti privati o pubblici devono predisporre ed inviare all’U.T.C. apposito progetto, conforme alle norme del presente Regolamento, redatto da professionista abilitato. Dal progetto deve risultare la rispondenza dell’impianto ai requisiti del presente Regolamento.

B. L’U.T.C. trasmette copia del progetto alle locali associazioni di astrofili, ove presenti, per un parere consultivo, che dovrà essere espresso entro 15 giorni dalla data di invio, trascorsi i quali, in caso di mancato riscontro, detto parere dovrà intendersi favorevole.

Successivamente e comunque non oltre 60 giorni dalla richiesta l’U.T.C. autorizza o meno l’esecuzione dell’opera. Il diniego dovrà essere circostanziatamente motivato.

C. In sede di rilascio di concessioni e/o autorizzazioni edilizie, l’Ufficio Tecnico dovrà comunicare i vincoli stabiliti dal presente regolamento e verificare preventivamente la compatibilità degli impianti d’illuminazione esterna e di eventuali insegne pubblicitarie previsti nei progetti con gli stessi vincoli.

D. Al termine dei lavori, l’impresa installatrice dovrà attestare sotto la propria responsabilità, con apposita comunicazione da far pervenire all’Ufficio Tecnico competente entro 60 giorni dalla data di ultimazione dei lavori, la rispondenza delle sorgenti di luce ai criteri indicati nel presente Regolamento, fermi restando gli adempimenti previsti dalla legge 5 marzo 1990, n. 46.

E. L’impresa installatrice dovrà rilasciare al committente/appaltante un’apposita certificazione di rispondenza delle sorgenti di luce ai criteri indicati nel presente Regolamento. La certificazione avrà valore legale di corrispondenza dell’impianto al presente Regolamento nel caso di controllo da parte della Polizia Municipale.

ART. 4- Prevenzione, controlli, diffusione della disciplina antinquinamento luminoso.

Per la migliore conversione degli impianti il Comune e, tramite esso, qualsiasi altro soggetto, potrà avvalersi della consulenza tecnica fornita gratuitamente dalla Commissione Inquinamento Luminoso dell’Unione Astrofili Italiani (UAI) o dalla Sezione Italiana dell’International Dark-Sky Association (IDA) o da Cielo Buio

In particolare, le locali Associazioni di astrofili, se esistenti, possono provvedere alla comunicazione all’Ufficio Tecnico e/o al Comando Polizia Municipale di eventuali anomalie riscontrate.

Il controllo dell’applicazione e del rispetto dei criteri esposti nel presente Regolamento è demandato al Corpo di Polizia Municipale di propria iniziativa o su segnalazione dell’Ufficio Tecnico Comunale o delle locali Associazioni sopra menzionate.

Il Comune, anche di concerto con le Associazioni locali di astrofili e/o con la Commissione Nazionale Inquinamento Luminoso dell’Unione Astrofili Italiani e/o con Sezione Italiana dell’International Dark-Sky Association (IDA) e/o con Cielo Buio ed altri Enti, organizzerà campagne promozionali per la reale ed effettiva applicazione dei criteri indicati dal presente regolamento.

ART. 5 - Sanzioni e disposizioni finali

A. Il titolare di un’impianto di illuminazione che contravviene alle norme degli articoli 1 e 2, incorre nella sanzione amministrativa da Lire 150.000 a Lire 900.000 per ogni punto luce. Se trattasi di impianti di cui ai commi 1D e 2J, oltre la suddetta sanzione, è d’obbligo spengere l’impianto all’atto dell’elevazione del verbale. Tutti gli altri impianti non in regola, debbono essere messi a norma entro e non oltre 180 gg. dalla data di elevazione del verbale. Nei casi particolari di entrata in funzione di impianti di illuminazione che, oltre a contravvenire le norme del presente Regolamento, dovessero devastare il territorio e l’ambiente circostante a causa della potenza installata e per la la vastità del territorio occupato, oltre le sanzioni previste dal presente comma e dal comma 5C, è facoltà del Sindaco emettere un’ordinanza di spegnimento dell’impianto; l’impianto rimarrà spento fino alla messa a norma.

C. Chiunque progetta e/o realizza impianti contravvenendo le norme previste agli Art. 1 e 2 del presente Regolamento e/o l’iter previsto dall’Art.3, incorre nella sanzione amministrativa da Lire 100.000 a Lire 600.000, per ogni punto luce non conforme.

I proventi di dette sanzioni saranno impiegati dal Comune per l’adeguamento degli impianti di illuminazione pubblica ai criteri di cui al presente Regolamento.

FINANZIAMENTI RIGUARDO AGLI IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE A BASSO CONSUMO ENERGETICO E CONTRO L’INQUINAMENTO LUMINOSO.

Riguardo ai finanziamenti, ci sono 4 strade da seguire con oggetto il risparmio energetico, sempreché gli impianti siano tali:

IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE PER ESTERNI

INTRODUZIONE

L’inquinamento luminoso è dovuto principalmente agli impianti di illuminazione per esterni, tipo: torri faro, lampioni, globi luminosi, giostre luminose, insegne, ecc.

La quantità di luce inquinante il cielo si compone di una parte diretta che quantitativamente può oscillare fra il 0,3 % e il 70% di quella emessa, l’altra è dovuta alla riflessione della superficie terrestre (in media 10% circa), le due componenti provocano un effetto devastante sull’ecosistema circostante (come già ampiamente dimostrato nei precedenti numeri di “Astronomia”). Per una città tipo, la radiazione globale diretta verso il cielo oscilla fra il 20 ed il 30% della totale emessa dagli impianti di illuminazione.

La luce diffusa nell’atmosfera limita le magnitudini visibili e fotografabili, in special modo per gli oggetti deboli.

L’articolo è così suddiviso:

I - Illuminotecnica;

II - Lampade;

III - Apparecchi di illuminazione per esterni.

Nella prima parte vengono trattate e definite le grandezze base dell’illuminotecnica; seguono le lampade e gli impianti per esterni. Con ciò ho voluto dare all’astrofilo quella conoscenza di base indispensabile per riconoscere le varie tipologie d’impianto e selezionare le fonti inquinanti da quelle antinquinamento luminoso. Con questo bagaglio, le associazioni potranno instaurare un dialogo con le amministrazioni comunali, ecc. e fornire utili consigli ai competenti uffici tecnici o addirittura elaborare appositi regolamenti studiati ad hoc per il loro territorio.

Tutti dobbiamo essere interessati al problema dell’inquinamento luminoso, anche chi osserva un cielo nero come la pece; ci sono esempi evidenti, di come possa essere inquinato un sito osservativo, ad esempio tramite una giostra luminosa.

ILLUMINOTECNICA

L’illuminotecnica è la scienza dell’illuminazione.

La radiazione visibile dall’uomo è compresa in media fra 0,4 e 0,76 micron (un milionesimo di metro); in astronomia si usa un’altra unità di misura denominata Amstrong (1 Amstrong è uguale a 0,0001 micron). Nella figura 1 è rappresentato lo spettro visibile, si noterà che alle piccole lunghezze d’onda troviamo il violetto e alle grandi lunghezza d’onda il rosso. L’occhio umano è più sensibile alla lunghezza d’onda di circa 5.500 A (giallo - verde). La differenza di lunghezza d’onda percepibile dall’occhio umano va da 10/30 A fra 5.000 e 6.000 A e circa 60 A verso il rosso.

Le pellicole fotografiche sono ben diverse dall’occhio umano e a seconda dei tipi presentano una sensibilità più o meno marcata a certe lunghezze d’onda, in questo campo l’esperienza è d’obbligo.

Le grandezze tipo dell’illuminotecnica sono:

1 - Flusso luminoso

Il flusso luminoso rappresenta la quantità di luce od energia raggiante emessa nell’unità di tempo:

F = quantità di luce/tempo

dalla quale si deduce che il flusso luminoso è una potenza (energia diviso tempo).

Il flusso luminoso si può calcolare anche moltiplicando la potenza per un coefficiente di visibilità variabile con la lunghezza d’onda.

L’unità di misura del flusso luminoso è il Lumen (lm) che corrisponde al flusso luminoso emesso da una sorgente di luce puntiforme di intensità (I) pari ad una candela (cd) ed uscente dalla superficie di un metro quadrato di superficie sferica con raggio pari a un metro (sferaradiante) (fig.2).

2 - Efficienza luminosa

L’efficienza luminosa è pari al rapporto fra il flusso luminoso (lm) emesso da una sorgente luminosa e la potenza elettrica assorbita (Watt, W):

E = F/P

L’efficienza luminosa si misura in lm/W; essa è una funzione variabile con il tipo di lampada, ad esempio per una lampada ad incandescenza è pari a circa 15 lm/W, per le lampade al mercurio: 40- 60 lm/W, per le lampade al sodio ad alta pressione: 70 - 150 lm/W, per le lampade al sodio a bassa pressione: 100 - 180 lm/W, infine per le lampade agli alogenuri: 60 - 100 lm/W.

Le lampade al sodio a bassa pressione sono le più efficienti, seguite da quelle al sodio ad alta pressione, alogenuri, mercurio, ecc.

3 - Intensità luminosa

L’intensità luminosa si calcola con la formula:

I = dF/dw

dove dF è il flusso luminoso in una direzione, emesso dalla sorgente luminosa all’interno di un piccolo cono e dw l’angolo solido del cono stesso.

In pratica l’intensità luminosa non è altro che la densità di flusso in una certa direzione (fig.3).

L’unità di misura dell’intensità luminosa è la candela (cd) e corrisponde all’intensità luminosa emessa da un corpo nero ad una temperatura di 1.766 gradi centigradi (fusione del platino) in direzione perpendicolare ad un foro di uscita con un area pari a 1/600.000 metri quadrati sotto la pressione di 101,325 Pascal (1 Pascal è uguale ad 1 Newton diviso 1 metro quadrato).

Per semplificare la formula dell’intensità luminosa di cui sopra, si può definire l’intensità luminosa media sferica (sfera di raggio pari a 1 metro) Im di una sorgente ideale emettente lo stesso flusso della sorgente considerata, con una intensità identica in tutte le direzioni (isotropa):

Im = F/(4 x 3,14)

infatti la superficie di una sfera è data dalla formula 4 x 3,14 x R x R, da cui si può desumere che se Im è pari ad 1 candela, il flusso luminoso emesso è pari a 12,56 lm.

L’intensità luminosa è importante in quanto costituisce la parte fondamentale della curva fotometrica (la curva fotometrica, come vedremo in seguito, da l’indicazione circa l’applicazione di una lampada).

4 - Illuminamento

L’illuminamento è pari al rapporto fra il flusso luminoso incidente ortogonalmente su una superficie e l’area della superficie che riceve il flusso, quindi una densità di flusso:

L = dF/dA

L’unità di misura dell’illuminamento è il lux (lm/mq).Il lux è definito come il flusso luminoso emesso da una sorgente luminosa (situata al centro di una sfera) con una intensità luminosa di 1 candela che illumina una superficie di 1 mq (si veda la fig.2). L’illuminamento varia con l’inverso del quadrato della distanza dalla sorgente luminosa (fig.4).

5 - Luminanza o brillanza

La luminanza è pari al rapporto fra l’intensità luminosa emessa in una certa direzione e l’area della superficie emittente perpendicolare alla direzione:

U = dI/dA

La luminanza si misura in cd/mq; 1 cd/mq equivale al flusso luminoso emesso per unità di angolo solido (intensità luminosa di 1 candela) entro una area unitaria perpendicolare alla direzione del flusso luminoso. Nel caso che il flusso luminoso non sia perpendicolare alla superficie, allora bisogna dividere U per cosy, dove y è l’angolo fta flusso e ortogonale alla superficie (fig.5).

La luminanza è importante in quanto se supera certi valori per ciascuna lampada abbaglia l’occhio umano.

5 - Luminosità o radianza

La luminosità si calcola dividendo il flusso luminoso emesso e l’area della superficie irraggiante:

U =dF/dA

La luminosità si misura in lm/mq; 1 lm/mq è il flusso luminoso di 1 lumen emesso in un emisfero da una area unitaria della superficie irragiante.

LE LAMPADE

Le lampade sono la parte vitale dell’impianto di illuminazione ed il loro campo di emissione nello spettro visibile, ci indica le zone dove è maggiore l’emissione luminosa (su tutto lo spettro o nel rosso o nel violetto, ecc.).In figura 6 è visibile lo spettro delle lampade che verranno esaminate in seguito.

Va premesso che le lampade ad incandescenza, nostre care amiche casalinghe, sono state del tutto abbandonate nell’uso esterno, a causa della loro bassissima efficienza luminosa.

Le lampade trattate in questo articolo basano il loro funzionamento sul fenomeno fisico della scarica dei gas e sono: agli alogenuri con tipica luce bianca; al sodio ad alta pressione con buona efficienza luminosa e buona resa cromatica; ai vapori di mercurio con luce bianca; al sodio a bassa pressione ad altissima efficienza luminosa.

Si può affermare che, in linea di massima, il campo di applicazione indicato dai costruttori ed installatori (indicato con x) è il seguente:

ALOGENURI 	SODIO A.P.	MERCURIO 	SODIO B.P.
    

STRADE VELOCI X X X
RACCORDI X X X X
STRADE CITTADINE X X
PIAZZE X X X
INCROCI STRADALI X X X
DEPOSITI X X X X
PARCHI, GIARDINI

X X X X
IMPIANTI SPORTIVI X X X
STADI X
ZONE INDUSTRIALI X X X X
Sul campo di applicazione indicato dalla tabella si possono muovere le seguenti critiche:

1 -Lampade agli alogenuri

Sono molto usate negli impianti sportivi, presentano una tonalità di luce diurna o bianchissima (oltre i 4.500 gradi Kelvin). Emettono su tutto lo spettro visibile e la loro efficienza luminosa è discreta. Sono il nemico numero uno dell’astrofilo in quanto la loro radiazione non può essere filtrata con i filtri passa/banda (filtri nebulari).

La loro sostituzione con altri tipi di lampade è problematica laddove sono usate per illuminare i campi sportivi; come poi vedremo, bisogna puntare sull’inclinazione dei fari, sull’utilizzo delle ottiche asimmetriche, sulle schermature e sulla riduzione della potenza.

2 -Lampade ai vapori di sodio ad alta pressione

Presentano una tonalità calda ( rosa/arancione) minore di 3.000 K. Sono usate soprattutto nell’illuminazione delle vie cittadine (fig.7) e la loro efficienza luminosa è superiore a quella delle lampade al mercurio e delle lampade agli alogenuri. In genere emettono fra 5.500 e 7.500 A ma con intensità decrescente con la lunghezza d’onda (dal giallo al rosso). I filtri nebulari permettono di filtrare la loro radiazione.

3 -Lampade ai vapori di mercurio

Le lampade al mercurio (fig.8) sono presenti soprattutto nelle strade cittadine. Emettono luce bianca a 4.000 - 3.000 K ed il loro spettro copre tutta la luce visibile con punte dal violetto all’arancione. (4.00 - 6.500 A). Sono il nemico n.2 dell’astrofilo. La tendenza attuale prevede la loro sostituzione con le lampade al sodio ad alta pressione. Tra l’altro, la legislazione le considera rifiuto speciale in quanto contenenti mercurio. In definitiva sono da evitare per 3 motivi: scarsa efficienza luminosa, emissione su tutto lo spettro, rifiuti speciali.

4 -Lampade ai vapori di sodio a bassa pressione

Presentano la più alta efficienza luminosa, emettono luce monocromatica sulla lunghezza d’onda del doppietto del sodio (589 - 589,6 nanometri) e quindi disturbano poco le osservazioni in quanto la luce è bloccata dai filtri nebulari. Sono le lampade migliori per efficienza luminosa ma data la loro emissione monocromatica sono utilizzate per le zone industriali, depositi, alcuni svincoli autostradali, distributori di benzina fuori città.

Qui di seguito, sono riportate le caratteristiche tecniche di alcune lampade da 250 W (180 al sodio a bassa pressione):

ALOGENURI 	SODIO A.P.	MERCURIO 	SODIO B.P.
    

FLUSSO LUMINOSO (lm) 20000 33000 14000 33000
EFFICIENZA LUMINOSA (lm/W) 80 132 56 183
LUMINANZA (cd/cm²) 1350 500 10 10
TEMPERAT. DI COLORE (°K) 4200 2000 3000 giallo
Analizzando con attenzione i dati in tabella, si desume che: l’efficienza luminosa delle lampade al sodio a bassa pressione è la più elevata, addirittura tripla delle lampade al mercurio, cioè a parità di lumen emessi le lampade al sodio a bassa pressione consumano un terzo dell’energia. Le lampade agli alogenuri hanno la più elevata intensità luminosa per unità di superficie emittente. La luce emessa è bianchissima per le lampade agli alogenuri, bianca per quelle al mercurio, rosa/arancione per le lampade al sodio alta pressione, giallo per le lampade al sodio a bassa pressione. Una lampada al sodio a bassa pressione, pur di potenza ridotta del 30%, ha un flusso luminoso pari ad una lampada al sodio ad A.P. da 250 W ed addirittura un flusso più che doppio rispetto ad una lampada al mercurio.

Riguardo alla durata di vita delle lampade, facciamo notare che gli alimentatori elettronici (premontati nel lampione) hanno allungato la durata della vita delle lampade al sodio, minimizzando la differenza con le lampade al mercurio. Inoltre, gli alimentatori permettono di stabilizzare l’efficienza luminosa delle lampade al sodio, cosa che non succede con le lampade al mercurio che con l’invecchiamento riducono la loro già bassa efficienza luminosa.

Il prezzo di una lampada al sodio ad A.P. è maggiore di circa il 30% rispetto ad una lampada al mercurio ed inoltre, nonostante gli alimentatori, la durata di vita delle lampade al sodio ad A.P. è comunque minore rispetto alle lampade al mercurio. Sembrerebbe che le lampade al sodio, nonostante la loro maggiore efficienza, poi portino ad un maggior costo di acquisto e manutenzione, ma in effetti quest’ultime due voci sono circa pari ad altri costi dovuti alle lampade al mercurio; infatti, quest’ultime danno luogo ad una spesa aggiuntiva dovuta sia alla raccolta, trasporto e successivo smaltimento a discarica controllata sia alla diminuzione di efficienza con l’invecchiamento.

APPARECCHI DI ILLUMINAZIONE PER ESTERNI

L’arredo funzionale dei luoghi di illuminazione costituisce un altro punto fondamentale riguardo all’ottimizzazione dell’emissione luminosa. Quest’ultima si realizza studiando ed armonizzando i seguenti fattori:

In questa paragrafo vengono trattati gli apparecchi illuminanti, lasciando a trattati più specializzati l’intero studio di un impianto di illuminazione. Nelle conclusioni, comunque, sono riportate le scelte mirate affinché si possa abbattere l’inquinamento luminoso e di conseguenza si abbia un certo risparmio energetico (lampade con minor potenza a parità di illuminamento).

Qui di seguito, a titolo di esempio, sono illustrate le principali caratteristiche di alcuni corpi illuminanti: globi luminosi, lampioni, fari, fornendo le soluzioni ottimali per limitare l’inquinamento luminoso.

1 - Globi luminosi

I globi luminosi sono delle micidiali palle illuminanti che deturpano il cielo, sinceramente non si riesce a capire come si sia arrivati a progettare un tale corpo illuminante; noi astrofili che non siamo addetti ai lavori notiamo che:

I globi sono utilizzati per illuminare aree urbane, giardini, parchi, centri storici e viali.

Il globo tipico presenta le caratteristiche sopra elencate. Dalla sua curva fotometrica riportante in ordinata l’intensità luminosa/flusso luminoso (cd/klm) in funzione dell’angolo di illuminazione, si vede chiaramente che i lobi sono 3, di cui 1 rivolto verso l’alto (a 180°); inoltre, a 0°, l’intensità luminosa è uguale a 0. Quest’ultime due caratteristiche stanno a testimoniare che il globo non illumina la parte sottostante dove è situato il palo, mentre illumina la parte sovrastante verso il cielo.

Esistono in commercio globi schermati, ad esempio con una cupola superiore in rame; la particolare costruzione genera una curva fotometrica meglio distribuita della precedente. Con questo globo si riduce l’inquinamento luminoso, si migliora l’illuminazione e si risparmia energia elettrica (si può usare una lampada con potenza ridotta del 30 - 40%). Se un globo con lampada al mercurio viene sostituito con un globo schermato e lampada al sodio, allora si raggiunge una riduzione della potenza pari al 60% - 70 %.

2 - Lampioni

I lampioni sono prevalentemente utilizzati per l’illuminazione stradale; le lampade usate sono al mercurio, al sodio ad alta pressione ed al sodio a bassa pressione.

Il lampione maggiormente in uso presenta una coppa in vetro o policarbonato che diffonde la luce; la coppa è pronunciata rispetto al telaio e ciò provoca dispersione di luce verso il cielo (dal 5 al 8%), la dispersione si accentua quando il lampione è inclinato rispetto al piano di calpestio, raggiungendo punte del 10 - 15%. Tra l’altro, il lampione a coppa da luogo all’abbagliamento ottico, pericoloso per gli automobilisti.

Il lampione schermato (cut - off in lingua inglese) ha l’ottica piana incassata, inoltre, questo tipo di lampioni è montato con una inclinazione rispetto al piano di calpestio di zero o pochi gradi. Le due soluzioni fanno in modo che la luce diretta verso il cielo sia minore del 1%. I lampioni schermati possono essere simmetrici od asimmetrici , intendendo con simmetrici quelli che hanno la lampada al centro dello schermo riflettente, il quale a sua volta ha la stessa forma a sinistra e destra della lampada. Gli asimmetrici, come poi si vedrà meglio per i fari (si veda figura relativa), presentano lo schermo riflettente di forma diversa a sinistra ed a destra, imponendo quindi con la loro configurazione la direzione di illuminazione; inoltre, la lampada è posta in una posizione laterale dello schermo riflettente.

La curva fotometrica del lampione schermato è più “panciuta” di quella relativa al lampione non schermato che presenta due lobi distinti con un vistoso abbassamento delle cd/klm in corrispondenza dell’angolo 0. Inoltre, il lampione schermato presenta un piccolo lobo in direzione ortogonale alla direzione della strada, mentre il lampione normale ha la curva “panciuta” che si estende uniformemente su un angolo di 360° sul piano di calpestio.

In definitiva, un lampione normale con lampada al mercurio da 250 W è equivalente ad un lampione schermato con lampada al sodio ad alta pressione da 100 W; inoltre abbatte vistosamente l’inquinamento luminoso.

3 - Fari e torri faro

L’analisi del faro e della torre faro (comprendente più fari) è l’ultima affrontata in questa sede.

I fari o proiettori sono prevalentemente utilizzati per l’illuminazione degli impianti sportivi, stadi, depositi, scali, stazioni elettriche, piazzali, monumenti, ecc.

In genere i fari montano le lampade agli alogenuri.

Il faro maggiormente in uso è di tipo simmetrico.

Il faro asimmetrico, già richiamato, presenta il vantaggio che da un lato dirige la luce a terra con un angolo di 70 - 80° fra la direzione della luce ed il piano di calpestio, dall’altro è direzionale con gradualità. Le curve fotometriche dei due tipi, simmetrico ed asimmetrico, sono rispettivamente riportati in figura 19 e 20.

La curva del faro asimmetrico sul lato lungo del faro è ripida da un lato per poi degradare dolcemente dall’altro; la curva del faro normale è simmetrica. Le curve continue sono relative al lato corto del faro e sono ambedue simmetriche.

In definitiva, un faro asimmetrico permette di “tagliare” il fascio di luce da un lato (esempio il lato esterno di uno stadio) e quindi dirige il flusso luminoso verso la zona da illuminare.

Un’altra grandezza fondamentale riguardante i fari è la loro inclinazione rispetto al piano di calpestio. Ad oggi si trovano fari simmetrici con le inclinazioni più svariate non mancando fari paralleli al terreno! In questo caso il 50% del flusso luminoso emesso è diretto verso il cielo ed inoltre si hanno fenomeni di abbagliamento o inquinamento ottico.

L’inclinazione deve essere ottimale per non diffondere la luce nell’ecosistema circostante ma soprattutto verso il cielo. In linea di massima l’inclinazione di un faro simmetrico non deve superare i 30°.

Esistono sul mercato dell’illuminazione delle torri faro schermate.

4 - Conclusioni

Riassumiamo brevemente i punti cardini:

1 - dove è possibile, si installino lampade al sodio a bassa pressione;

2 - per l’illuminazione stradale si adoperino i lampioni schermati con le lampade al sodio a bassa pressione od ad alta pressione di media potenza (70 - 100 W per le lampade a bassa pressione, 100 - 150 W per le lampade ad alta pressione; per le zone riguardanti la sicurezza si può derogare fino a 250 W per le lampade al sodio ad alta pressione e 150 W per lampade al sodio a bassa pressione);

3 - si evitino i globi luminosi o solo in casi particolari si ripieghi su quelli schermati con le lampade al sodio ad alta pressione di potenza inferiore od uguale a 100 -150 W;

4 - si possono installare promiscuamente lampade al sodio a bassa pressione e lampade al sodio ad alta pressione, affidando alle prime il compito di dare l’intensità luminosa di base e alle seconde di rendere la luce più “calda”.

5 - si limiti l’inquinamento dovuto alle torri faro, inclinando il più possibile i fari simmetrici od adoperando ottiche asimmetriche; nel caso di sostituzione o nuova installazione, la scelta deve cadere sulle torri faro schermate o se possibile su lampioni schermati in numero maggiore delle torri faro al fine di coprire tutta la superficie da illuminare;

6 - le insegne luminose schermate vengano spente alle 23 - 24;

7 - dopo le 23 - 24 si riduca l’intensità luminosa degli impianti non legati alla sicurezza;.

8 - laddove esistono viali molto ampi dove è richiesta la massima sicurezza, si possono usare lampioni con lampade al sodio ad alta pressione con potenza fino a 400 W; noi riteniamo che in questo caso siano migliori i proiettori asimmetrici con i quali è possibile delimitare al meglio le zone da illuminare e quindi risparmiare ulteriormente in potenza;

9 - è d’obbligo usare lampade con efficienza luminosa maggiore od uguale a 100 lm/w; in questo caso non sussistono problemi per le lampade al sodio, mentre per le lampade agli alogenuri la ricerca di mercato deve essere mirata in quanto siamo al limite massimo.

10 - sia per un minor impatto ambientale sia per un risparmio economico, debbono essere usati pali dritti su unica fila abbandonando i pali curvi a semplice o doppia pastorale a doppia od unica fila (es. Viale Europa a Civitavecchia, unica linea di pali dritti con lampioni schermati e lampade al sodio ad alta pressione).

COMUNE DI Civitavecchia

Deliberazione n. ____ / 99

IL CONSIGLIO COMUNALE

Premesso che:

il contenimento del consumo energetico derivante dall’illuminazione esterna pubblica e privata;
il miglioramento dell’illuminazione pubblica e privata, secondo i principi di reale fruizione e là dove serve effettivamente ai cittadini;
Ritenuto opportuno che il Comune di ______________________ eserciti un controllo effettivo e vincolante per un più razionale uso dei sistemi di illuminazione esterna pubblica e privata;

Valutato positivamente il disegno di legge n° 751 presentato al Senato della Repubblica in data 19 giugno 1996: Misure urgenti in tema di risparmio energetico da uso di illuminazione esterna e di lotta all’inquinamento luminoso, ricognitivo ed ampliativo di norme già vigenti - Legge 9 gennaio 1991, n° 9 e 10, cd. Piano Energetico Nazionale;

VISTO il Regolamento Comunale della città di Civitavecchia "“Regolamento per il miglioramento dell’illuminazione pubblica e privata esterna attraverso il contenimento del consumo energetico e l’abbattimento dell’inquinamento luminoso”, approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale di Civitavecchia il 25 giugno 1997;

Viste le norme UNI - CEI, gli articoli n° 23, 47 e 51 del Nuovo Codice della Strada e le raccomandazioni per la progettazione di impianti di illuminazione esterna elaborate dalla Società Astronomica Italiana e dall’Unione Astrofili Italiani;

VISTO il presente Regolamento per il miglioramento dell’illuminazione pubblica e privata esterna contenente norme per il contenimento del consumo energetico e dell’inquinamento luminoso;

ritenuto detto Regolamento meritevole di approvazione;

DELIBERA

ART. 1 - Il “Regolamento per il miglioramento dell’illuminazione pubblica e privata esterna attraverso il contenimento del consumo energetico e l’abbattimento dell’inquinamento luminoso” è approvato.

ART. 2 - Entro un mese dalla data di registrazione della presente Delibera presso il CO.RE.CO., il Comune provvederà a diffonderne la conoscenza in modo capillare secondo le modalità che verranno ritenute opportune.

REGOLAMENTO PER IL MIGLIORAMENTO DELL’ILLUMINAZIONE PUBBLICA E PRIVATA ESTERNA ATTRAVERSO IL CONTENIMENTO DEL CONSUMO ENERGETICO E L’ABBATTIMENTO DELL’INQUINAMENTO LUMINOSO

ART. 1 - Impianti di illuminazione esterna pubblici e privati preesistenti alla data di entrata in vigore del presente Regolamento.

Gli impianti di illuminazione pubblica e privata di cui al presente articolo dovranno essere modificati o sostituiti secondo le modalità di seguito esposte:

1.a - Entro 4 anni dall’entrata in vigore del presente regolamento, (2 anni per gli impianti siti nella zona di rispetto di cui all’art. 4), con processo graduale, dovranno essere sostituite tutte le lampade al mercurio dei lampioni stradali e non con lampade al sodio ad alta pressione aventi un’efficienza luminosa maggiore od uguale a 100 lumen/watt e con potenza nominale minore od uguale a 250 W; in deroga sono ammesse lampade al sodio con potenza fino a 400 W laddove esistano condizioni ambientali particolari quali: incroci stradali, ferroviari, ordine pubblico, giustizia, difesa, zone portuali, fluviali, lagunari.

Sono, altresì, ammesse le lampade al sodio a bassa pressione aventi un’efficienza luminosa maggiore od uguale a 130 lumen/watt e con potenza nominale minore od uguale a 135 W; in deroga possono essere usate lampade al sodio con potenza fino a 180 W laddove esistano condizioni ambientali particolari quali: incroci stradali, ferroviari, ordine pubblico, giustizia, difesa, zone portuali, fluviali, lagunari.

È lasciata libera scelta al soggetto pubblico e/o privato riguardo all’uso delle lampade al sodio a bassa od alta pressione.

1.b - Al rifacimento totale o parziale dell’impianto (3 anni per gli impianti siti nella zona di rispetto di cui all’art. 4), dovranno essere sostituiti o modificati con processo graduale i lampioni, le torri faro, i fari e loro similari con altri aventi caratteristiche “antinquinamento luminoso con basso fattore di abbagliamento ed a ridotto consumo energetico” e tecnicamente di seguito definite:

“Sorgenti di luce con fattore G non inferiore a 6,5 a vetri di protezione piatti ad incasso, equipaggiate con lampade al sodio della stessa tipologia di cui al precedente punto 1.a. In particolare, i fari e le torri faro dovranno avere una protezione perimetrale schermante di altezza pari almeno a quella dei fondi piatti prospicienti le lampade e saranno equipaggiati con lampade della stessa tipologia di cui al successivo punto 1.c”.

1.c - Entro 4 anni (3 anni per gli impianti siti nella zona di rispetto di cui all’art. 4), con processo graduale dovranno essere sostituiti, modificati o schermati le sorgenti di luce altamente inquinanti quali globi luminosi, lanterne, insegne, fari e torri faro, già funzionanti, in base ai seguenti criteri:

1.d - Entro 3 anni (2 anni per gli impianti siti nella zona di rispetto di cui all’art. 4), con processo graduale, i fari, i proiettori delle torri faro e similari, di cui al precedente punto 1.c; i fari simmetrici dovranno essere obbligatoriamente adeguati con una inclinazione dell’asse ottico rispetto alla ortogonale al terreno non superiore a 30° o sostituiti con fari asimmetrici inclinati a 0; i fari asimmetrici in funzione dovranno essere obbligatoriamente adeguati con una inclinazione rispetto alla ortogonale al terreno pari a 0°.

1.e - Per gli edifici e/o monumenti illuminati da fari o similari dovrà essere prevista la tecnica di illuminazione radente dall’alto con lampade di cui al punto 1.a. L’adeguamento dovrà avvenire entro 3 anni (2 anni per gli impianti siti nella zona di rispetto di cui all’art. 4), . È prevista deroga solo per soggetti di particolare pregio architettonico nel quale caso i fasci di luce dovranno rimanere almeno un metro al di sotto del bordo superiore da illuminare.

1.f - Dall’entrata in vigore del presente Regolamento è vietato l’uso di fasci luminosi roteanti o fissi rivolti verso l’alto, quali giostre luminose, ecc.

1.g - Tutti gli impianti di cui al punto 1.b non potranno superare l’intensità luminosa di 0 candele per lumen a 90° ed oltre fatta eccezione per le lanterne, i globi luminosi, i fari, i proiettori delle torri faro per i quali sono ammesse 30 candele per 1000 lumen a 90° e oltre.

1.h - Per gli impianti da rifare totalmente di cui al punto 1.b, al rifacimento diventeranno obbligatori i dispositivi di cui al successivo punto 2.e; per le restanti tipologie d’impianto detti dispositivi sono consigliati.

1.i - Al rifacimento totale o parziale (entro 3 anni per gli impianti siti nella zona di rispetto di cui all’art. 4) le insegne luminose di tipo commerciale, isolate e senza comando manuale, dovranno essere dotate di dispositivi atti a spegnerle alla mezzanotte. Dall’entrata in vigore del presente Regolamento tutte le insegne luminose commerciali della città dovranno essere spente alla mezzanotte. Fanno eccezione le insegne riguardanti la sicurezza o dedicate a: indicazioni stradali, ordine pubblico, giustizia, servizi pubblici e privati tipo ferrovie, porto, religiose, ecc.

ART. 2 - Impianti di illuminazione esterna pubblici e privati in fase di progettazione, appalto, esecuzione, alla data di entrata in vigore del presente Regolamento.

Dalla data di entrata in vigore del presente Regolamento sono obbligatorie le seguenti norme:

2.a - È vietato l’uso di lampade al mercurio, agli alogenuri, ad incandescenza o comunque lampade la cui emissione luminosa copra tutto lo spettro visibile; in deroga sono ammesse le lampade agli alogenuri solo per applicazioni particolari quali i campi sportivi o le lampade elettroniche a basso consumo di cui al punto 2d .

2.b - Tutte le lampade dei lampioni stradali e non dovranno essere al sodio ad alta pressione aventi un’efficienza luminosa maggiore od uguale a 100 lumen/watt e con potenza nominale minore o uguale a 250 W; in deroga sono ammesse lampade al sodio con potenza fino a 400 W laddove esistano condizioni ambientali particolari quali incroci stradali, ferroviari, ordine pubblico, giustizia, difesa, zone portuali, fluviali, lagunari. Sono, altresì, consigliate le lampade al sodio a bassa pressione aventi un’efficienza luminosa maggiore od uguale a 130 lumen/watt e con potenza nominale minore od uguale a 135 W; in deroga sono ammesse lampade al sodio a bassa pressione con potenza fino a 180 W laddove esistano condizioni ambientali particolari quali incroci stradali, ferroviari, ordine pubblico, giustizia, difesa, zone portuali, fluviali, lagunari.

È lasciata libera scelta al soggetto pubblico e/o privato riguardo all’uso delle lampade al sodio a bassa od alta pressione.

2.c - Tutti i lampioni, le torri faro, i fari e loro similari dovranno avere caratteristiche “antinquinamento luminoso con basso fattore di abbagliamento ed a ridotto consumo energetico” come di seguito definite:

“Sorgenti di luce con fattore G non inferiore a 6,5 a vetri di protezione piatti ad incasso, equipaggiate con lampade al sodio di cui al punto 2.b. Le ottiche devono essere montate parallelamente al terreno ed esclusivamente su pali diritti. In particolare le torri faro dovranno avere una protezione perimetrale schermante di altezza pari almeno a quella dei fondi piatti prospicienti le lampade e saranno equipaggiati con lampade della stessa tipologia di cui al precedente punto 1.c”.

2.d - È vietato l’uso di sorgenti di luce altamente inquinanti quali globi luminosi, lanterne, insegne luminose con fascio luminoso verso l’alto, ecc.

Sono ammessi globi luminosi dotati di adeguato schermo scuro non riflettente verso l’alto o lanterne schermati dotate di schermo riflettente ospitante la lampada opportunamente incassata nello schermo, gli schermi dei globi e delle lanterne dovranno riflettere la luce verso terra.

Sia per i globi che per le lanterne schermate è obbligatorio l’uso di lampade al sodio ad alta pressione di cui al punto 1.a di potenza minore o uguale a 150 W. Solo per casi particolari interessanti globi o lanterne schermate di piccole dimensioni ed in numero ridotto, come ad esempio per i giardini privati, sono ammesse le lampade elettroniche a basso consumo.

Sono ammesse le insegne dotate di paraluce schermante orizzontale lungo quanto l’insegna stessa e profondo almeno due volte l’insegna stessa o comunque schermate mediante una soluzione architettonica equivalente. Le insegne verticali devono essere dotate di due ulteriori schermi verticali di profondità pari ad almeno due volte l’insegna stessa o comunque mediante una soluzione architettonica equivalente… Le insegne a giorno, non dotate di luce propria, dovranno essere illuminate dall’alto verso il basso.

2.e - Al fine di ridurre ulteriormente il consumo energetico e l’inquinamento luminoso, tutti i nuovi impianti, salvo quelli destinati a: ordine pubblico, giustizia, difesa o zone legate alla sicurezza quali incroci stradali, ferrovie, zone portuali, per i quali tale norma è facoltativa, dovranno essere equipaggiati con dispostivi in grado di ridurre, tra il 30 ed il 50 percento, l’intensità della luce emessa dopo le ore 23.00 nel periodo dell’ora solare e dopo le 24.00 nel periodo dell’ora legale, quali:

2.f - Per tutti i nuovi impianti illuminanti edifici e/o monumenti è ammessa solo la tecnica di illuminazione radente dall’alto con lampade di cui al punto 1.a. È prevista deroga solo per soggetti di particolare pregio architettonico nel quale caso i fasci di luce dovranno rimanere almeno un metro al di sotto del bordo superiore da illuminare.

2.g - Gli impianti di cui al punto 2.b non potranno superare l’intensità luminosa massima di 0 candele per lumen a 90° ed oltre; sono ammesse 30 candele per 1000 lumen a 90° ed oltre.

2.h - È vietato installare fasci luminosi roteanti o fissi rivolti verso l’alto quali giostre luminose, ecc.

2.i - Le insegne luminose di tipo commerciale, isolate e senza comando manuale, dovranno essere dotate di dispositivi atti a spegnerle alla mezzanotte. Comunque tutte le insegne luminose commerciali della città dovranno essere spente alla mezzanotte. Fanno eccezione le insegne riguardanti la sicurezza o dedicate a: indicazioni stradali, ordine pubblico, servizi pubblici e privati tipo ferrovie, porto, religiose, ecc.

2.l – E’ vietato l’uso di fari simmetrici su palo; è consentito l’uso di fari simmetrici non su palo, con la condizione che l’inclinazione dell’asse ottico sia minore di 30° rispetto all’ortogonale al terreno. I fari singoli o multipli su palo debbono essere obbligatoriamente asimmetrici con una inclinazione dell’asse ottico di 0° rispetto all’ortogonale al terreno. E’ fatta deroga per i campi sportivi dove è ammesso l’uso di fari simmetrici solo laddove non si riescono a coprire delle zone da illuminare tramite i fari asimmetrici.

ART. 3 - Regime autorizzativo.

3a - E’ istituita una commissione costituita da un membro: dell’Ufficio Tecnico del Comune, dell’Ufficio Urbanistico, dell’Associazione______________________; la commissione dovrà esaminare tutti i progetti dei nuovi impianti di illuminazione o la modifica/rifacimento di quelli esistenti ed esprimere, a maggioranza, il parere favorevole/sfavorevole all’Ufficio Tecnico Comunale riguardo il rispetto del regolamento.

3b - Per la realizzazione di nuovi impianti o la modifica/rifacimento di quelli esistenti di cui agli artt. 1 e 2, i soggetti pubblici e privati devono predisporre ed inviare all’Ufficio Tecnico del Comune di ______________________ apposito progetto, redatto da una delle figure professionali previste per tale settore impiantistico, dal quale deve risultare la rispondenza dell’impianto ai requisiti del presente regolamento.

In sede di rilascio di concessioni e/o autorizzazioni edilizie, l’Ufficio Tecnico, verificata preventivamente la compatibilità del progetto con le norme del regolamento, esposto il progetto alla commissione e sentito il parere della stessa, dovrà comunicare ai soggetti di cui sopra i vincoli stabiliti dal presente regolamento e dare la concessione/autorizzazione, salvo imporre modifiche nel caso di non rispondenza.

Al termine dei lavori, l’impresa installatrice dovrà attestare sotto la propria responsabilità, con apposita comunicazione da far pervenire all’Ufficio Tecnico competente entro 30 giorni dalla data di ultimazione dei lavori, la rispondenza delle sorgenti di luce ai criteri indicati nel presente Regolamento, fermi restando gli adempimenti previsti dalla legge 5 marzo 1990, n. 46.

ART. 4 - Istituzione zona di rispetto attorno all’Osservatorio astronomico _____________

Viene fissata una zona di rispetto a protezione dell’Osservatorio Astronomico _____________________ sito in Via _____________________ - Comune di _______________________ - delimitata dalle vie (comprese le stesse e le aree che su esse si affacciano): _____________________________________________________________________________________________________________________________.

Detta zona è evidenziata nell’allegata planimetria.

ART. 5 - Prevenzione, controlli, diffusione della disciplina antinquinamento luminoso.

Per la migliore conversione degli impianti il Comune e, tramite esso, qualsiasi altro soggetto, potrà avvalersi della consulenza tecnica fornita gratuitamente dalla Direzione dell’Associazione ______________________ , nonché dalla Commissione Inquinamento Luminoso dell’Unione Astrofili Italiani.

In particolare, l’Associazione ______________________, provvede alla comunicazione all’Ufficio Tecnico e/o al Comando Polizia Municipale di eventuali anomalie riscontrate.

Il controllo dell’applicazione e del rispetto dei criteri esposti nel presente Regolamento è demandato al Corpo di Polizia Municipale di propria iniziativa o su segnalazione dell’Ufficio Tecnico comunale o dell’Associazione ______________________.

Il Comune, anche di concerto con l’Associazione ______________________, con la commissione nazionale sull’inquinamento luminoso dell’Unione Astrofili Italiani e/o con altri Enti, organizzerà campagne promozionali per la reale ed effettiva applicazione dei criteri indicati dal presente regolamento; in ogni caso saranno emesse apposite ordinanze per favorire il concreto rispetto di quanto previsto dallo stesso anche in relazione a nuove esigenze manifestatesi.

ART. 6- Sanzioni e disposizioni finali

6.a - Chi contravviene alle norme degli articoli 1 e 2, incorre nella sanzione amministrativa da lire 250.000 a lire 500.000 (500.000 - 1.000.000 per impianti compresi nell’area di rispetto di cui all’art.4). Se trattasi di giostre luminose roteanti o fasci di luce fissi rivolti verso il cielo, oltre la suddetta sanzione, è d’obbligo spegnere immediatamente l’impianto.

6.b - Chiunque realizza impianti non rispettando l’iter previsto all’art.3 incorre nella sanzione amministrativa da lire 500.000 a lire 1.000.000 (1.000.000 - 2.000.000 per impianti compresi nell’area di rispetto di cui all’art.4)…

I proventi di dette sanzioni saranno impiegati dal Comune di ______________________ per l’adeguamento degli impianti di illuminazione pubblica ai criteri di cui al presente Regolamento.

Entro un mese dall’approvazione del presente Regolamento il Comune provvederà a diffonderne la conoscenza in modo capillare secondo le modalità che verranno ritenute opportune.

COMUNE DI LADISPOLI

Deliberazione n° ____ / 99

IL CONSIGLIO COMUNALE
Premesso:

  1. Contenimento del consumo energetico derivante dall’illuminazione esterna pubblica e privata;
  2. Miglioramento dell’illuminazione pubblica e privata, secondo i principi di reale fruizione e là dove serve effettivamente ai cittadini;
    Ritenuto opportuno esercitare un controllo effettivo e vincolante per un più razionale uso dei sistemi di illuminazione esterna pubblica e privata;

Viste le norme UNI - CEI, gli articoli n° 23, 47 e 51 del Nuovo Codice della Strada e le raccomandazioni per la progettazione di impianti di illuminazione esterna elaborate dall’Unione Astrofili Italiani e dalla Società Astronomica Italiana;

VISTO il Regolamento per il miglioramento dell’illuminazione pubblica e privata esterna elaborato dall’U.T.C., contenente norme per il contenimento del consumo energetico e dell’inquinamento luminoso, allegato alla presente deliberazione per farne parte integrante;

ritenuto detto Regolamento meritevole di approvazione;

DELIBERA

  1. Approvare Il “Regolamento per il miglioramento dell’illuminazione pubblica e privata esterna attraverso il contenimento del consumo energetico e l’abbattimento dell’inquinamento luminoso” allegato alla presente deliberazione.è approvato.

  2. Rendere efficace il Regolamento medesimo dopo 60 gg. dalla esecutività della presente deliberazione.

REGOLAMENTO PER IL MIGLIORAMENTO DELL’ILLUMINAZIONE PUBBLICA E PRIVATA ESTERNA ATTRAVERSO IL CONTENIMENTO DEL CONSUMO ENERGETICO E L’ABBATTIMENTO DELL’INQUINAMENTO LUMINOSO

ART. 1 - Impianti di illuminazione esterna pubblici e privati preesistenti alla data di entrata in vigore del presente Regolamento.

A. Gli impianti di illuminazione pubblica e privata esistenti alla data di entrata in vigore del seguente Regolamento, in caso di ricostruzione radicale dovranno essere adeguati alle disposizioni di cui all’art.2 seguente.

B. Gli impianti di illuminazione pubblica particolarmente inquinanti, tipo globi luminosi, fari, ecc, individuati dall’Ufficio Tecnico Comunale, dovranno essere sostituiti con gradualità ed in relazione alle risorse finanziarie disponibili.

C. Entro (60) sessanta giorni dall’entrata in vigore del presente Regolamento, tutte le insegne luminose commerciali della città dovranno essere spente alla mezzanotte (sono esclusi: il periodo estivo dal 1 Giugno al 31 Agosto, le festività legalmente riconosciute, le feste indette o comunque autorizzate dall’Amministrazione Comunale). Fanno eccezione le insegne riguardanti la sicurezza o dedicate a indicazioni stradali e servizi pubblici o di esercizi con licenza di apertura notturna.

D. Entro (60) sessanta giorni dall’entrata in vigore del presente Regolamento, è vietato usare fasci luminosi roteanti o fissi rivolti verso l’alto, quali fari “Laser”.

ART. 2 – Impianti di illuminazione esterna pubblici e privati da costruirsi successivamente alla data di entrata in vigore del presente Regolamento.

A. Le specifiche tecniche, i capitolati di appalto, la progettazione, degli impianti di illuminazione per esterni, dovranno rispettare i criteri della massima economicità sia riguardo l’esercizio e la manutenzione degli impianti sia riguardo la costruzione. In particolare gli impianti di illuminazione per esterni, di norma, dovranno essere costruiti sia su un’unica fila di pali diritti e con una sola sorgente luminosa per palo sia con l’ottica di cui al comma 2.E parallela al terreno. Eventuali deroghe ai criteri sopraesposti dovranno costituire eccezione e motivati dal progettista dell’impianto con apposita relazione. I progetti debbono essere redatti uniformandosi ai valori di illuminamento (Lux) e luminanza (Cd/mq) stabiliti dalla norma U.N.I. 10439 e sue eventuali modifiche future.

B. E’ vietato installare sorgenti luminose che provochino l’abbagliamento ottico dei pedoni e/o degli automobilisti e che comunque che in conseguenza di ciò possano costituire pericolo.

C. È vietato l’uso di lampade al mercurio, agli alogenuri, ad incandescenza o comunque lampade la cui emissione luminosa copra tutto lo spettro visibile; in deroga sono ammesse le lampade agli alogenuri solo per applicazioni particolari quali i campi sportivi o le lampade elettroniche a basso consumo di cui al punto 2F.

D. Tutte le lampade dei lampioni stradali e non, dovranno essere al sodio ad alta pressione aventi un’efficienza luminosa maggiore od uguale a 100 lumen/watt e con potenza nominale minore o uguale a 250 W; in deroga sono ammesse lampade al sodio con potenza fino a 400 W laddove esistano condizioni ambientali particolari come incroci stradali, nodi ferroviari, ordine pubblico, giustizia, difesa, zone portuali. Sono, altresì, consigliate le lampade al sodio a bassa pressione aventi un’efficienza luminosa maggiore od uguale a 130 lumen/watt e con potenza nominale minore od uguale a 135 W; in deroga sono ammesse lampade al sodio a bassa pressione con potenza fino a 180 W laddove esistano condizioni ambientali particolari quali incroci stradali, ferroviari, ordine pubblico, giustizia, difesa, zone portuali.

È’ lasciata libera scelta circa l’uso delle lampade al sodio a bassa od alta pressione.

E. Tutti i lampioni, le torri faro, i fari e loro similari dovranno avere caratteristiche “antinquinamento luminoso con basso fattore di abbagliamento ed a ridotto consumo energetico” come di seguito definite:

"Sorgenti di luce con fattore G non inferiore a 6,5 a vetri di protezione piatti ad incasso, equipaggiate con lampade al sodio di cui al punto 2.D. In particolare le torri faro dovranno avere una protezione perimetrale schermante di altezza pari almeno a quella dei fondi piatti prospicienti le lampade e saranno equipaggiati con lampade della stessa tipologia di cui al precedente punto 2.D.

F. È vietato l’uso di sorgenti di luce altamente inquinanti quali globi luminosi, lanterne, insegne luminose con fascio luminoso verso l’alto.

Sono ammessi globi luminosi dotati di adeguato schermo non riflettente verso l’alto o lanterne schermate dotate di schermo riflettente ospitante la lampada opportunamente incassata nello schermo, gli schermi dei globi e delle lanterne dovranno riflettere la luce verso terra.

Sia per i globi che per le lanterne schermate è obbligatorio l’uso di lampade al sodio ad alta pressione di cui al punto 2.D di potenza minore o uguale a 150 W. Solo per casi particolari interessanti sia globi che lanterne schermate di piccole dimensioni ed in numero ridotto, come ad esempio per i giardini privati, sono ammesse le lampade elettroniche a basso consumo.

Sono ammesse le insegne a muro dotate di paraluce schermante orizzontale lungo quanto l’insegna stessa e profondo una volta e mezza la profondità dell’insegna stessa o comunque schermate mediante una soluzione illuminotecnica ed architettonica equivalente. Le insegne verticali su palo devono essere dotate sia di uno schermo orizzontale che di schermi verticali di profondità pari alla profondità dell’insegna stessa o comunque mediante una soluzione illuminotecnica ed architettonica equivalente. Per schermo si intende anche un elemento edile od altro materiale disaccoppiato dall’insegna stessa, tipo pensilina, balcone. Le insegne a giorno, non dotate di luce propria, dovranno essere illuminate dall’alto verso il basso, con una inclinazione delle ottiche dei faretti non superiore a 30° rispetto al terreno.

G. Al fine di ridurre ulteriormente il consumo energetico e l’inquinamento luminoso, tutti i nuovi impianti, salvo quelli destinati a: ordine pubblico, giustizia, difesa o zone legate alla sicurezza quali incroci stradali, nodi ferroviari, zone portuali, per i quali tale norma è facoltativa, dovranno essere equipaggiati con dispostivi in grado di ridurre, tra il 30 ed il 50 percento, l’intensità della luce emessa dopo le ore 23.00 nel periodo dell’ora solare e dopo le 24.00 nel periodo dell’ora legale, quali:

H. Per tutti i nuovi impianti illuminanti edifici e/o monumenti è ammessa solo la tecnica di illuminazione radente dall’alto con lampade di cui al punto 2.D. È prevista deroga solo per soggetti di particolare pregio architettonico, nel quale caso i fasci di luce dovranno comunque rimanere almeno un metro al di sotto del bordo superiore da illuminare.

I. Gli impianti di cui al punto 2.E non potranno superare l’intensità luminosa massima di 0 Candele per 1000 Lumen a 90° ed oltre rispetto alla verticale, sono escluse le lanterne schermate, i globi luminosi schermati, i fari, i proiettori delle torri faro e le torri faro stesse, per tali impianti sono ammesse 30 Candele per 1000 Lumen a 90° ed oltre rispetto alla verticale.

J. È vietato usare fasci luminosi roteanti o fissi rivolti verso l’alto, quali fari “Laser”.

K. Comunque tutte le insegne luminose commerciali della città dovranno essere spente alla mezzanotte (sono esclusi: il periodo estivo dal 1 Giugno al 31 Agosto, le festività legalmente riconosciute, le feste indette o comunque autorizzate dall’Amministrazione Comunale). Fanno eccezione le insegne riguardanti la sicurezza o dedicate a indicazioni stradali e servizi pubblici o di esercizi con licenza di apertura notturna.

I fari su palo o su parete debbono essere asimmetrici e con l’ottica parallela al terreno. E’ ammessa deroga per i fari simmetrici purché l’ottica abbia un’inclinazione massima di 30° rispetto al terreno.
I campi sportivi e gli stadi devono essere illuminati con fari asimmetrici con l’integrazione di fari simmetrici inclinati e direzionali, laddove i fari asimmetrici non riescono ad illuminare a sufficienza tutta l’area richiesta.

ART. 3 - Regime autorizzativo.

Per la realizzazione di nuovi impianti o il radicale rifacimento di quelli esistenti di cui agli artt. 1 e 2, i soggetti privati o pubblici devono predisporre ed inviare all’U.T.C. apposito progetto, conforme alle norme del presente Regolamento, redatto da professionista abilitato.

L’U.T.C. trasmette copia del progetto alle locali associazioni di astrofili, ove esistenti, per un parere consultivo, che dovrà essere espresso entro 15 gg. dall’invio, trascorsi i quali, in caso di mancato riscontro, detto parere dovrà intendersi favorevole.

Successivamente e comunque non oltre 45 gg. dalla richiesta l’U.T.C. autorizza o meno l’esecuzione dell’opera. Il diniego deve essere circostanziamente motivato.

ART. 4- Prevenzione, controlli, diffusione della disciplina antinquinamento luminoso.

Per la migliore conversione degli impianti il Comune e, tramite esso, qualsiasi altro soggetto, potrà avvalersi della consulenza tecnica fornita gratuitamente dalle locali associazioni di astrofili, nonché dalla Commissione Inquinamento Luminoso dell’Unione Astrofili Italiani.

In particolare, le locali Associazioni di astrofili possono provvedere alla comunicazione all’Ufficio Tecnico e/o al Comando Polizia Municipale di eventuali anomalie riscontrate.

Il controllo dell’applicazione e del rispetto dei criteri esposti nel presente Regolamento è demandato al Corpo di Polizia Municipale di propria iniziativa o su segnalazione dell’Ufficio Tecnico Comunale o delle Associazioni sopra menzionate.

Il Comune, anche di concerto con le Associazioni locali di astrofili o con la Commissione Nazionale Inquinamento Luminoso dell’Unione Astrofili Italiani e/o con altri Enti, organizzerà campagne promozionali per la reale ed effettiva applicazione dei criteri indicati dal presente regolamento.

ART. 5 - Sanzioni e disposizioni finali

A. Il titolare dell’impianto di illuminazione che contravviene alle norme degli articoli 1 e 2, incorre nella sanzione amministrativa da Lire 150.000 a Lire 900.000. Se trattasi di giostre luminose roteanti o fasci di luce fissi rivolti verso il cielo, oltre la suddetta sanzione, è d’obbligo spengere l’impianto all’atto dell’elevazione del verbale. Tutti gli altri impianti non in regola, debbono essere messi a norma entro e non oltre 180 gg. dalla data di elevazione del verbale.

B. Chiunque progetta e/o realizza impianti contravvenendo il comma A dell’Art.2 e/o l’iter previsto dall’Art.3, incorre nella sanzione amministrativa da Lire 100.000 a Lire 600.000, per ogni punto luce non conforme.

I proventi di dette sanzioni saranno impiegati dal Comune per l’adeguamento degli impianti di illuminazione pubblica ai criteri di cui al presente Regolamento.

MANIFESTAZIONE CONTRO L’INQUINAMENTO LUMINOSO

La manifestazione si è svolta a maggio del 2001 nel quartiere di San Liborio a Civitavecchia per la messa in impianto di una batteria di globi per illuminazione pubblica a dispetto del regolamento comunale vigente. Nelle foto alcuni soci dell’ A.A.M.T. durante la manifestazione

Nella foto sottostante nell’ordine (Sergio Rossi, Sandra Putzu, Roberto Giannone, Carlo Rossi, ultimo a destra).

NON SEMPRE LE REGOLE VENGONO RISPETTATE E FATTE RISPETTARE!

legge regionale 13 aprile 2000, n. 23

“Norme per la riduzione e per la prevenzione dell’inquinamento luminoso ‑ Modificazioni alla legge regionale 6 agosto 1999, n. 14”.

IL CONSIGLIO REGIONALE

ha approvato

IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE

promulga

la seguente legge

Art. 1

(Finalità ed ambito di applicazione)

l . La presente legge prescrive misure per la riduzione e prevenzione dell’inquinamento luminoso sul territorio regionale derivante dall’uso degli impianti di illuminazione esterna di qualsiasi tipo, ivi compresi quelli a carattere pubblicitario, che oltre a ridurre i consumi energetici, perseguono la finalità di tutelare e migliorare l’ambiente e di consentire il miglior svolgimento delle attività di ricerca e divulgazione scientifica degli osservatori astronomici, professionali e non professionali.

Art. 2

                                                   (Definizione)
    
  1. Ai fini dell’applicazione della presente legge si intende per inquinamento luminoso ogni forma di irradiazione di luce artificiale rivolta direttamente o indirettamente verso la volta celeste.

Art. 3

(Competenze della Regione)

l . Sono di competenza della Regione:

a) l’adozione del regolamento di riduzione e prevenzione dell’inquinamento luminoso di cui all’articolo 5;

b) la tenuta e l’aggiornamento dell’elenco degli osservatori astronomici e la individuazione delle relative zone di particolare protezione di cui all’articolo 6;

c) la concessione di contributi ai comuni per l’adeguamento degli impianti pubblici di illuminazione esterna esistenti alle norme tecniche previste dal regolamento di cui all’articolo 5;

d) la divulgazione delle problematiche e della disciplina relativa alla riduzione e prevenzione dell’inquinamento luminoso, secondo le modalità di cui all’articolo 8;

e) il controllo nei confronti dei comuni per il rispetto degli adempimenti previsti dalla presente legge e dal regolamento di cui all’articolo 5.

Art. 4

(Competenze dei comuni)

  1. Sono di competenza dei comuni:
        

a) l’integrazione dei regolamento.edilizio in conformità alle disposizioni del regolamento di cui all’articolo 5;

b) la collaborazione con la Regione per la divulgazione delle problematiche e della disciplina relativa alla riduzione e prevenzione dell’inquinamento luminoso;

c) la promozione, anche di concerto con i gestori degli osservatori astronomici e con le locali associazioni di astrofili, dell’adeguamento della progettazione, installazione e gestione degli impianti privati di illuminazione esterna alle norme transitorie di cui all’articolo 12;

d) la vigilanza sul rispetto delle misure stabilite per gli impianti di illuminazione esterna dal regolamento m cui all’articolo 5;

e) l’applicazione delle sanzioni amministrative di cui all’articolo 10.

Art. 5

(Regolamento regionale per la riduzione

e prevenzione dell’inquinamento luminoso)

  1. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge la Regione adotta il regolamento di riduzione e prevenzione dell'inquinamento luminoso, il quale definisce:
        

a) le norme tecniche per la progettazione, l’installazione e la gestione degli impianti di illuminazione esterna pubblici e privati;

b) le tipologie degli impianti di illuminazione esterna disciplinati dalla presente legge, compresi quelli a scopo pubblicitario;

c) i criteri per l’individuazione delle zone di particolare protezione degli osservatori astronomici di

cui all’articolo 6, comma 3;

d) le misure da applicare nelle zone di protezione di cui all’articolo 6, comma 3;

e) le modalità ed i termini per l’adeguamento degli impianti esistenti alle norme tecniche di cui alla lettera a);

f) i termini per l’integrazione dei regolamenti edilizi comunali con le disposizioni contenute nel regolamento stesso.

Art. 6

(Elenco degli osservatori astronomici ed

individuazione delle zone di particolare protezione)

  1. Ai fini dell'applicazione della presente legge è istituito, presso il competente dipartimento della Regione Lazio, l'elenco degli osservatori astronomici ubicati nell'ambito territoriale regionale, in cui sono indicati:
        

a) gli osservatori astronomici professionali di cui all’allegato A, che forma parte integrante della presente legge;

b) gli osservatori astronomici non professionali di cui all’allegata B, che forma parte integrante della presente legge.

  1. L'elenco di cui al comma 1 è aggiornato con deliberazione della Giunta regionale ed è pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio (BUR) L'aggiornamento è effettuato anche su proposta, rispettivamente, della Società Astronomica Italiana (SALT) per gli osservatori astronomici professionali e dell'Unione degli Astrofili Italiani (UAI) per gli osservatori astronomici non professionali. .
        
  2. La Giunta regionale, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del regolamento di cui all'articolo 5, individua, mediante cartografia in scala 1:25.000, le zone di particolare protezione degli osservatori astronomici indicati nell'elenco istituito ai sensi del comma 1. La deliberazione della Giunta regionale è pubblicata sul BUR.
        
  3. In fase di prima applicazione della presente legge le zone di particolare protezione di cui al comma 3 sono indicate in chilometri di raggio dal centro degli osservatori professionali e non professionali negli allegati A e B.
        

Art. 7

(Contributi regionali ai comuni)

  1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del regolamento di cui all'articolo 5, la Regione concede ai comuni contributi, nei limiti dell'apposito stanziamento di bilancio, per l'adeguamento alle norme tecniche previste dal regolamento stesso, degli impianti pubblici di illuminazione esterna esistenti a tale data, in misura non superiore al cinquanta per cento della spesa ritenuta ammissibile.
        
  2. 1 contributi di cui al comma 1, sono concessi in via prioritaria:
        

a) ai comuni che alla data di entrata in vigore del regolamento di cui all’articolo 5 hanno già adottato propri regolamenti in materia di inquinamento luminoso;

b) ai comuni il cui territorio ricade tutto od in parte all’interno delle zone di particolare protezione individuate ai sensi dell’articolo 6, comma 3.

  1. Per ottenere i contributi di cui al comma 1, i comuni presentano domanda alla Regione entro il termine previsto dalla legge regionale 16 febbraio 2000, n. 12 concernente: "Disposizioni finanziarie per la redazione del bilancio di previsione della Regione Lazio per l'esercizio finanziario 2000", con l'indicazione degli interventi da realizzare, nonché della relativa spesa.
        
  2. Entro i sessanta giorni successivi alla scadenza del termine di cui al comma 3, la Giunta regionale determina i criteri e le modalità di concessione, ai fini del riparto dei contributi.
        

Art. 8

(Divulgazione delle problematiche

e della disciplina relativa alla riduzione e

prevenzione dell’inquinamento luminoso)

  1. Per favorire la conoscenza delle problematiche relative all'inquinamento luminoso e per assicurare la corretta applicazione delle norme di riduzione e prevenzione dell'inquinamento stesso, la Regione provvede ad organizzare campagne promozionali:, convegni, e seminari ed a promuovere altre iniziative di carattere divulgativo, anche in collaborazione con i comuni, con gli enti operanti nel settore dell'illuminazione, con gli osservatori astronomici e con le associazioni di astrofili.
        

Art. 9

(Controllo della Regione)

  1. La Regione, nell'ambito dell'attività di controllo sugli atti degli enti locali, esercita il controllo nei confronti dei comuni per il rispetto degli adempimenti previsti dalla presente legge e dal regolamento di cui all'articolo 5. In particolare, in caso di inosservanza. da parte dei comuni dei termini e delle
        

modalità, previsti dal regolamento stesso, per gli adempimenti di cui all’articolo 5, comma 1, lettere e) ed f), il competente organo regionale provvede in via sostitutiva ai sensi della vigente normativa in materia

Art: 10

(Sanzioni)

  1. In caso di mancato adeguamento, nei termini e secondo le modalità previste dal regolamento di cui all'articolo 5, degli impianti di illuminazione esterna esistenti alla data di entrata in vigore del regolamento stesso, alle norme tecniche ivi contenute, il comune, previa diffida a provvedere entro trenta giorni, applica la sanzione amministrativa da lire 500 mila a lire 2 milioni.
        
  2. A partire dal novantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del regolamento di cui all'articolo 5, l'installazione o la modifica degli impianti di illuminazione esterna, in violazione delle relative norme tecniche, comporta l'applicazione, da parte del comune, della sanzione di cui al comma 1.
        
  3. 1 proventi delle sanzioni di cui al presente articolo, introitati dai comuni ai sensi dell'articolo 182 della legge regionale 6 agosto 1999, n. 14 concernente: "Organizzazione delle funzioni a livello regionale e locale per la realizzazione del decentramento amministrativo", sono prioritariamente impiegati dai comuni stessi per l'adeguamento degli impianti pubblici di illuminazione esterna alle norme tecniche del regolamento di cui all'articolo S:
        

Art. l l

(Disposizioni finanziarie)

  1. Per il finanziamento degli interventi previsti dalla presente legge viene istituito il capitolo numero 51530, denominato: "Contributi per la riduzione e prevenzione dell'inquinamento luminoso", con lo stanziamento di lire 100 milioni nel bilancio di previsione 2000 della Regione.
        
  2. Alla relativa copertura finanziaria si provvede mediante riduzione di pari importo dal capitolo numero 52152 del bilancio di previsione del 2000 della Regione.
        

Art. 12

(Disposizioni transitorie)

  1. Fino alla data di entrata in vigore del regolamento di cui all'articolo 5, per la progettazione, installazione e gestione dei nuovi impianti di illuminazione esterna pubblici e privati, fatto salvo quanto previsto dal comma 3 per le zone di particolare protezione di cui all'articolo 6, comma 4 riportate negli allegati A e B, devono essere osservati i seguenti criteri tecnici:
        

a) per gli impianti di illuminazione con impiego di ottiche ed armature di tipo stradale: massima emissione luminosa consentita 5 cd/klm a 90° ‑ 0 cd/klm a 95° ed oltre;

b) per gli impianti di illuminazione con impiego di lanterne: massima emissione consentita 5 cd/klm a 90° ‑ 0 cd/klm a 95° ed oltre;

c) per gli impianti con ottiche aperte ed ornamentali di qualsiasi tipo: massima emissione consentita 35 cd/klm a 90° ‑ 5 cd/klm a 100°;

d) per gli impianti di illuminazione con impiego di fari asimmetrici e simmetrici, proiettori di qualsiasi tipo e torrifaro: massima emissione consentita 10 cd/klm a 90° ‑ 0 cd/klm a 95° ed oltre;

e) per gli impianti di illuminazione di facciata di edifici privati o pubblici che non abbiano carattere monumentale o particolare e comprovato valore artistico: impiego di sistemi ad emissione rigorosamente controllata del flusso entro il perimetro o le sagome degli stessi con luminanza massima di 1 cd/klm e spegnimento o riduzione della potenza impegnata di almeno il trenta per cento, alle ore 23.00 nel periodo di ora solare ed alle ore 24,00 nel periodo di ora legale;

f) per gli impianti di illuminazione di facciata di edifici di particolare e comprovato valore artistico e di monumenti: rispetto delle disposizioni di cui alla lettera e) con spegnimento o riduzione di potenza

impegnata alle ore 24,00, ovvero, in occasione di particolari manifestazioni o ricorrenze e per non più di trenta giorni all’anno, oltre tale orario, previa espressa autorizzazione del comune;

g) per gli impianti di illuminazione di facciata di edifici o di monumenti con sagoma irregolare: flusso diretto verso l’emisfero superiore, e non intercettato dalla struttura illuminata, purché non superiore del dieci per cento del flusso nominale fuoriuscente dal corpo illuminato; spegnimento o riduzione di potenza impegnata alle ore 24,00;

h) per le insegne pubblicitarie. di non specifico e di indispensabile uso notturno: spegnimento alle ore 24,00; per quelle di esercizi commerciali od altro genere di attività che si svolgono dopo tale orario: spegnimento all’orario di chiusura degli stessi; in caso di insegne non dotate di luce interna: illuminazione dall’alto verso il basso e divieto, per meri fini pubblicitari o di richiamo, dell’uso di fasci roteanti o fissi di qualsiasi tipo e potenza.

  1. Tutti gli impianti di cui al comma 1, lettere a), b), c) e d), devono essere obbligatoriamente muniti di dispositivi in grado di ridurre i consumi energetici in misura non inferiore al trenta per cento e non superiore al cinquanta per cento dopo le ore 23,00 nel periodo di ora solare e dopo le ore 24,00 in quello di ora legale e di lampade con rapporto l/w non inferiore a 90.
        
  2. Nelle zone di particolare protezione di cui all'articolo 6, comma 4, riportate negli allegati A e B devono essere rispettati, per la realizzazione di nuovi impianti di illuminazione esterna pubblici e privati, i seguenti parametri:
        

a) per gli impianti di illuminazione con impiego di ottiche ed armature di tipo stradale: massima emissione luminosa consentita 0 cd/klm a 90° ed oltre;

b) per gli impianti di illuminazione con impiego di lanterne: massima emissione consentita 2 cd/klm a 90° ‑ 0 cd/klm a 95° ed oltre;

c) per gli impianti con ottiche aperte ed ornamentali di qualsiasi tipo: massima emissione consentita 25 cd/klm a 90° ‑ 5 cd/klm a 95°;

d) per gli impianti di illuminazione con impiego di fari asimmetrici e simmetrici, proiettori di qualsiasi tipo e torrifaro: massima emissione consentita 0 cd/klm a 90° ed oltre;

e) per gli impianti di illuminazione di facciata di edifici privati o pubblici che non abbiano carattere monumentale o particolare e comprovato valore artistico: divieto assoluto di illuminare dal basso verso l’alto con obbligo di spegnimento alle ore 24,00 luminanza massima 1 cd/mq

f) per gli impianti di illuminazione di facciata di edifici di particolare e comprovato valore artistico e di monumenti e per gli impianti di facciata di edifici o monumenti con sagoma irregolare: ricorso in via prioritaria di sistemi ad emissione rigorosamente controllata dall’alto verso il basso con fasci di luce entro il perimetro delle superfici illuminate e spegnimento totale alle ore 23,00 nel periodo di ora solare e alle ore 24,00 in quello di ora legale o, qualora ciò non risulti possibile, flusso diretto verso l’emisfero superiore, e non intercettato dalla struttura illuminata, purché non superiore del cinque per cento del flusso nominale fuoriuscente dal corpo illuminato nel caso di superficie o sagoma irregolare e del due per cento in caso di superficie regolare;

g) per le insegne pubblicitarie: spegnimento alle ore 23,00 nel periodo di ora solare ed alle ore 24,00 nel periodo di ora legale.

  1. Tutti gli impianti di cui al comma 3, lettere a), b), c) e d), devono essere obbligatoriamente muniti dei dispositivi indicati dal comma 2 per il risparmio energetico, ma con orario di applicazione dopo le ore 23,00 e con l'uso di sole lampade al sodio.
        
  2. Fino alla data di cui al comma 1, nelle zone di particolare protezione di cui all'articolo 6, comma 4, riportate negli allegati A e B, i comuni promuovono, anche di concerto con i gestori degli osservatori astronomici e con le locali associazioni di astrofili, l'adeguamento degli impianti pubblici e privati di illuminazione esterna ai criteri tecnici di cui ai commi 3 e 4.
        
  3. Dalla data di entrata in vigore della presente legge e fino alla data. di entrata in vigore del regolamento di cui all'articolo 5, la Regione, nei limiti dello stanziamento del capitolo di bilancio istituito ai sensi dell'articolo 11, previa determinazione con deliberazione di Giunta regionale di specifici criteri e modalità, può concedere contributi per l'adeguamento alle norme della presente legge degli impianti pubblici di illuminazione esistenti.
        
  4.   I contributi di cui al comma 6 sono concessi in via prioritaria:
        

a) ai comuni che hanno già approvato propri regolamenti in materia di inquinamento luminoso;

b) ai comuni il cui territorio ricade tutto od in parte all’interno delle zone di particolare protezione di cui all’articolo 6, comma 4, riportate negli allegati A e B.

Art. 13

(Modificazioni alla l.r. 14/1999)

  1. Dopo la sezione VII del capo IV, del titolo N, della l.r. 14/1999, è inserita la seguente:

"Sezione VII bis

(Inquinamento luminoso)

Art. 115 bis

(Funzioni e compiti della Regione)

  1. Fermo restando quanto stabilito nell'articolo 3, commi 1 e 4, sono riservati alla Regione, in conformità a quanto previsto nel comma 2 dello stesso articolo, le funzioni ed i compiti amministrativi concernenti:
        

a) l’adozione del regolamento di riduzione e prevenzione dell’inquinamento luminoso;

b) la tenuta e l’aggiornamento dell’elenco degli osservatori astronomici e la individuazione delle relative zone di particolare protezione;

c) la concessione di contributi ai comuni per l’adeguamento degli impianti pubblici di illuminazione esterna esistenti alle norme tecniche previste dalla normativa vigente in materia

d) la divulgazione delle .problematiche e della disciplina relativa alla riduzione e prevenzione dell’inquinamento luminoso;

e) il controllo nei confronti dei comuni per il rispetto degli adempimenti previsti dalla normativa, vigente.

Art. 115 ter

(Funzioni e compiti dei comuni)

  1. Fermo restando quanto stabilito nell'articolo 5, commi 2 e 3, si‑ intendono attribuiti ai comuni, in conformità a quanto previsto nel comma 1 dello stesso articolo, le funzioni ed i compiti amministrativi non espressamente riservati alla Regione e non conferiti agli altri enti locali. In particolare i comuni esercitano le funzioni ed i compiti attribuiti dalla presente legge concernenti:
        

a) l’integrazione del regolamento edilizio in conformità alla normativa vigente in materia di prevenzione dell’inquinamento luminoso ;

b) la collaborazione con la Regione per la divulgazione delle problematiche e della disciplina relativa alla riduzione e prevenzione dell’inquinamento luminoso;

c) la promozione, anche di concerto con i gestori degli osservatori astronomici e con le locali associazioni di astrofili dell’adeguamento della progettazione, installazione e gestione degli impianti privati di illuminazione esterna, secondo quanto stabilito dalle normative vigenti in materia;

d) la vigilanza sul rispetto delle misure stabilite per gli impianti di illuminazione esterna dalle disposizioni previste dalla normativa vigente e l’applicazione delle sanzioni amministrative conseguenti alla violazione delle disposizioni stesse.".

La presente legge regionale sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione Lazio.

Data a Roma, addì 13 aprile 2000

BADALONI

IL PROTOCOLLO D’INTESA SO.L.E – UAI

(Aldo Di Pietro, So.l.e Spa – Carlo Rossi, CNIL/UAI)

INTRODUZIONE

UAI – Un protocollo d’intesa, avente come oggetto l’illuminazione per esterni, è stato firmato fra la So.l.e. del Gruppo Enel, con sede in Roma, via Tagliamento 46 e l’Unione Astrofili Italiani.

E’ la conclusione di un lungo lavoro che ha visto l’UAI presente ed attiva per circa 18 mesi.

L’idea del protocollo nacque a seguito della costituzione della Società So.l.e da parte dell’ENEL con un cambio di missione societaria: l’ENEL tramite la Sole “ritornava” nel campo dell’illuminazione dopo anni di arretramento.

Il protocollo d’intesa fra la più grande associazione di astrofili presenti in Italia e la più grande Società di illuminazione, inizialmente, prese corpo nella mia mente mentre consultavo il sito “Intranet” dell’ENEL. Chiesi un parere a G. Vanin, allora Presidente dell’UAI, che mi diede l’assenso dell’UAI a perseguire l’obiettivo.

Iniziammo i lavori con pazienza e debbo dire con una differenza iniziale sui valori di R% da inserire nel protocollo, poi riflettemmo un attimo e proponemmo alla So.l.e un protocollo che non fosse rigido (un protocollo non è una legge ma un accordo fra le parti), la So.l.e. apprezzò la nostra apertura e con ritocchi successivi si arrivò alla data fatidica del 5.9.2000, quando l’Amministratore Delegato della So.l.e. Ing. Giuseppe Nucci e il Prof. Gabriele Vanin firmarono il protocollo. Qualche giorno dopo davamo notizia della firma al Congresso UAI di Capo D’Orlando.

Il protocollo è ormai di dominio pubblico ed è stato inviato sia agli organi di stampa sia a tutte le Delegazioni UAI affinché lo diffondano sul territorio e ne informino le Amministrazioni Comunali, invito che ripetiamo con questo numero della rivista.

Il protocollo, a nostro avviso, è uno strumento potente per combattere l’inquinamento luminoso in special modo laddove non ci sono leggi regionali e Regolamenti Comunali.

La So.l.e. è una Società di comprovata serietà e professionalità e fa parte del più grande gruppo elettrico italiano (il secondo nel mondo). Laddove la So.l.e opera da anni si vedono i risultati, ad esempio Civitavecchia sta diventando una città “schermata”.

Gli astrofili e parte degli addetti ai lavori, fra cui alcuni costruttori di apparecchi illuminanti, hanno accolto con piacere la firma del protocollo, ma per onestà intellettuale dobbiamo ammettere che ci sono state anche delle critiche.

Noi dell’UAI crediamo che la firma del protocollo rappresenta una pietra miliare nel cammino intrapreso al fine di perseguire l’obiettivo di un totale rispetto dell’ambiente e del cielo stellato: la So.l.e e l’U.A.I., sono fra i primi ad averlo capito.

Dopo questa introduzione, presentiamo il protocollo e l’elenco degli osservatori astronomici affiliati all’UAI, all’epoca della stesura del protocollo; chi noterà che il proprio osservatorio non è incluso nella lista, è pregato di contattare la CNIL/UAI (posta elettronica: inqlum@uai.it). Infine alleghiamo una cartina dell’Italia con i siti degli osservatori astronomici affiliati all’UAI.
I gestori degli osservatori astronomici che non hanno ricevuto la scheda UAI (relativa alla zona di rispetto), da consegnare al Comune dove è situato l’osservatorio, sono pregati di contattare la CNIL/UAI.
Chiediamo scusa se ci sono delle imprecisioni riguardo ai dati degli osservatori astronomici, a tal riguardo Vi preghiamo di scrivere all’apposita Commissione dell’UAI (posta elettronica: astronet@uai.it).

SO.L.E. - Il protocollo d’intesa siglato tra So.l.e. (Società luce elettrica) e UAI (Unione Astrofili Italiani) rappresenta un importante punto di arrivo, raggiunto grazie agli sforzi che ambedue le parti hanno profuso nella elaborazione del testo.

Il documento firmato da parte dell’A.D. della So.l.e. ing. Giuseppe Nucci e dal rappresentante della UAI prof. Gabriele Vanin, costituisce un valido esempio di come un confronto tra due parti, che a una prima analisi potrebbe sembrare conflittuale, possa invece risolversi in un accordo che coniuga le moderne esigenze di sicurezza e comfort nei luoghi urbani con la crescente sensibilità nei confronti dell’ambiente, trasformando una presunta difficoltà in opportunità.

La So.le. è un’azienda giovane e dinamica, erede di una consolidata esperienza Enel, nata per migliorare attraverso l’illuminazione la vivibilità degli ambienti urbani, la valorizzazione del patrimonio storico e artistico e la sicurezza sulle strade. Tale missione non può che essere perseguita considerando le nuove esigenze dei cittadini: oggi il significato di illuminare non può più essere ridotto unicamente a fare luce, ma implica un’attenzione diversa rispetto al passato, che consenta di ottenere, attraverso la diffusione di una nuova cultura della luce, una progettazione e una gestione integrata degli impianti, un’illuminazione che consideri al primo posto la qualità e non assuma i soli parametri quantitativi come unici criteri di valutazione. La qualità degli impianti di illuminazione si deve quindi distinguere anche per la limitazione del flusso luminoso disperso verso la volta celeste, meglio noto come inquinamento luminoso. Tale risultato può essere conseguito attraverso lo scambio di esperienze, di dati e ricerche, sia in ambito astronomico che illuminotecnico, con la sperimentazione e la verifica sul campo delle nuove tecnologie e mediante la ricerca delle sinergie necessarie allo sviluppo di norme e raccomandazioni tecniche (UNI 10819 e CIE …) nonché di leggi nazionali e/o locali che siano applicabili e quindi realmente efficaci.

Il protocollo So.l.e. - UAI è volutamente uno strumento flessibile e ciò consentirà di integrare e aggiornare il documento attuale con elementi di valutazione ed eventuali soluzioni che si delineeranno nel tempo attraverso una maggiore esperienza, che non può prescindere da una maggiore diffusione della cultura e professionalità illuminotecnica in tutti gli ambiti interessati e coinvolti dalla luce artificiale.

PROTOCOLLO D’INTESA

fra

La So.l.e., Gruppo Enel, con sede in Roma, via Tagliamento 46 C.F. 02322600541, in persona del legale rappresentante Ing. Giuseppe Nucci, ivi domiciliato per la carica, avente i poteri di Amministratore Delegato come da delibera del Consiglio di Amministrazione del 5 aprile 2000

e

L’Unione Astrofili Italiani (U.A.I.), Dipartimento di Astronomia, Università di Padova, Vicolo dell’Osservatorio 5, 35122 Padova, nella persona del Presidente Prof. Gabriele Vanin

PREMESSO CHE

CONSIDERATO CHE:

Si conviene quanto segue

Le premesse costituiscono parte integrante del presente protocollo d’intesa

Art. 1

La So.l.e. S.p.A. si impegna a conformare l’attività di progettazione degli impianti di illuminazione ai:

  1.  Valori di illuminamento [Lux] e luminanza [Cd/m2] stabiliti dalla norma U.N.I. 10439;
        
  2.  limiti del flusso disperso verso l’alto imposti dai Regolamenti Comunali o dalle Leggi Regionali laddove esistenti o, nel caso in cui manchi tale normativa, ai limiti fissati dal Regolamento Comunale di Ladispoli (Roma) e dalla Legge Regionale del Lazio.
        

La So.l.e. S.p.A., altresì, si impegna a valutare la possibilità di realizzare gli impianti di illuminazione per esterni ricorrendo all’uso di:

a) apparecchi orientati in modo tale da limitare l’emissione di flusso luminoso nell’emisfero superiore entro il 1% (valore medio riferito all’impianto), per gli impianti di illuminazione siti nelle aree ove sono ubicati gli osservatori astronomici, o nelle loro vicinanze,

b) apparecchi orientati in modo tale da limitare l’emissione di flusso luminoso nell’emisfero superiore entro il 3% (valore medio riferito all’impianto), per gli altri impianti di illuminazione per esterni;

c) apparecchi orientati in modo tale da limitare l’emissione del flusso luminoso nell’emisfero superiore entro il 7% (valore medio riferito all’impianto), per gli impianti di illuminazione dei centri sportivi, commerciali e ricreativi;

d) lampade ad alta efficienza luminosa, preferibilmente al sodio A.P. o B.P., e non lampade al mercurio per la realizzazione di nuovi impianti;

e) altre tipologie di lampade (es. alogenuri, fluorescenti, xenon, alogene) per la realizzazione degli impianti di cui al punto c) di cui sopra.

La So.l.e. valuterà la possibilità di ricorrere, per la realizzazione degli impianti di illuminazione dei monumenti e manufatti di valore storico e artistico, sia alla tecnica di illuminazione radente dall’alto verso il basso (comunque preferibile, laddove è possibile utilizzarla) sia alla tecnica dal basso verso l’alto, nel qual caso i fasci di luce dovranno comunque essere proiettati con precisione sulle superfici da illuminare. Di norma, si limiterà il flusso luminoso emesso verso l’emisfero superiore ai valori minimi raggiungibili sia adoperando gli apparecchi schermati presenti sul mercato sia con progetti mirati a tale filosofia, comunque l’emissione di flusso luminoso nell’emisfero superiore dovrà essere contenuta entro il 10% (valore medio riferito all’impianto).

.

Art. 2

L’U.A.I. si impegna a diffondere capillarmente il presente protocollo d’intesa, tramite le associazioni / delegazioni di astrofili / gestori di osservatori astronomici aderenti all’Unione, dando disposizioni affinché il protocollo sia presentato e consegnato alle Amministrazioni dei Comuni dove ha sede l’associazione / delegazione o l’osservatorio.

Il protocollo sarà pubblicato sulla rivista Astronomia, organo ufficiale dell’Unione Astrofili Italiani ed inviato alle riviste astronomiche / scientifiche nazionali per la pubblicazione.

Il protocollo, tradotto in lingua inglese, sarà inviato a cura dell’U.A.I. all’I.D.A. International Dark Sky Association negli U.S.A.) per la pubblicazione di un estratto sul bollettino dell’I.D.A.

L’U.A.I., annualmente, invierà alla So.l.e. l’elenco aggiornato degli osservatori astronomici affiliati all’Unione.

Art. 3

Il presente accordo, efficace dalla data di sottoscrizione, è valido per i prossimi 5 anni ed è tacitamente rinnovato per un analogo periodo, salva diversa dichiarazione di volontà delle parti che lo sottoscrivono.

Art. 4

L’U.A.I. e la So.l.e., con apposita conferenza stampa, renderanno nota l’avvenuta firma del protocollo d’intesa.

Roma, 5.9…2000

ELENCO DEGLI OSSERVATORI ASTRONOMICI AFFILIATI ALL’U.A.I.

FASCE DI RISPETTO DEGLI OSSERVATORI ASTRONOMICI AFFILIATI ALL’U.A.I.

Premesso che le Regioni: Valle D’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana e Lazio hanno promulgato delle Leggi Regionali sul risparmio energetico e sull’inquinamento luminoso, prevedendo delle fasce di rispetto per taluni osservatori astronomici (professionali e non) riportati nel relativo elenco delle leggi sopracitate, si specifica che la norma UNI 10819 fissa una fascia di rispetto circolare con origine presso l’osservatorio stesso.

Qui di seguito sono elencati gli osservatori non professionali affiliati all’UAI con una fascia di rispetto diversa dalla normalizzata (5 Km), tutti gli altri osservatori compresi nell’elenco hanno una fascia di rispetto con raggio pari a 5 Km:

  1. Osservatorio Popolare di Pizzo Suaro, gestito dall’Associazione ORSA di Palermo, raggio pari a 10 chilometri;

  2. Osservatorio di Villa Menderson - Museo di Storia naturale di Livorno, gestito dall’Associazione Livornese di Scienze Astronomiche, raggio pari a 1 chilometro;

  3. Osservatorio Astronomico “Paolo Natali”, gestito dall’Associazione Astrofili Columbia di Ostellato (Fe), raggio pari a 10 chilometri;

  4. Osservatorio Astronomico “Galileo Galilei”, gestito da Sacco Vittorio, Suno (No), raggio pari a 10 chilometri;

  5. Osservatorio Astronomico “Galileo Galilei”, gestito da Vito Lecci, Salve (Le), raggio pari a 6 Chilometri;

  6. Osservatorio Astronomico di Genova, gestito dall’Università Popolare Sestrese, Genova Sestri, raggio pari a 10 chilometri.

La cartina allegata riporta i numeri corrispondenti dell’elenco degli osservatori astronomici affiliati all’UAI, per meglio visualizzare la distribuzione sul territorio della Repubblica.

OSSERVATORI ASTRONOMICI NON PROFESSIONALI AFFILIATI ALL’U.A.I.

FRIULI VENEZIA GIULIA

  1. Osservatorio sociale del Circolo Culturale Astronomico di Far­ra d’Isonzo

loc. Colombara, 34070 Farra D’Isonzo (GO).

  1. Osservatorio sociale di Montereale Valcellina dell’Associazio­ne Pordenonese di Astronomia

località Grizzo, 33086 Montereale Valcellina (PN).

  1. Osservatorio privato «Paola»

di Demetrio Moras; 33080 Roveredo in Piano (PN).

  1. Stazione Astronomica di Remanzacco (STAR)

(Associazione Friulana d’Astronomia e Meteorologia), via Santo Stefano, 33047 Remanzacco (UD).

  1. Osservatorio sociale del Centro Radio Astronomico Mount Rago­gna

33038 San Daniele del Friuli (UD).

TRENTINO ALTO ADIGE

  1. Osservatorio Pubblico del Monte Zugna

località Monte Zugna.

VENETO

  1. Osservatorio sociale del Col Druscié dell’Associazione Astro­nomica Cortina

località Col Drusciè, 32043 Cortina D’Ampezzo (BL).

  1. Osservatorio astronomico di Feltre

(Associazione Astronomica Feltrina Rheticus), località Vignui, 32032 Feltre (BL).

  1. Osservatorio del Liceo Scientifico «Galileo Galilei»

via Gregorio XVI, 32100 Belluno.

  1. Osservatorio sociale «G. Colombo» del Gruppo Astrofili di Pa­dova

via Cornaro 1/B, 35100 Padova.

  1. Osservatorio privato di S. Vito di Vigonza

di Andrea e Aldo Cacco, fraz. S. Vito, 35010 Vigonza (PD).

  1. Osservatorio sociale «Vanni Bazzan» del Gruppo Astrofili Po­lesani

presso ITAS «Ottavio Munerati», Ca’ Rangon, loc. Sant’Apollinare, 45100 Rovigo.

  1. Osservatorio del Collegio Pio X dell’Associazione Astrofili Trevigiani)

Borgo Cavour 40, 31100 Treviso.

  1. Osservatorio del Centro Incontri con la Natura «don Paolo Chiavacci»

via Gherla, 31017 Crespano del Grappa (TV).

  1. Osservatorio Pubblico del Museo «Bellona»

Museo Civico «Bellona», via Piave 51, 31044 Montebelluna (TV).

  1. Osservatorio Pubblico di Vittorio Veneto

(Associazione Astrofili di Vittorio Veneto), via Piadera, 31010 Fregona (TV).

  1. Osservatorio privato di Gabriele Rosolen

via Monterosa 7, 31020 S. Pietro di Feletto (TV).

  1. Osservatorio del Monte Baldo

di Tiziano Mirandola e Paolo Bussola, località Novezza, 37020 Ferrara del Monte Baldo (VR).

  1. Osservatorio del Gruppo Astrofili Vicentini

via Santa Giustina, Arcugnano (VI).

  1. Osservatorio Pubblico del Monte Novegno

(Gruppo Astrofili di Schio), CP 115, 36015 Schio (VI).

LOMBARDIA

  1. Osservatorio delle Prealpi Orobiche

(Circolo Astrofili Bergamaschi), via Martinelli 11, Aviatico (BG).

  1. Osservatorio Sharru

di Rinaldo Monella, via Giovanni XXIII 13, 24050 Covo (BG).

  1. Osservatorio sociale «Presolana» del Gruppo Astrofili di Ci­nisello Balsamo

via Predusolo, Lantana di Dorga, 24020 Castione della Presolana (BG).

  1. Osservatorio Astronomico «Serafino Zani»

(gestione Unione Astrofili Bresciani), Colle San Bernardo, 25065 Lumezzane (BS).

  1. Osservatorio privato di Bassano Bresciano.

di Ulisse Quadri e Luca Strabla, via S. Michele 4, 25020 Bassano Bresciano (BS).

  1. Osservatorio sociale di Sormano

(Gruppo Astrofili Brianza), località Colma del Piano, 22030 Sor­mano (CO).

  1. Osservatorio privato di C. Bonacina

22040 Garbagnate Monastero (CO).

  1. Osservatorio sociale del Gruppo Astrofili Cremonesi

presso Istituto Tecnico per Geometri «P. Vacchelli», via Palestro 35, 26100 Cremona.

  1. Osservatorio Pubblico di Soresina

via Matteotti 4, 26015 Soresina (CR).

  1. Osservatorio privato «Giordano Bruno»

di Luciano Lai, in località Monte Pagano, 46040 Cavriana (MN).

  1. Osservatorio Pubblico di Gorgo

(Associazione Astrofili Mantovani), via Dugoni 24, 46027 S. Be­nedetto Po (MN).

  1. Osservatorio sociale «A. Grosso» di Brugherio

(Associazione Astronomica Milanese), presso Maurizio Sirtori, via Lamarmora 18, 20047 Brugherio (MI).

  1. Osservatorio Comunale di Monza

  2. Osservatorio di Campo dei Fiori «G. V. Schiaparelli»

(Società Astronomica Schiaparelli), 21100 Varese.

  1. Osservatorio sociale del Gruppo Astrofili «Giovanni Bernasco­ni»

presso Collegio Arcivescovile, piazza del Santuario, 21047 Saron­no (VA).

PIEMONTE

  1. Osservatorio sociale dell’Associazione Culturale «Alessandra Ferrari e Ilaria Merlo»

15070 Lerma (AL).

  1. Osservatorio Astronomico di Cuneo

presso Liceo Scientifico «G. Peano», via Monte Zovetto 8, 12100 Cuneo.

  1. Osservatorio Astronomico «Galileo Galilei»

(Associazione Provinciale Astrofili Novaresi), loc. Mottozufolo­ne, 28019 Suno (NO).

  1. Osservatorio sociale dell’Associazione Astrofili Torinese

Giaveno (TO).

  1. Osservatorio sociale «Luigi Vignolo» del Circolo Pinerolese Astrofili «Polaris»

via S. Antonio 3, 10060 Abbadia Alpina di Pinerolo (TO).

  1. Osservatorio Pubblico di Alpette

10080 Alpette (TO).

  1. Grange Observatory (Osservatorio Sociale Associazione Astro­fili Segusini)

via M. D’Azeglio 34, 10053 Bussoleno (TO).

  1. Osservatorio Astronomico della Valpellice

10062 Luserna San Giovanni (TO).

LIGURIA

  1. Osservatorio di Genova

(Università Popolare Sestrese Sezione Astrofili).

  1. Osservatorio sociale dell’Associazione Italiana Giovani A­strofili

via Andrea Gallino 2, frazione Migliarina, 16018 Mignanego (GE).

  1. Centro Astronomico dell’Alta Val Trebbia

(Associazione URANIA), Osservatorio di Rovegno, C.P. 12, 16028 Rovegno (GE).

  1. Osservatorio Astronomico «G.D.Cassini»

c/o Municipio di Perinaldo (IM).

  1. Osservatorio sociale «Visseggi»

(Associazione Astrofili Spezzini), località Visseggi, 19100 La Spezia.

  1. Osservatorio sociale «Stella»

(Gruppo Astrofili Savonesi), a S. Giovanni (fraz. Corona) (SV).

  1. Osservatorio sociale di «Castagnabanca» (Stazione Astronomica «LA.RI.SA.»)

(Associazione Astrofili «Orione»), 17027 Pietraligure (SV).

EMILIA ROMAGNA

  1. Osservatorio sociale «G. Horn D’Arturo» dell’Associazione A­strofili Bolognesi

Eremo di Tizzano, 40033 Casalecchio di Reno (BO).

  1. Osservatorio S. Vittore

via S. Vittore 44, 40136 Bologna.

  1. Osservatorio sociale dell’Associazione Astrofili Imolesi

  2. Osservatorio Comunale «Giorgio Abetti»

(Gruppo Astrofili Persicetani), vicolo Baciadonne 1, 40017 San Giovanni in Persiceto (BO).

  1. Osservatorio sociale del Gruppo Scientifico Centese

44042 Cento (FE).

  1. Osservatorio Astronomico «Paolo Natali»

(Gruppo Astrofili Ferrarese Columbia) c/o Centro Agrituristico Le Valli di Ostellato (FE).

  1. Osservatorio del Comune di Forlì

via Pinetina, 47028 Verghereto (FO).

  1. Osservatorio sociale «N. Koppernick»

(Gruppo Astrofili «N. Koppernick»), via Case Nuove 112, 47040 S. Maria Del Monte.

  1. Osservatorio sociale del Gruppo Astrofili «G.B. Amici»

C.P. 491, 41100 Modena, 800 msm, N 230 mm, R 140 mm; tel. 059/331879.

  1. Osservatorio Pubblico «G. Montanari»

(Gestione Associazione Astronomica «G. Montanari»), via Concordia 200, 41032 Cavezzo (MO).

  1. Osservatorio privato di Vittorio Rustichelli

via S. Giacomo 25/b, 41012 Carpi (MO).

  1. Osservatorio privato di Novi

di Giovanni Casari, 41016 Novi di Modena (MO).

  1. Osservatorio privato «Padre Secchi»

di Renato Fallarini e Mauro Romersi, 29010 Rezzanello di Gazzola (PC);.

  1. Osservatorio Pubblico «Padre Angelo Secchi»

(gestione Associazione Reggiana di Astronomia), via Prati Landi, 42024 Castelnuovo Sotto (RE).

MARCHE

  1. Osservatorio sociale dell’Associazione Marchigiana Astrofili

presso Istituto Tecnico Nautico, lungomare Vanvitelli 76, 60100 Ancona.

  1. Osservatorio sociale «Piersimone Migliorati» dell’Associazio­ne Jesina Astrofili

casella postale 278, 60035 Jesi (AN).

  1. Osservatorio sociale del CEDES

fraz. Castellano, S. Elpidio a Mare (AP).

TOSCANA

  1. Osservatorio sociale di S. Polo a Mosciano

(Associazione Astrofili Fiorentini), presso Riccardo Paolinetti, via Cassioli 1, 50018 Scandicci (FI).

  1. Osservatorio Planetario «Marco Falorni»

via San Gersolè 2, 50020 Monteoriolo (FI).

  1. Osservatorio privato di Piazzano

50053 Empoli (FI),

  1. Osservatorio sociale dell’Associazione Astrofili «Giorgio A­betti»

50065 Pontassieve (FI), c/o Giovanni Tiberi, via Santelli 37, Fi­renze.

  1. Primo osservatorio sociale dell’Associazione Culturale «Qua­sar»

Prato.

  1. Secondo osservatorio sociale dell’Associazione Culturale «Quasar»

.Prato.

  1. Osservatorio «San Giuseppe»

parrocchia di San Donato a Livizzano, Montelupo Fiorentino, via Montelupo 147, 50025 Montesperto­li (FI).

  1. Osservatorio sociale del Centro Ricerche Scienza e Natura di Empoli

in località Castra, sul Montalbano, vicino Empoli (FI).

  1. Osservatorio Comunale di Grosseto

(gestione Associazione Maremmana Studi Astronomici), loc. Casette di Mota, Roselle, 58100 Grosseto.

  1. Osservatorio del Museo di Storia Naturale di Livorno

via Roma 234, 57127 Livorno.

  1. Osservatorio Astronomico di Punta Falcone

(Associazione Astrofili di Piombino).

  1. Osservatorio sociale della Società Astronomica Versiliese

55045 Pietrasanta (LU).

  1. Osservatorio sociale dell’Istituto Spezzino Ricerche Astrono­miche

54020 Gragnola (MS).

  1. Osservatorio Astronomico «Galileo Galilei»

(Associazione Astrofili «G. Galilei»), Libbiano, 56037 Peccioli (PI).

  1. Osservatorio Pubblico di Pian dei Termini

(Gruppo Astrofili Montagna Pistoiese), 51028 S. Marcello Pistoie­se (PT).

  1. Osservatorio «Città di Siena»

Convento dei Cappuccini, Poggio al Vento, via dei Cappuccini 100, 53100 Siena.

  1. Stazione astronomica «Poggio a Cardinale»

(Unione Astrofili Senesi).

UMBRIA

  1. Osservatorio sociale di Sant’Erasmo «Paolo Bellelli»

(Gruppo Astrofili di Sant’Erasmo), a Penne di S. Andrea (TR).

  1. Osservatorio privato di S. Lucia di Stroncone

di Tonino Vagnozzi, via S. Lucia 68, 05039 Stroncone (TR).

LAZIO

  1. Osservatorio di Campocatino

(gestione Associazione Astronomica Frusinate), 03016 Guarcino (FR).

  1. Osservatorio Colleverde di Guidonia

di V.S. Casulli, via Monte Rosa 1, 00010 Colleverde di Guidonia (ROMA).

  1. Osservatorio Astronomico «San Pio X» di Civitavecchia

c/o Chiesa San Pio X, Via della Campanella, Civitavecchia.

  1. Osservatorio sociale dell’Associazione Romana Astrofili

c/o Centro Culturale Polivalente, Frasso Sabino (RI).

ABRUZZO

  1. Osservatorio di Colle Leone

di Fausto Marini, Colle Leone, 64024 Mosciano S. Angelo (TE).

CAMPANIA

  1. Osservatorio dell’Unione Astrofili Napoletani

presso Osservatorio Astronomico di Capodimonte, via Moiariello 16, 80131 Napoli.

  1. Osservatorio sociale della Sezione Astrofili Giuglianesi

80014 Giugliano in Campania (NA).

  1. Osservatorio sociale «Gian Camillo Gloriosi»

via Michelangelo, 84096 Montecorvino Rovella (SA).

PUGLIA

  1. Osservatorio Opera S. Antonio

contrada Barbadangelo, via Barletta, 70031 Andria (BA).

  1. Osservatorio Comunale di Acquaviva delle Fonti

(gestione Associazione Acquavivese Astrofili «Hertzsprung-Rus­sell»), 70021 Acquaviva delle Fonti (BA).

  1. Osservatorio Astronomico «Apollo»

di Nicola Settanni, via F. Burdi 15, Triggiano (BA).

  1. Osservatorio Neretino «Galassia»

presso William La Fortezza, via Gallipoli 88, zona Pagani, 73048 Nardò (LE).

  1. Osservatorio Astronomico “Galileo Galilei”

via G. Carducci 172, 73050 Salve (LE).

  1. Osservatorio Didattico «I. Newton»

(astronomico e meteorologico, gestione Gruppo Astrofili «I. New­ton»).

  1. Osservatorio «Mira»

di Claudio Bottari, via Vitt. Emanuele 53, 74028 Sava (TA).

CALABRIA

  1. Osservatorio dell’I.T.P.G. «Righi»

(Laboratorio di didattica «Pitagora», Società Astronomica Italia­na, Sezione di Reggio Calabria), via 2 settembre 51, 89100 Reggio Calabria.

SICILIA

  1. Osservatorio sociale di Torre Faro-Messina

(Unione Astrofili Messinesi); via Lanterna, Torre Faro, 98100 Messina.

  1. Osservatorio «Valdemone» di Piraino

(Associazione Astrofili «Valdemone»).

  1. Osservatorio sociale della Società Astronomica Palermitana

via Sardegna 46, 90144 Palermo.

  1. Osservatorio di Agrifoglio

(Società Astronomica Palermitana), in loc. Agrifoglio, 90046 Mon­reale (PA).

  1. Osservatorio Popolare di Pizzo Suaro

(Associazione C.A.O.P.S.U. – Centro Astronomico Osservatorio Pizzo Sauro – Ustica, c/o Arch. Giuseppe Di Pace, Via Riccardo Zandonai, 22 – 90144 Palermo), loc. Regalgioffoli, Roccapalumba (PA).

SARDEGNA

  1. Osservatorio sociale del Monte Armidda

(Associazione Ogliastrina di Astronomia) Lanusei (NU).

  1. Stazione Astronomica di Cagliari
    (strumenti a disposizione dell’Associazione Astrofili Sardi) Località Poggio dei Pini.

RUBRICA: INQUINAMENTO LUMINOSO

GUIDA RAPIDA AL REGOLAMENTO COMUNALE SULL’INQUINAMENTO LUMINOSO

(a cura della Commissione nazionale sull’inquinamento luminoso dell’UAI)

Il regolamento Comunale sull’inquinamento luminoso rimane lo strumento più potente in mano all’associazioni per combattere l’inquinamento luminoso.

Il regolamento Comunale è un documento dettagliato che amministratori ed appaltatori debbono rispettare ma non è d’immediato apprendimento; per rendere “visibile” il regolamento non resta che pubblicare una “guida rapida” al regolamento, dove in maniera concisa ed intuitiva, i punti più importanti del regolamento sono rappresentati tramite figure.

E’ chiaro che una serie di figure non può raggiungere i dettagli degli articoli del regolamento ma dalla nostra esperienza la “guida rapida” è uno strumento fondamentale sia per diffondere in maniera capillare il regolamento sia per renderlo accessibile a tutti.

La “guida rapida” che presentiamo in questa sede è stata redatta dall’Associazione Astrofili Monti della Tolfa (l’idea nasce da una scheda similare che ci è stata inviata dal dott. Mario Di Sora dell’osservatorio astronomico di Campocatino) e può servire come esempio per altre associazioni; nel caso che non si disponesse di un regolamento Comunale, la “guida rapida” sarà comunque utile per divulgare le norme antinquinamento luminoso.

Assieme alla “guida rapida” presentiamo la “scheda di rilevazione e comunicazione”, per mezzo della quale, le associazioni nel cui territorio vige un regolamento Comunale possono comunicare all’Ufficio Tecnico Comunale e/o al Comando dei Vigili Urbani eventuali incongruenze degli impianti di illuminazione rispetto a quanto stabilito nel regolamento o comunque segnalare all’ufficio tecnico comunale gli impianti di illuminazione inquinanti. Ogni associazione può adattare la scheda alle proprie esigenze.

Carlo Rossi - Giuseppe Fusco

GUIDA RAPIDA

AL

REGOLAMENTO COMUNALE PER IL MIGLIORAMENTO DELL’ILLUMINAZIONE PUBBLICA E PRIVATA ESTERNA ATTRAVERSO IL CONTENIMENTO DEL CONSUMO ENERGETICO E L’ABBATTIMENTO DELL’INQUINAMENTO LUMINOSO.

COMUNE DI CIVITAVECCHIA

(DELIBERA N. 123 DEL 25.6.1997)

A CURA ASSOCIAZIONE ASTROFILI MONTI DELLA TOLFA

                        ASSOCIAZIONE ASTROFILI MONTI DELLA TOLFA
    
                                   Via B. Medici 12  - 00053 Civitavecchia - Italia 
    
                                   Cod. fisc.: 91010840584
    
                                               tel:0766/543376 - 27219 - 542936; Sez. distaccata di Bracciano: tel:06/99803946
    
                                               Internet: htt://astrolink.it/ass/aamt/index.htm
    
                                               Posta elettronica (E - Mail): giuseppe@etruria.net - nicoquar@tin.it                               
    
                                               Delegazione territoriale U.A.I. (Unione Astrofili Italiani)
    
                                               Commissionenazionaleinquinamentoluminosodell’U.A.I
    

                                                                                                                                                                              Spett. Ufficio Tecnico Comunale
    

Parco della Resistenza

Spett. Comando Polizia Municipale

Via Sabatini

REGOLAMENTO PER IL MIGLIORAMENTO DELL’ILLUMINAZIONE PUBBLICA E PRIVATA ESTERNA ATTRAVERSO IL CONTENIMENTO DEL CONSUMO ENERGETICO E L’ABBATTIMENTO DELL’INQUINAMENTO LUMINOSO.

( DELIBERA COMUNALE N, 123, 25.6.1997, COMUNE DI CIVITAVECCHIA )

SCHEDA DI RILEVAZIONE E COMUNICAZIONE

Con riferimento ai compiti assegnati all’Associazione Astrofili Monti della Tolfa (A.A.M.T.) dal regolamento citato all’art.5, Vi comunichiamo quanto segue:

Via:_______________________________________________________________________________________, n.c._________


Note:________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Civitavecchia li:________________________

Il Presidente A.A.M.T.

Il cielo del mese

MERCURIO è praticamente invisibile all’inizio del mese in quanto è in congiunzione con il sole. Verso la fine di aprile appare all’alba ma la sua altezza sull’orizzione è scarsa e sarà difficilmente individuabile.
VENERE è praticamente invisibile per tutto il mese perchè è in congiunzione con il sole. Qui sotto vediamo una simulazione di Perseus con la posizione dei pianeti venere e mercurio all’inizio del mese.

MARTE, percorre per intero la costellazione del capricorno raggiungendo poi quella dell’acquario. E’ ancora scomoda l’ora di osservazione dato che all’inizio del mese sorge alle 4:32 e alla fine alle che alle 3:37

GIOVE con la sua magnitudine -2.5 è visibile praticamente tutta la notte, sorgendo all’inizio del mese alle 19:46 e alla fine del mese alle 17:30. Si muove con moto retrogrado nella costellazione della vergine

SATURNO, avrà magnitudine +0.7 All’inizio del mese tramonterà alle 3:25, restando visibile tutta la notte verso sud ovest, mentre alla fine del mese tramonterà alle 1:36